Capitolo 19 ☆ Bianca

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Vedere Erica comportarsi come una mamma chioccia con Denise mi aveva fatto pensare.
Pensai che, forse, tutta quella recita da dura era, appunto, solamente una recita, una facciata che metteva su per il resto del mondo, ma che dentro non esisteva.
Non so perché, ma la constatazione mi sconvolse alquanto. In senso positivo, non in senso negativo.
Forse ero stata un po' troppo veloce a giudicarla, forse avrei dovuto darle una qualche possibilità. Forse, alla fine dell'estate, saremmo diventate amiche come diceva Kai.
«La smetti di fissarmi con quel sorrisetto inebetito?» sibilò nel buio Erica.
«Non ti sto guardando, stavo solamente pensando, non è colpa mia se ti sei messa in mezzo a me e ai miei pensieri» sibilai di rimando io.
Averla giudicata male non mi avrebbe reso più gentile con lei. Non per il momento e non tutto d'un tratto.
«Per qualche strano motivo non ti credo. Eri davvero molto concentrata sulla mia faccia» continuò lei, alzando leggermente il volume della voce.
Le feci segno con un dito davanti alla bocca di fare silenzio, altrimenti avremmo rischiato di svegliare Denise e lasciai che la conversazione morisse lì. Ero a corto di risposte sarcastiche da darle.
Dopo qualche minuto, una specie di campana risuonò fuori dalla cabina, il rumore troppo lontano perché si trovasse nei paraggi più prossimi a noi.
Erica si alzò da dove si era seduta, spazzolandosi i pantaloncini blu della divisa da poliziotto. «È il segnale che il tempo per la ricerca degli indizi è finito. Devo andare all'anfiteatro per annunciare i risultati e i vincitori. Denise sembra dormirsela alla grande, perché non vieni anche tu?»
Lasciare la bambina da sola non mi sembrava una delle migliori idee che avessimo mai potuto avere, ma era vero che, nell'ultima ora e mezza, non si era mossa di un millimetro, nemmeno quando Erica alzava troppo la voce per dirmi qualcosa. E io ero davvero curiosa di sapere come era andata la sfida per la nostra squadra.
Mi ero già persa le premiazioni per la gara delle canoe, non volevo continuare a perdermi altri eventi.
Così alla fine acconsentii ad andare con lei.
«Sarò il più concisa possibile con il mio discorsetto, non ti preoccupare. Non le succederà nulla mentre noi siamo fuori» cercò di rassicurami Erica, una volta chiusa la porta della cabina alle nostre spalle.
Speravo veramente che avesse ragione.
Arrivate all'anfiteatro mi infilai in mezzo alle altre libellule, che sembravano molto sicure delle ricerche che avevano fatto. Mi aggiornarono sulle prove e sugli indizi che avevano trovato: una strana infermiera gli aveva suggerito che l'arma del delitto si trovava ancora sulla scena del crimine quando l'avevamo studiata, la moglie della vittima si era rivelata essere leggermente più pazza di quanto non avesse dato a vedere all'inizio e il sindaco della città aveva detto che quei due non erano arrivati da così poco in città, come ci era stato detto, ma che avevano dei parenti abbienti e alcuni conoscenti che vi vivevano. Non erano riusciti a raggiungere l'ultima persona e l'ultima sfida che avrebbero dovuto superare, quindi mancava un indizio, ma non ne sembravano troppo preoccupati.
Erica, che nel frattempo era salita sul palco, chiese ad ogni squadra di rivelare i frutti delle loro indagini, una per una, raccontandole come secondo loro i fatti si erano svolti.
Quando fu il turno delle libellule, Alex prese la parola, con più sicurezza di quanta non avessi mai visto avere nessuno nella nostra squadra. «Noi pensiamo che la vittima sia stata uccisa dalla sua stessa moglie, con il mestolo da cucina che l'uomo tiene ancora in mano. Lo ha ucciso perché i parenti del marito che abitano in città sono molto ricchi e, in qualche modo, spera di poterne ricavare dei soldi.»
