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Friendly Floatees

Regnava un forte silenzio all'interno del garage di Lea, interrotto solo dai rumori prodotti dagli attrezzi che i due ragazzi stavano usando.

Avevano preso un tavolo di legno su cui avevano appoggiato la pittura, i pennelli e i compensati che servivano loro.

La ragazza ormai non pensava più al litigio avvenuto con la sorella, solitamente entrambe se ne dimenticavano dopo una quindicina di minuti, la sua mente ora era focalizzata sul non sudare troppo. Al solstizio d'estate mancava ancora qualche giorno, ma le temperature erano salite già di molto e senza un filo di vento il caldo era ancora più insopportabile.

Il suo garage era diventato un forno, nonostante i due ventilatori accessi, messi in posizione strategica. Uno dietro Jin e l'altro davanti a lei.

I ragazzi avevano deciso di dedicare quel pomeriggio per finire i lavori dello stand. Mancavano un paio di settimane al loro ultimo esame orale, potevano permettersi una pausa dallo studio.

Si erano così messi a preparare le decorazioni, finalizzate ad attirare più clienti possibili. Non tutti avrebbero pensato di creare un proprio simbolo da appendere sopra lo stand bianco, e Lea, in quel momento, rimpiangeva il giorno in cui lo aveva proposto.

La sua maglietta gialla a maniche corte era coperta di chiazze di sudore, nonostante continuasse a staccarla dal petto appiccicoso. Se fossero state macchie di pittura, sarebbe stato un danno da poco, visto il colore uguale, ma questo per Lea era un problema, e più si guardava, più sudava.

Faceva immensamente caldo dentro il suo garage, ma sapeva che non era dovuto solo alle alte temperature e al sole, ma anche alla presenza di Jin.

La ragazza si domandava come fosse possibile che nelle poche occasioni che avesse per potersi avvicinare a lui dovesse sempre succedere qualcosa di imbarazzante. Perché, ad esempio, ora doveva sudare così tanto?

«Fa caldo, vero?» Le chiese lui ridacchiando, come se l'avesse letta nel pensiero, rompendo così il silenzio tra loro. Lea si voltò a guardarlo, stava pennellando con mandate lente il compensato a forma di paperella, con la pittura gialla che Giuliano, il padre di Lea, era andato a comprare il giorno prima.  «Oggi si muore.» Continuò drizzando la schiena, posò il pennello all'interno del barattolo di latta e con una mossa veloce si tolse la maglietta di dosso.

La ragazza spalancò la bocca e ci mise qualche secondo prima di tornare in sé, il fisico di Jin era delineato da dei lievi addominali, la carnagione era chiarissima e la pelle non aveva l'ombra di un'imperfezione. Il naso di Lea smise di funzionare e per qualche secondo non le permise di assumere ossigeno. Con gli occhi ancora più spalancati non riusciva a distogliere lo sguardo, mentre il suo corpo raggiungeva una temperatura troppo elevata. «Ho bisogno di acqua.» Mormorò finalmente.

Jin nascose un sorriso e si portò le mani all'interno dei pantaloni. «Puoi portarmene un bicchiere anche a me?»

La ragazza annuì e uscì velocemente dal garage. In pochi passi raggiunse la porta di casa e una volta chiusa alle sue spalle, ci si appoggiò sopra, chiuse gli occhi e cercò di recuperare il fiato.

«Sembra tu abbia visto un fantasma...» La voce della sorella la fece sobbalzare. Era sdraiata sul divano e seguiva distrattamente un programma su Real Time.

«Oh... no no, ma è stato comunque paranormale.» Le disse mentre si avvicinava alla cucina, e la sorella si mise a ridere. «Jin si è tolto la maglietta.» Le svelò poi.

Mariasole balzò in piedi. «Cosa? E perché? Ci stava provando?»

«Macché.» Lea sorrise con le guance rosse, l'idea ovviamente non le dispiaceva per niente. «Ha solo caldo.» Le spiegò mentre afferrava due bottiglie d'acqua e qualche bicchiere di carta.

Pesca La PaperaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora