Pesca La Papera
La scritta Pesca La Papera era attaccata in alto allo stand. Le leggere lettere di compensato pitturate di azzurro erano state incastrate alla perfezione, grazie all'aiuto dei genitori dei due ragazzi. Questi avevano provato da soli, spinti dalla volontà di Lea di non chiedere aiuto, ma avevano rischiato di far cadere tutto lo stand più e più volte. Davanti erano appese delle paperelle di compensato pitturate di giallo, tranne una macchiata leggermente di azzurro, sopra le quali i due ragazzi avevano aggiunto le lettere dei loro nomi. Gli animaletti andavano così a formare la scritta: L E A & J I N.
Un'ampia vasca circolare era situata al di sotto dello stand, dentro la quale le paperelle di gomma galleggiavano oziosamente. Ai lati erano appoggiate quattro canne da pesca al momento ancora inutilizzate.
Lea sedeva sulla sedia davanti alla cassa. Il gomito poggiato sul ginocchio e il palmo della mano aperto a reggere il mento.
Osservava i sanpietrini ordinati della piazza centrale del suo paese. Questa era addobbata a festa. Gli stand dei vari ragazzi creavano un percorso decorato da lucette, bandierine colorate, musica e ovviamente i ragazzi della scuola.
C'erano tutti. O quasi.
Negli ultimi giorni era sempre più tra i suoi pensieri. Dovevano sempre ripeterle le cose più volte perché non ascoltava, sembrava completamente persa, come se fosse su un'altra dimensione. Sentiva poi l'ansia montarle improvvisamente e doveva fermarsi da qualsiasi cosa stesse facendo per riprendersi.
«Lea?» La voce calma del ragazzo la fece voltare lentamente. Jin si avvicinò a lei e le porse un sacchetto bianco. «Non hai pranzato niente prima.»
Erano lì dalla mattina. La cerimonia di apertura si era svolta velocemente, tra coriandoli, palloncini e tantissimi applausi. Lo stand dei ragazzi era stato subito preso di mira da una marea di bambini e non avevano avuto neanche un attimo di tranquillità. Fino all'ora di pranzo, durante la quale le persone hanno preferito gli stand che offrivano qualcosa da mangiare o tornare a casa al fresco.
La riccia sorrise debolmente e aprì il sacchetto. All'interno trovò diversi mochi tutti colorati. Alzò di scatto lo sguardo su di lui. «Non dovevi, Jin! Dimmi quanto hai speso che ti do-»
«Li ha fatti mamma.» La fermò subito lui.
Lea unì le labbra e annuì piano. «Grazie...» Tornò a guardare i dolcetti e aggrottò la fronte. «Dobbiamo mangiarli insieme però.» Gli porse il sacchetto, ma lui non lo guardò nemmeno. I suoi occhi erano ancora concentrati su di lei. La guardò per qualche secondo domandandosi se avesse fatto la scelta giusta a dirle ciò che aveva scoperto. Da quel giorno le sembrava tutta un'altra persona. Infilò la mano all'interno del sacchetto e tirò fuori un mochi alla confettura di fagioli. «Assaggia questo, è il mio preferito.» Le disse poggiandoglielo sulla mano.
Lei si morse delicatamente il labbro inferiore, sorrise buffamente mentre osservava il dolcetto e dopo averlo studiato per qualche secondo, lo addentò. Aggrottò le sopracciglia confusa dal sapore, poi spalancò gli occhi sorpresa. «È buonissimo!» Esclamò con la bocca piena.
Lui annuì sorridendo e non le tolse gli occhi di dosso finché non si finì tutto il dolcetto. Voleva accertarsi che mangiasse, non voleva che anche lei si riducesse a pelle e ossa, proprio ora che Marco sembrava si stesse riprendendo.
Ma in realtà Lea aveva solo dimenticato il suo panino e il portafoglio a casa, e neanche sotto tortura avrebbe chiesto a qualcun altro di comprarle il pranzo.

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Pesca La Papera
RomanceImpegnata nella ricerca di un'attività in cui sia brava, maledice i suoi genitori biologici per averle dato quei geni che lei reputa "rotti" e per averla successivamente abbandonata in ospedale. Arrivata all'ultimo anno del liceo, Lea sentirà il bis...