Alle mie orecchie suonava un po' strano quel ragionamento, ma Erica annuì e passò oltre, ai prossimi partecipanti.
Quando tutti ebbero finito di esporre le proprie teorie, Erica ci fece un piccolo applauso, per nulla sentito.
«Sono molto contenta dell'impegno che avete tutti impiegato nell'aiutarmi a risolvere questo caso di omicidio, ma sono leggermente delusa dal fatto che nessuno sia riuscito a capire con esattezza cosa sia successo questa notte» annunciò, camminando avanti ed indietro per la lunghezza del piccolo palco.
Una serie di "buu" e di fischi si alzarono dalla platea, indignata che i loro sforzi non avessero portato alla cattura dell'assassino giusto. Qualcuno si lamentò che non c'era nemmeno stato il tempo di raccogliere tutti gli indizi, quindi era impossibile azzeccarci al cento per cento.
Erica zittì tutti con un colpo di tosse. «Darò comunque un premio a chi si è avvicinato di più, non dovete preoccuparvi. Lasciate solamente che prima io vi racconti la vera storia: dovete sapere, come unico poliziotto di questa cittadina, so tutto quello che succede qui e conosco chiunque oltrepassi il cartello di benvenuto in città. Tenevo d'occhio questa coppia da molto tempo, ma non perché io sia una qualche specie di maniaca che segue qualsiasi turista, no. Io conoscevo già questo uomo e quella donna. Un tempo ero la promessa sposa di quella donna, prima che lei scappasse e si sposasse con un completo sconosciuto.»
Erica socchiuse gli occhi, sembrando quasi triste e annuendo ai commenti tristi e scioccati del pubblico. «Lo so, lo so. È una storia molto triste. È per questo che non ho mai superato il mio primo più grande amore e, quando l'occasione si è resa propizia, ho ucciso quell'uomo che mi aveva rubato tutto, con la pistola che tengo sempre con me.»
I campeggiatori non lasciarono nemmeno che Erica finisse la storia prima di buttarsi in un coro concitato di lamentele.
«Ma come avremmo mai potuto capirlo? Non c'era mai stato detto che poteva essere anche lei la colpevole!»
«Noi non sapevamo nemmeno che avesse una pistola!»
«Quello che sta dicendo non ha alcun senso!»
Erica alzò gli occhi al cielo, facendo nuovamente zittire tutti tirando fuori la pistola giocattolo che teneva al fianco e alzandola in aria, sparando un colpo che risuonò con forza nell'aria della notte. Era solo una pallina arancione che cadde ai suoi piedi pochi secondi dopo, ma fece comunque spaventare tutti come se fosse stato un proiettile vero.
«Se non volete fare la fine di quest'uomo vi conviene restare in silenzio! Ho pallottole per tutti quanti voi, se desidero farvi fuori uno ad uno» ci minacciò lei, forse spingendosi un po' troppo oltre. I più piccini si stavano spaventando sul serio.
Sembrò capirlo anche lei e ritrasse subito l'arma, rimettendola al sicuro al suo posto, nascosta agli occhi di tutti gli spettatori.
«Ho promesso che avrei dato una ricompensa a chi mi avesse aiutato di più e, devo dire, anche se nessuno ha indovinato le mie motivazioni o l'assassino giusto, molti di voi hanno scoperto con successo l'arma del delitto. Quindi, a chiunque abbia detto che per uccidere la vittima è stata usata una pistola, verranno assegnate dei punti. Ora tornatevene a dormire, prima che decidi di uccidere qualcun altro!»
La massa di campeggiatori si mosse verso le cabine quasi in trance, ancora scossa da quella rivelazione e dalla scenetta di Erica.

Summer Nights ☆ {GIRLxGIRL}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora