Sei Uguale a Lui.

L'aveva riconosciuta? Eppure l'aveva guardata, l'aveva guardata dritta negli occhi mentre sorrideva per una qualche battuta che non aveva nemmeno sentito. Era un sorriso dolce.

Era un sorriso finto per le telecamere, si disse subito.

Lei era bellissima. La carnagione era chiara, il volto presentava delle rughetta intorno agli occhi e ai lati della bocca che col trucco e le luci erano difficili da vedere in televisione. Il naso era cosparso di alcune lentiggini chiari. I capelli ricci le ricadevano sulle spalle in una cascata bionda. Gli occhi erano pronti a illuminarsi quando annunciava qualche notizia commuovente o a gelarsi quando parlava di qualcosa di macabro.

Il corpo era abbracciata da un vestito azzurro che sembrava fatto su misura. Si muoveva sul palco come se fosse casa sua. Rideva, scherzava col pubblico, era premurosa con i suoi ospiti.

Lea la studiava tutto il tempo. Guardava con attenzione le sue mosse, le sue espressioni. Ascoltava il tono delle sua voce, i cambiamenti in questo in base alle notizie che dava. Non ascoltava minimamente quello che diceva. Era troppo presa a cercare delle somiglianze con lei.

Non le trovava. E il panico cresceva.

Era come se vivesse la sua vita, in quel momento, da spettatrice. Non si sentiva presente, non stava attenta a ciò che succedeva intorno a sé, alle parole che Jin le sussurrava, né al ragazzo dello staff che diceva loro quando applaudire. Lei semplicemente se ne stava ferma.

Quando lo spettacolo finì, si rese conto di star seguendo Jin dietro al palco. O forse la stava trascinando per la mano. Le gambe si muovevano senza che lei glielo ordinasse.

Fu nel momento in cui si trovò davanti alla porta chiusa del camerino, che iniziò a riprendere consapevolezza di sé stessa. La porta bianca presentava una targa argentata con sopra inciso: Michela De Amicis.

Lea mimò con le labbra quella scritta. La ripeté a bassa voce. Voleva sentire l'effetto del suo nome. Lo mise in confronto con quello della sua mamma Dafne. Provò a pensare a come sarebbe andata se non l'avesse data in adozione, se l'avesse tenuta con sé. Magari l'avrebbe fatta entrare insieme a lei nel mondo dello spettacolo.

Ma non era su questo che si soffermava, ma su quelle lezioni a scuola dove le chiedevano di presentare la sua famiglia in una lingua straniera. Cosa avrebbe detto di lei? Mia madre è quella donna che vedete tutti i pomeriggi in televisione. Con me passa poco tempo, perché ha sempre da fare, ma siamo felici quando passiamo insieme quei momenti di libertà che ci riserviamo.

E suo padre? Ci sarebbe stato anche lui in questo scenario? Magari con lui avrebbe avuto un legame più forte, avrebbero passato più tempo insieme. Avrebbero preso in giro la mamma quando la vedevano in televisione. Avrebbero preparato la pizza e riso insieme per la sbadataggine di Lea. Magari è da lui che l'aveva ripresa e avrebbero creato il panico dentro la cucina. La mamma si sarebbe arrabbiata quando tornata da lavoro. Ma loro si sarebbero fatti perdonare con una torta. Comprata al Bonjour dalla sua amica.

Ma se non l'avessero data in adozione, sarebbe andata nella stessa scuola? Avrebbe conosciuto Jasmine? Avrebbe passato l'estate migliore della sua vita con Marco? Si sarebbe innamorata di Jin?

Queste domande la riportarono in sé come una doccia di acqua gelida. Afferrò la mano di Jin e la strinse forte. Il ragazzo la guardò preoccupato e la strinse a sé col braccio.

«Stai bene?» Le chiese piano.

Alzò lo sguardo su di lui e appoggiò la testa al suo petto. Il solo pensiero di non averlo potuto conoscere la faceva star male. «Ti voglio bene, Jin.» Mormorò.

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