Uno Straniero in Viaggio da Occidente

L'acqua accarezzava il corpo nudo steso all'interno della vasca, mentre con gli occhi chiusi si portava la mano sulla spalla, dove qualche ora prima si era posata quella di Jin. Un gesto così improvviso ed estroverso che non si sarebbe mai aspettata di ricevere da lui, e forse proprio questa consapevolezza lo aveva reso ancora più bello.

Lui non lo sapeva, ma con così poco aveva fatto da anestesia ai suoi pensieri in conflitto, per un paio d'ore la sua mente era stata libera. Ma come anestetizzante che si rispetti, l'effetto sparì e lentamente i pensieri tornarono a galla.

Chiuse gli occhi con più forza, fino a far formare delle rughe ai loro lati e respirò velocemente, percepiva l'ossigeno mancarle dai polmoni.

Aver appreso la sofferenza che Marco silenziosamente si portava dentro per tutto quel tempo, la faceva star male, non solo per l'effetto dell'empatia, ma per la consapevolezza di non essere stata quella buona amica che tanto credeva di essere. Marco era la prima persona che, da quando si conoscevano, era sempre pronta a prendere le sue parti, ad aiutarla, a difenderla. Quando vedeva che era triste stava insieme a lei finché non si sfogava.

Ricordava il giorno in cui, dopo la prova di esame si era messa a piangere per il troppo stress, quella sera Marco era andato da lei per parlarne. Le si strinse il cuore a realizzare cosa stesse provando lui, che invece di preoccuparsi dei suoi problemi stava lì ad ascoltare i suoi capricci.

Era stata cieca, si ripeteva mentalmente, stupida e cieca a non accorgersi dell'evidenza. Aveva sotto il naso la sua sofferenza, bastava vedere come era cambiato fisicamente, chiunque se ne sarebbe accorto, eppure nessuno lo aveva fatto.

Inalò il profumo della candela alla vaniglia, che aveva accesso sperando potesse farla rilassare. Non stava funzionando. Da fuori la porta chiusa del bagno, non proveniva alcun rumore. I suoi genitori erano andati a trovare Melissa, insieme a Federico, il padre di Valerio. Mariasole, invece, era uscita con le sue amiche. Quella pace inusuale invece di aiutarla a calmarsi come pensava, amplificava solo il suono dei suoi pensieri.

Si lasciò scivolare sotto l'acqua coperta di schiuma, causata dal suo sapone all'olio di amla e patchouli. Prima di entrare si era organizzata con tutti prodotti ayurvedici, che sua madre le consigliava per ritrovare la pace.

Quando riemerse, si scostò i capelli dal volto e riaprì gli occhi. Come una tempesta, l'immagine del bacio tra lei e Marco, la investì. La testa le scoppiava di voci che creavano teorie, supposizioni, dubbi. Stava per esplodere.

Afferrò il telefono con la mano zuppa, mise fine alla playlist "rilassante" che aveva trovato su YouTube, e scrisse a Valerio. Non riusciva più a mantenere quel segreto. A qualcuno doveva dirlo.

Passò all'interno della vasca ancora una ventina di minuti, prima di legarsi l'accappatoio intorno al corpo e trascinarsi in cameretta per decidere cosa mettersi. Aprì l'armadio e non fece neanche caso a cose le sue mani stessero afferrando. Si vestì velocemente e lasciò i capelli bagnati.

Afferrò Noodle imprigionandolo tra le sue braccia e insieme andarono a suonare al cancello di Valerio.

«Parola d'ordine.» La voce metallica li raggiunse dopo pochi secondi. Lea fece un respiro profondo e si domandò se rispondesse così anche al corriere.

«Vale, è stata una giornataccia.» Disse con un filo di voce, ma il cancello non si aprì. Sospirò. «Alohomora?» Tentò.

Niente.

Stava già perdendo la pazienza, ma riprovò. «Mi manda Walt Disney!» Esclamò ricordando quella del mese scorso ripresa da Chi Ha Incastrato Roger Rabbit.

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