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Sbrigati Mulas.

Mariasole si passava la mano sui capelli tagliati, non era ancora abituata ad averli così corti, ma si sa, la cura per guarire un cuore spezzato è cambiare look. E così fece dopo la sua rottura con Simone. A dirla tutta era durata anche troppo la loro storia, ma non era lui a dover mettere un punto, bensì lei! E di motivi ne aveva svariati ora che ci pensava, primo fra tutti: andava in giro con un calzino di un colore e uno di un altro. Invece era stato lui a lasciarla, rifilandole uno schifoso cliché in mezzo al centro commerciale.

Ripensava a come fosse subito corsa a comprarsi un Frozen yogurt lasciando alla ragazza dal grembiule azzurro carta bianca su come farcirlo, mentre combatteva contro la voglia di urlare e piangere dalla frustrazione.

Da quel momento aveva dato inizio alla missione: far pentire Simone, e dal messaggio che gli aveva mandato la sera prima, poteva quasi definirla compiuta.

Ripensava alla sua rottura mentre si lisciava i capelli e, seduta sul divano, osservava quel ragazzo particolare parlare con sua madre.

Alla fine sua sorella si era rivelata avere dei bei gusti, se quello era Jin, il ragazzo con cui era fissata da ormai due anni, allora doveva ammettere che non era proprio niente male.

Da sotto la maglietta grigia a maniche corte riusciva a vedere la perfezione della sua schiena, purtroppo le dava le spalle e non poteva bearsi dei suoi addominali, i quali immaginava senza difficoltà. Il ragazzo però, sentendosi osservato, si girò verso di lei. Non distolse lo sguardo, bensì gli fece l'occhiolino e si alzò dirigendosi verso di lui.

«Che ne dici di svegliare quella lontra di mia sorella?» Gli propose divertita rubando un pezzo di carota dagli ingredienti che la madre stava preparando.

Questa le lanciò un'occhiataccia. «Oggi è una lontra? Ieri era un bradipo.» Disse alzando gli occhi al cielo esausta dal continuo punzecchiamento che c'era tra le due.

La figlia la ignorò e tornò a guardare Jin, sorrise mostrando i denti perfettamente allineati e alzando le sopracciglia. Portava al collo una collana dorata con un sole come ciondolo, le unghie rosa brillantinate ci giocavano rigirandolo su sé stesso. «Allora?» Gli chiese ancora.

«Svegliala tu...» Rispose confuso alzando le spalle.

La bionda si morse un labbro e soffocò una risata. «E che gusto ci sarebbe?»

Lui spostò lo sguardo sulla donna che sorrideva mentre scuoteva la testa. Non aveva idea di cosa fare, la sorella non aveva palesemente buone intenzioni, voleva mettere Lea a disagio e Jin lo aveva capito. Non voleva assecondarla, ma allo stesso tempo non riusciva più a sopportare il peso dello sguardo azzurro di Mariasole. Lo sentiva dentro le ossa anche quando le dava le spalle. Lea era l'unica persona che conosceva dentro quella casa ed era passata ormai già un'ora e mezza dal suo arrivo, per lui quello era un record, non aveva mai passato così tanto tempo con degli sconosciuti. Doveva dirlo a Marco.

Si alzò dallo sgabello e Mariasole fece un piccolo urlo di felicità che spinse Jin ad alzare un sopracciglio. Lo condusse fino al corridoio, che percorreva in orizzontale la lunghezza della cucina e della sala, gli indicò l'unica stanza che si trovava alla sua sinistra e lo guardò con un sorriso soddisfatto.

Jin sospirò e aggrottò lievemente le sopracciglia. Si avvicinò alla porta e busso piano, ma nessun rispose. Bussò ancora, leggermente più forte, ma anche questa volta non rispose nessuno.

Fece un respiro profondo e si passò una mano sul volto, stava per allontanarsi quando la voce melodiosa di Dafne lo raggiunse. «Entra pure Jin, è ora che si alzi!»

Pesca La PaperaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora