Pesciolino.
Marco era appoggiato con la spalla alla porta bianca, mentre osservava i due parlare. La madre aveva la testa coperta da un foulard colorato, la chemioterapia iniziava a dare i suoi effetti collaterali.
Ridevano.
Era già la seconda volta che lo beccava là e si domandava quante altre volte era andato a farle visita senza che lui lo sapesse.
Le portò una mano sulla guancia e fu in quel momento che il ragazzo non riuscì più a stare zitto. Si staccò di scatto dalla porta e a grandi passi raggiunse il letto della madre. «Federico...» Salutò il padre di Valerio e incrociò le braccia al petto lanciandogli occhiate gelide.
«Marco!» Esclamò l'uomo senza riuscire a trattenere una risata da quella reazione. «Stavamo giusto parlando di te con tua madre.» Disse e spostò lo sguardo sulla donna che annuì sorridente.
«Be', dovrete continuare un altro giorno.» Disse. Da quando si era svegliata erano passati quattro giorni. Non ricordava di aver provato mai prima quella sensazione di sollievo. Quando era corso da lei, appena saputa la notizia, e l'aveva vista, spaesata, triste, con gli occhi aperti, si era lanciato sul suo letto, aveva buttato la testa sul suo grembo e l'aveva stretta a sé.
Si sentiva tremendamente leggero. Tutto il peso delle sue angoscie, ansie e paure si era dimezzato.
Melissa a sentire quelle parole si girò di scatto verso il figlio e lo rimproverò con lo sguardo, poi si voltò mortificata verso l'uomo, fece per parlare, ma questo la bloccò. Le poggiò una mano sopra la sua e si alzò dalla sedia. «Ci vediamo domani.» Le disse prima di allungarsi sul suo volto e lasciarle un bacio sulla guancia.
«Forse.» Precisò il ragazzo, mentre Federico usciva con sul volto un'espressione divertita. Lo seguì con lo sguardo finché non si chiuse la porta alle spalle, dopo di che si girò interrogativo verso la madre. «Allora, signorina?» Le chiese senza riuscire a trattenere un sorriso.
Melissa ridacchiò e scosse la testa. «Marco...» Allungò una mano verso di lui, il figlio intrecciò le dita con le sue e abbassò le labbra fino a lasciarle un bacio sul dorso.
Si sedette sulla poltrona accanto al letto, appoggiò la testa sul materasso e chiuse gli occhi. Sentì la mamma iniziare a massaggiargli la cute e lui iniziò a fare respiri profondi per tranquillizzarsi.
Negli ultimi giorni i dottori l'avevano tenuta sotto stretta osservazione mentre la donna passava la giornata tra varie visite coi medici a quelle con lo psichiatra.
Stava migliorando fortunatamente. Ogni giorno sembrava migliore di quello prima. O forse era dovuto solo a un maggiore ottimismo da parte di Marco. I dottori lo avevano rassicurato dicendogli che la chemioterapia avrebbe diminuito la grandezza del tumore e allora avrebbero potuto procedere con la chirurgia per asportarlo.
Ma ancora non era riuscita a trovare la forza e il coraggio di aprire il discorso con suo figlio. Doveva avere pazienza con sé stessa, non forzarsi e fidarsi delle sue terapie. E il ragazzo non si sognava minimamente di fare il primo passo, era pronto a dimenticare tutto e fingere che non fosse successo niente.
Alzò la testa di scatto e osservò la madre con gli occhi stretti. «Che rapporto avete?»
«Marco...» La donna fece un profondo sospiro. Era stanca. Si portò una mano sul petto e tossì pesantemente. Il suo corpo esile venne scosso in modo brusco. Quando lo sfogo finì si sentì come se tutte le sue energie fossero state risucchiate. Poggiò una mano su quella del figlio e respiro. «È un amico.» Rispose finalmente.
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia e il pensiero di Lea gli rivenne in mente. «Gli amici sono i peggiori.» Mormorò piano.
La mamma ridacchiò. «Devi aver detto quella cosa a Lea per parlare così.» L'unica a sapere tutto al di fuori dei due ragazzi era lei. Marco non poteva e non voleva avere alcun segreto con sua mamma. Anche perché quella donna riusciva a capirlo con un solo sguardo. Fu lei ad accorgersi, prima ancora di lui, dei sentimenti che provava.
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Pesca La Papera
RomanceImpegnata nella ricerca di un'attività in cui sia brava, maledice i suoi genitori biologici per averle dato quei geni che lei reputa "rotti" e per averla successivamente abbandonata in ospedale. Arrivata all'ultimo anno del liceo, Lea sentirà il bis...