Due Parti Opposte del Mondo.

Lea sentiva da fuori la cameretta i suoi amici parlare agitati di quanto successo. Quello più arrabbiato era Valerio. Gridava contro Jin, gli diceva di aver sbagliato e che avrebbe dovuto "tirare un pugno dritto in quella faccia di plastica, tutta rifatta."

La ragazza era rannicchiata sul suo letto, con la schiena appoggiata alla parete, le gambe strette intorno al cuscino, abbracciava Charizard. Lo sguardo vagava vuoto per la sua stanza, mentre distrattamente ascoltava quanto dicevano i suoi amici.

«Valerio, ma sei serio? Secondo te, potevo picchiarla? Non voglio neanche discutere di questa cosa.» La voce di Jin era calma. Se lo immaginava seduto sulla penisola, la fronte appoggiata alla mano e il solito sopracciglio alzato mentre si rivolgeva al biondo.

«Io lo avrei fatto... Come si è permessa!» Urlò dalla frustrazione. Era agitato, sbatteva la gamba a terra e si passava ripetutamente la mano tra i capelli.

«Valerio, hai ragione, però non urlare.» Intervenne Jasmine. «Siamo tutti arrabbiati, ma così non risolvi niente.» Gli portò una mano sul braccio, erano seduti vicini al tavolo della cucina. La mora sapeva che c'erano alte probabilità che Lea stesse ascoltando tutto quanto.

«Ma perché non c'è niente da risolvere.» Marco parlò e Lea strinse ancora più a sé il peluche. «Quella ha detto ciò che pensava, è stata onesta se vogliamo. Una merda, ma onesta. Una merda onesta. È frustrata perché sotto sotto sa che cosa ha perso e si è sentita vulnerabile quando Lea, con la sua presenza, glielo ha spiattellato in faccia senza preavviso.»  Era appoggiato sulla schiena del divano e distrattamente accarezzava il pelo nero di Noodle.

«Tu non capisci.» Riprese Valerio. «Ha passato gli ultimi anni alla ricerca di questa donna. Come pensi che si senta adesso?»

«Male!» Sbottò Marco. «Mi hai preso per stupido? Pensi che non lo sappia? Chiunque starebbe male.»

«No.» Intervenne Jin. «No, non ha passato gli ultimi anni alla ricerca di lei, ma di loro.» Li corresse.

Lea alzò lo sguardo sul comodino, dove la cartolina era appoggiata. Aveva i lati ingialliti dal tempo, mostrava il paesaggio marino di Pernambuco, era un posto da sogno. Ma la ragazza non aveva ancora avuto il coraggio di leggere cosa ci fosse scritto dietro.

«Posso andare da lei?» Chiese Jasmine.

«Si sta riposando.» La informò Jin con un sospiro.

«Io non voglio che lei stia male.» Valerio tornò a parlare. La voce era stanca. «Non ce la faccio a vederla di nuovo così. Prima per Marco, poi per la scuola, poi per le Papere, poi per Jin, ora questo. Se anche il padre dovesse essere come lei...»

«Ha detto che lui la voleva.» Gli ricordò Jasmine.

«Diciannove anni fa. Le persone cambiano, Jami.»

«Non dire così...» Gli disse a denti stretti mentre si alzava, sapeva che Lea stesse ascoltando tutto.

«Ti amo, patata. Ma Lea è mia sorella e non voglio che soffra più. Io dico che non deve cercarlo...»

«È arrivato...» Mormorò Jin.

Lea chiuse gli occhi e lasciò una lacrima uscire.

«Tu cosa?» Chiese Jasmine.

«Io dico che non deve più cercarlo.»

«No, prima. Cosa hai detto?»

«Che Lea è mia sorel... Ah...» Realizzò da solo. «Era scontato, no?»

Jin si passò una mano sulla fronte. «No, se non lo dici, idiota.»

«Ti amo, Jami.» Continuò il biondo senza ascoltare le parole di Jin. Si avvicinò alla mora e appoggiò la fronte alla sua.

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