Devo Parlare con Lea.
Quando Marco si svegliò la prima volta non gli fu subito chiaro il motivo per cui sentisse dentro di sé quella sensazione di angoscia. Gli ci vollero un paio di secondi prima che l'accaduto del giorno prima gli tornasse alla mente.
Sentì una morsa allo stomaco e si portò le lenzuola fin sotto il mento. Intorno a lui era tutto buio e silenzioso. Chiuse forte gli occhi e si riaddormentò. Nel sonno non provava quella sensazione sfiancante di ansia continua. Non provava i sensi di colpa che la sera prima lo avevano accompagnato fino all'addormentamento. L'ultima conversazione con la mamma era stata un litigio. Nel sonno non provava paura, rabbia, disgusto. Non provava niente.
Era solo una pausa, lo sapeva, appena si sarebbe svegliato allora avrebbe riprovato tutto quanto, ma aveva intenzione di ritardarlo il più possibile.
Il secondo risveglio fu di soprassalto. Doveva controllare che sua madre prendesse le medicine!
Ma i poster dei Green Day attaccati alla parete gli ricordarono dove si trovasse e tornò a sdraiarsi sul letto. Fece un respiro profondo e si sforzò di tranquillizzarsi, pensando che in ospedale l'avrebbero curata e protetta meglio di come avrebbe potuto fare lui. Lì non correva il rischio di non prendere le sue pasticche, né di prenderle troppe.
Così, si riaddormentò.
Quando aprì gli occhi per la terza volta, lo fece in maniera lenta, con un sospiro. Il suo corpo si era completamente ricaricato. Non sentiva più stanchezza, era come rigenerato, non ricordava l'ultima volta che si era fatto una dormita simile, l'ultima volta che si era alzato di sua spontanea volontà e non costretto dal suono della sveglia.
Sorrise ai raggi del sole già alto in cielo che entravano dalla finestra della camera di Jin.
Non aveva mai provato quella sensazione, non che si ricordasse almeno. Di solito si alzava sempre presto la mattina o comunque andava di fretta e non poteva mai rilassarsi tra le coperte.
Si alzò lentamente, col pensiero di andare a trovare sua mamma e con la speranza che si fosse svegliata.
L'angoscia che aveva provato quando si era svegliato nel pieno della notte ora la percepiva come se fosse un sussurro. Era presente, ma riusciva a gestirla. Sua madre era sotto controllo e non doveva preoccuparsi. L'unico problema al momento era che doveva trovarsi un terzo lavoro per riuscire a coprire le cure. Ora che il ragazzo aveva finito la maturità poteva spendere quel tempo che dedicava allo studio, a qualche altro lavoro. Solitamente era la notte che passava a rileggere gli appunti e a ripetere, il mattino era sempre incredibilmente impegnato, tra i bambini e il Camelot. Avrebbe potuto cercare qualche locale che necessitava di camerieri a tarda sera. Era sicuro che non avrebbe faticato a trovarli.
Il suo flusso di pensieri si interruppe quando mise piede in cucina. Aggrottò le sopracciglia nel vedere Jin addormentato con la testa poggiata sul braccio steso sopra il tavolo e un lieve sorriso sulle labbra. Nonostante immaginasse quanto potesse essere scomoda come posizione. Non lo svegliò.
Andò in cucina e si trovò davanti i piatti della sera prima che Jin si era dimenticato di lavare. Si rimboccò le maniche e senza pensarci due volte sistemò quello che avevano sporcato.
I genitori dell'amico non erano tornati. Aerin era ancora in ospedale, Seojun era in viaggio per lavoro, la nonna erano riusciti a convincerla a passare un paio di giorni da degli amici di famiglia al mare, mentre Lee era ancora al campeggio col centro estivo.
Marco finì per pulire tutta la cucina. C'era un pensiero che gli era sorto in testa, ma stava cercando in tutti i modi di ignorarlo. Pulire era sempre stato per lui una strategia per non pensare. Si divertiva e in qualche modo lo trovava rilassante.

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Pesca La Papera
Roman d'amourImpegnata nella ricerca di un'attività in cui sia brava, maledice i suoi genitori biologici per averle dato quei geni che lei reputa "rotti" e per averla successivamente abbandonata in ospedale. Arrivata all'ultimo anno del liceo, Lea sentirà il bis...