E Se...
Gli occhi doloranti di Marco erano nascosti accuratamente dietro le lenti scure dei suoi occhiali. Avrebbe voluto continuare a dormire per tutto il giorno, ma i suoi sogni erano cattivi con lui. Gli mostravano ciò che non aveva, ciò che avrebbe voluto ma che non poteva avere. Gli mostravano come sarebbe stato se al posto di Jin, la sera prima, sulla panchina, ci fosse stato lui. E si sentiva bene. Si sentiva dannatamente bene. Era felice e lo voleva urlare a tutto il mondo.
Poi la sveglia ha suonato e non è più riuscito a prendere sonno. Da prima aveva il ricordo di un sorriso sulle labbra, l'ombra di una sensazione piacevole che dopo pochi millesimi di secondo fu spazzata via dal peso della realtà. una sensazione irritante come una forchetta che struscia su un piatto di coccio o un'unghia sulla lavagna.
La sera prima era esploso. Aveva assorbito come una pentola a pressione le carinerie tra la sua ex e il suo migliore amico, ma alla fine non aveva trovato più spazio dentro di sé per trattenersi. Aveva risposto male e la battuta di Jasmine non aveva migliorato la situazione. Si era preso del tempo per riprendersi, per tornare in sé, per calmarsi e ragionare. Si era chiuso in camera e sperando che nessuno entrasse era uscito sul balcone e si era acceso una sigaretta.
Quando finalmente riuscì a vedere in maniera più lucida ciò che era successo, decise di andare a chiedere scusa ai ragazzi: in quei giorni si arrabbiava facilmente per i motivi più stupidi, si era solo innervosito perché non riusciva a capire cosa si stessero dicendo in coreano, avrebbe voluto fare parte della conversazione, ma si rendeva conto che c'era modo e modo per dire le cose, e lui aveva sicuramente usato un modo sbagliato.
Aveva così raggiunto l'ingresso, dove vide la luce in cucina ancora accesa, ma nessuno al suo interno. Così aprì la porta di casa silenziosamente e si affacciò sul portico.
Sapeva i sentimenti che Lea e Jin provavano reciprocamente, i due non perdevano occasione di ricordarglielo. Sapeva che quel treno lui l'aveva perso, o meglio, aveva deciso di scendere, due anni prima. Si era arreso all'idea di seguire il suo cuore. Aveva deciso di lavorare su sé stesso e lo stava facendo, stava andando anche molto bene. Ma tutto ciò non gli impedì di sentire un dolore lancinante quando li vide baciarsi.
Fu come una pugnalata.
Era riuscito a richiudere la porta senza fare rumore, non avrebbe resistito un secondo in più a vedere quella scena. Era tornato verso la sua stanza, ma le lacrime erano iniziate a scendere già a metà percorso. Si era chiuso la porta alle spalle, si era portato una mano sulla bocca per fare meno rumore possibile mentre si sentiva cadere a pezzi.
Scoprì quanto era fastidiosa la sensazione della fodera del cuscino bagnata dalle lacrime e quanto era doloroso e difficile piangere senza fare alcun rumore.
Sapeva che non ci sarebbe più stata alcuna speranza per tornare a stare con Lea, non in quel momento, ma la speranza era l'ultima a morire e in fondo continuava a sognarlo ogni secondo. Anche in quel momento. Mentre piangeva con la testa sotto al cuscino.
La parte più dura della serata però arrivò quando Jin rientrò in camera e si fiondò sul letto matrimoniale che condividevano. Riusciva a percepire la leggerezza e la felicità che scorrevano dentro di lui.
«Sei sveglio?» Gli chiese sussurrando, ma Marco non rispose, finse di dormire.
Sentì il braccio del ragazzo poggiarsi sulla sua schiena rivolta al soffitto.
«Marco?» Dal suo tono capiva che stava sorridendo e non faticava a immaginarlo con una faccia da ebete. «L'ho baciata!» Jin lo scosse con entrambe le mani sulla schiena. «L'ho fatto...» Stava realizzando proprio in quel momento.

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Pesca La Papera
RomanceImpegnata nella ricerca di un'attività in cui sia brava, maledice i suoi genitori biologici per averle dato quei geni che lei reputa "rotti" e per averla successivamente abbandonata in ospedale. Arrivata all'ultimo anno del liceo, Lea sentirà il bis...