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Cento Giorni

Lea sedeva a terra sul morbido tappeto, accanto alla poltrona su cui la nonna di Jin seguiva distrattamente lo stesso maledetto show che Lea stava nei giorni imparando a ignorare.

«Sai che non le assomigli per niente?» Le disse la donna senza distogliere lo sguardo dallo schermo.

«Menomale...» Mormorò Lea con gli occhi bassi sui riassunti che si era preparata per il prossimo esame. Erano tutti colorati, con frecce e disegni per memorizzare meglio i termini.

«Mm, ne dovrai fare di strada...» Le disse con tono tagliente lanciando uno sguardo ai libri di cinema sparsi ai suoi piedi. «Lei ha conquistato la televisione, te dove pensi di arrivare?»

Lea strinse i denti e forzò un sorriso. Ormai era diventato come una sorta di gioco. La donna non perdeva occasione per pungerla con le sue parole, stranamente sempre quando il nipote era assente. Ma col tempo Lea aveva imparato a difendersi.

«Ho conquistato suo nipote.» Le ricordò alzando la testa verso di lei. «Il resto deve essere una passeggiata.»

La donna nascose un sorriso. Alzò gli occhi al cielo pensierosa, appoggiò il mento sulla mano e guardò in basso verso di lei. «Fortuna che non tutti hanno i suoi pessimi gusti.» Lea le lanciò un'occhiataccia, ma la donna continuò prima che potesse rispondere. «A proposito, da quanto state insieme adesso?»

Lea piegò la testa. «Be', calcoliamo come giorno che ci siamo messi insieme quello del nostro primo bacio, era il ventisette agosto quindi... Sono tre mesi adesso, quattro il ventisette dicembre.»

La donna alzò un sopracciglio e aspettò che la ragazza realizzasse da sola.

«Cosa?» Chiese lei in panico. Afferrò il cellulare e cliccò subito sul calendario. Il cinque dicembre era evidenziato.

Lea scattò in piedi e si portò le mani davanti alla bocca. «Facciamo cento giorni, halmoni!» Urlò. «Mi deve aiutare!»

La donna ridacchiò a quella reazione e appoggiò pesantemente la schiena alla poltrona. Spense la televisione e si portò le mani sul grembo. La halmoni l'aveva più volte avvertita nel corso dei mesi riguardo l'importanza del centesimo giorno. Più passavano i giorni, più Jin si faceva agitato, alla ricerca di qualche idea per la giornata perfetta. Mentre Lea non sembrava neanche pensarci, passava le sue giornate a studiare.

La ragazza conosceva grazie ai drama quanto era importante cerebrale i cento giorni di relazione nella cultura coreana, ma con gli ultimi avvenimenti le era passato di mente.

Jin era partito per Seoul da un paio di settimane con la famiglia, lasciandola sola nel bel mezzo del caos.

Andava a trovare la halmoni ogni pomeriggio per accertarsi che avesse pranzato, che prendesse le medicine e che cenasse, prima di tornare a casa. Ma nel frattempo Jasmine aveva rischiato di rimanere incinta di Valerio. Avevano fatto un errore che Lea non aveva voluto neanche conoscere.

Marco invece aveva iniziato a sentirsi con una bionda dell'università, che a Lea stava altamente antipatica e per questo aveva dato il via alla sua missione di sabotaggio di coppia.

Nel frattempo doveva concentrarsi per passare i quattro esami della sessione invernale e trovare un modo per dire a sua madre che il quadro nuovo che aveva messo in salone la inquietava. Era una donna dall'aria spiritata con in mano un voluminoso mazzo di fiori.

Pesca La PaperaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora