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L'elastico Bianco

Jin aspettava paziente, poggiato con la schiena su un muretto per metà coperto da una pianta rampicante. Osservava il cancello della casa di Lea da sotto il suo berretto da baseball grigio, sperando che la ragazza non ci mettesse troppo a uscire.

Si erano dati appuntamento subito dopo pranzo per prendere le ultime cose per lo stand.
Quella mattina stessa avevano avuto il primo esame di italiano, il ragazzo non aveva avuto modo di riposarsi neanche un minuto, aveva mangiato in fretta e poi si era precipitato fuori casa. Non voleva arrivare in ritardo. Mentre aspettava pensava che la stessa situazione dovesse averla vissuta anche lei. Forse avevano sbagliato a scegliere quel giorno per vedersi, ma era pur vero che di tempo ne avevano poco a disposizione.

Era un po' preoccupato, non aveva avuto modo di chiederle niente dopo l'esame, ma sperava che non avesse esaurito tutta la sua fortuna a forza di sbattere la gamba. Gli dispiaceva non averla fermata, come aveva fatto per l'esercitazione, ma questa volta erano capitati lontani.

Ripensando alla sua gamba ballerina gli rivennero in mente i calzini dell'amica, gialli con sopra dei Pikachu, aveva sorriso nel vederli in quanto aveva capito che li stesse indossando come porta fortuna. Non sarebbe altrimenti andata contro il dress code scolastico.

Infatti, da quando nell'ultimo periodo avevano iniziato a vedersi più spesso, Jin si divertiva silenziosamente a guardare i buffi calzini che l'amica indossava e si domandava quante diavolo di paia potesse avere.

Per l'ultimo ripasso a casa sua aveva notato i calzini blu con sopra le paperelle gialle e il solo pensiero lo faceva sorridere, quella ragazza doveva avere proprio una strana ossessione per le papere. Mentre quando erano andati al negozio dell'Usato ce li aveva blu con degli alieni e ancora la prima volta che erano usciti li aveva...

«Ti ho fatto aspettare molto?»

Jin alzò la testa di scatto e davanti si ritrovò Lea, con le sue solite fossette sulle guance leggermente rosse, che lo osservava dolcemente. Il ragazzo abbassò subito lo sguardo sulle sue scarpe e notò dei calzini rosa con sopra dei peperoncini rossi.

«No, tranquilla.» Rispose solamente, per poi iniziare a camminare e subito il silenzio si fece spazio tra i due e iniziò ad accompagnarli verso la loro meta.

Non appena furono usciti dal quartiere di Lea, Jin si spostò alla sua sinistra, per far sì che stesse nella parte sicura del marciapiede. «Com'è andato l'esame?» Le chiese sistemandosi il cappello afferrandolo dalla visiera. Abbassando lo sguardo notò intorno al polso della ragazza un elastico bianco, molto voluminoso, stile anni '80, di velluto. Aggrottò le sopracciglia e tornò a guardare davanti a sé.

«Poteva andare peggio.» Rispose lei ridacchiando, con lo sguardo abbassato verso le sue scarpe.

Jin annuì e si portò le mani all'interno delle tasche dei jeans.

«Te?» Gli chiese poi squillante alzando la testa verso di lui.

Lui ci pensò su un momento, aveva scritto molto nella traccia di italiano che aveva scelto, era abbastanza soddisfatto, sapeva di aver scritto cose giuste e con un senso logico. In più aveva seguito tutti i passaggi anti sfortuna della nonna, aveva ceduto alle sue superstizioni solo per avere un senso di sicurezza in più.

Non aveva mangiato la zuppa di alghe che la madre aveva fatto per il compleanno del fratello, nonostante lui adorasse la zuppa di alghe, ma a detta della nonna, non andavano mangiate cose scivolose o avrebbero fatto scivolare via tutto ciò che si era appreso.

Non si era neanche lavato i capelli per non far scorrere via tutto il suo studio.

E si era mangiato tre Yeot prima di entrare in classe.

Pesca La PaperaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora