Ho Letto in un Articolo.

I denti di Lea erano stretti a tal punto da mostrare la mascella al di fuori delle sue guance paffute. Non riusciva a elaborare quanto successo.

Aveva passato il quarto anno di liceo a richiudere con cura le ferite che si era volontariamente procurata, a sopprimere quelle emozioni che sapeva non essere ricambiate, a sforzarsi di vedere Marco come nient'altro che un amico.

Ma quando l'aveva costretta a sentire il suo battito non sapeva che mentre il suo cuore batteva forte, quello della ragazza si stava trafiggendo e contorcendo su sé stesso dal dolore. Una seconda volta. Con più crudeltà e forza della prima.

In pochi secondi le aveva ridato quella speranza, di cui si era dimenticata, per poi prenderla e scaraventarla sull'asfalto. Forse era una prova divina, per vedere se fosse cresciuta, se fosse abbastanza sveglia. Non l'aveva passata.

A Marco piaceva. Sì. Ma tra loro non ci poteva essere niente.

Questo era il messaggio nascosto. Lui non si sarebbe mai allontanato dalla sua posizione, dalla posizione che aveva assunto due anni prima. Ora sapeva il motivo e sperava che sarebbe stato più facile superarlo questa volta.

La consapevolezza che il ragazzo provasse ancora qualcosa per lei era deleteria. Avrebbe voluto andare da lui e... fece un sospiro, tornare a essere quella che era stata in terzo liceo. La sua compagna di divertimenti. Ma fortunatamente non aveva più sedici anni.

Riusciva a resistere alla voglia di provare a cambiarlo, a farlo ragionare, a essere la sua eroina. Era finalmente diventata consapevole che l'unico che poteva farlo cambiare era lui stesso. E se ancora non l'aveva fatto per lei, allora non ne valeva la pena.

Eppure sentiva dolore. Lo conosceva per averci vissuto insieme lunghi mesi e ora era tornato. Lo odiava. E con lui odiava Marco.

Era contenta tutto sommato di come aveva reagito. Sarebbe stato meglio per entrambi se non si fossero visti per un po', o perlomeno ignorati. Si sarebbero dovuti accorgere prima che quell'amicizia che avevano creato non faceva bene a entrambi, e probabilmente lo avevano fatto, se ne erano accorti, ma lo avevano ignorato.

Come aveva ignorato le sue avvertenze. "Non voglio una relazione", oh quante volte glielo aveva ripetuto. E quante volte lei lo aveva tranquillizzato con i suoi "lo so, non preoccuparti", ma a preoccuparsi sarebbe dovuta essere stata lei.

Fece un respiro profondo e alzò gli occhi davanti a sé dove il lago risplendeva alla luce alta del sole. Delle paperelle nuotarono verso la loro direzione e lei piegò la testa di lato. Il posto dove l'avrebbe voluta portare Jin era un piccolo chioschetto circondato da tavolini rotondi e sedie di metallo colorate. Ma era ancora chiuso. Così avevano deciso di aspettare seduti su una panchina davanti al lago.

Lentamente si girò verso di lui che sedeva alla sua destra. Osservava le paperelle davanti a loro, ma il suo volto era pensieroso, turbato. Aveva le sopracciglia aggrottate e gli occhi seri. Sentendosi osservato si girò verso di Lea e per qualche secondo incastrarono i loro sguardi.

Le piaceva Jin. Le piaceva tanto. Ma non voleva più sentire quel dolore. Ed era sicura che Jin non glielo avrebbe risparmiato di certo.

Nei suoi occhi a mandorla rivide il volto di Marco, le loro mani unite sul suo petto, il battito di lui, il "non voglio più vederti". Strinse i denti. Marco era una montagna russa di emozioni differenti.

Jin le sorrise confuso e lei distolse lo sguardo. Lo fissò sulle paperelle che ora stavano per proseguire il loro tragitto. Lo alzò al cielo. Sbatté più volte le palpebre. Non riusciva più a trattenersi. Le lacrime spingevano per uscire, ma non poteva permetterselo. Così prese a fare profondi respiri e tornò ad alzare lo sguardo verso l'alto.

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