Capitolo 17 ☆ Bianca

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La prima tappa delle libellule - come quella di tutte le altre squadre - fu il finto cadavere che era stato lasciato sul palco dell'anfiteatro.
Solo alcune persone per ogni squadra si erano posizionate intorno al corpo, mentre il resto dei ragazzi rimaneva in disparte, per permettere ad ogni cabina di avere una possibilità ad indagare.
Dopo pochi minuti, un Alex che teneva per mano una Denise preoccupata fece ritorno dalla scena del crimine, pronto a darci ogni dettaglio. Sembrava che la bambina, nonostante si fosse proposta lei stessa per accompagnare Alex, litigando con la sua migliore amica, fosse rimasta spaventata dalla vista del manichino inzaccherato di sangue finto.
Mi avvicinai a Denise, prendendo la sua mano da quella di Alex e accompagnandola a sedersi in un angolo, ancora a portata d'orecchio del gruppo, ma comunque leggermente appartato.
«Deve essere stato terrificante studiare il cadavere» le dissi in un sussurro, mentre Alex chiamava a raccolta gli altri.
Lei annuì, ma non sembrava in vena di parlare come al solito.
«Allora, sembrerebbe che l'uomo sia stato colpito da un'arma da fuoco - o comunque qualcosa di tondo - proprio all'altezza del cuore. Non c'è nessun foro d'uscita o altra causa evidente della morte, però in mano teneva un mestolo da cucina. Forse lo ha usato per difendersi» stava dicendo nel frattempo Alex.
«Te la senti di continuare le indagini o preferisci tornare in cabina? Posso venire con te se vuoi» le proposi, ma lei scosse di nuovo la testa, questa volta con fare negativo.
«No, no, dobbiamo scoprire chi è stato. E fare punti.»
Le sorrisi con sincerità. Era così ambiziosa già da piccola che quasi faceva paura.
«Qualcuno ha qualche idea su dove andare o cosa fare?» chiese uno dei ragazzi.
Sofia si schiarì la gola, pronta a prendere la parola. «È abbastanza ovvio che dobbiamo andare alla mensa. Aveva un mestolo in mano e dove mai avrebbe potuto trovarlo? Sono sicura che dobbiamo andare lì.»
Dopo che tutti ebbero concordato con lei, il gruppo iniziò a muoversi. Io e Denise rimanemmo in fondo alla comitiva, le sue dita ancora intrecciate fra le mie, la presa così stretta che avevo paura mi potesse staccare la mano da un momento all'altro.
Tutti erano concentrati sul da farsi: si guardavano intorno, ad ogni passo, alla ricerca di qualsiasi indizio i caposquadra avessero potuto lasciare in giro, parlottavano fra di loro chiedendosi quali armi, oltre una pistola, avrebbero potuto creare una ferita del genere. Era brutto da dire, ma senza Erica sembrava che fossero tutti pronti a dare del loro meglio, a lavorare in squadra, per portare a casa la vittoria, senza nessun uccello del malaugurio a vegliare su di noi.
Lei era rimasta all'anfiteatro, probabilmente aspettando che tutto le cabine lasciassero la scena del crimine, ma avevo la sensazione che la sua parte nella storia non fosse finita lì. Aveva detto che avrebbe girato per il campo, pronta ad aiutarci, ma non ero così convinta che avrebbe veramente potuto darci una mano.
Arrivati alla mensa, nessuna delle altre cabine sembrava aver avuto la nostra stessa idea, ma era anche vero che eravamo stati i primi a partire. Probabilmente presto sarebbero arrivati anche gli altri e, proprio per quello, decidemmo di fare il più in fretta possibile, per mantenere intatto il nostro vantaggio.
Dentro le luci erano accesse e, su uno dei tavoli da pranzo, era stata lasciata una tovaglia bianca, macchiata di rosso. Sopra erano state posizionati una serie di arti amputati e di organi di plastica, tutti molto poco realistici, ma che fecero sussultare Denise.
Mentre gli altri si avvicinavano per esaminare quello strano assortimento di oggetti, decisi di portare Denise in un angolo della grande stanza, girando la sua faccia nella direzione opposta, così che non dovesse guardare.
Fui molto contenta di questa mia idea quando vidi Danilo uscire dalle porte grigie che davano sulla cucina, vestito dalla testa ai piedi in tenuta da macellaio, anche lui coperto di sangue finto, perfino sulla faccia. Teneva una motosega di plastica fra le mani e potevo solamente immaginare quale sarebbe potuta essere la reazione di Denise alla vista di quel costume fin troppo realistico.
«Ah, benvenuti!» gracchiò Danilo con voce più profonda del solito. «Siete arrivati giusto in tempo, avevo bisogno di una mano o due per allestire il mio bancone di tagli freschi per il mercato di domani.»
Il solo pensiero che, anche se per finta, qualcuno avesse voluto comprare quelle cose distese davanti a lui, mi faceva venire il voltastomaco. A chi era venuta in mente una sfida del genere?
«Ci darai un indizio se ti aiuteremo?» chiese Edoardo con sicurezza. Era il più coraggioso fra le libellule, a quanto pareva.
Danilo parve pensarci per qualche secondo, poi annuì. «Penso di avere qualcosa che possa servirvi nella vostra missione, ma dovete portare a termine il compito che vi darò senza fare nemmeno uno sbaglio. Questa è l'unica condizione per avere il vostro indizio.»
Tutti si dissero d'accordo con quello scambio, pronti a sottoporsi a qualsiasi sfida Danilo ci avrebbe proposto.
«Quello che vi chiedo di fare è in realtà molto semplice, se siete degli esperti del campo. Io vi dirò una serie di organi od ossi e voi dovrete indicarmeli su questo tavolo. Facile, no?»
I bambini più piccoli non ne sembravano molto convinti e anch'io non studiavo il corpo umano dalle medie quindi non ero fiduciosa nelle mie abilità, ma speravo che insieme saremmo riusciti a cavarne un ragno dal buco. Eravamo in un campeggio per ragazzini, mi ricordai, non poteva certo chiedere parti del corpo astruse.
«Iniziamo con... i polmoni. Qualcuno di voi sa dirmi come sia fatto un polmone?» chiese Danilo, scannerizzando la stanza alla ricerca di qualcuno con la risposta pronta.
Sofia non si fece cogliere impreparata e rispose subito: «È questo qui.» Allungò un braccio per indicare uno degli oggetti sul tavolo che, da dove mi trovavo, sembrava solamente un mucchio di plastica rosso.
Danilo però ne parve contento, quindi ne dedussi che Sofia aveva risposto in modo corretto alla sua domanda.
«Molto bene, questa era davvero una nozione basilare, ma sono qui per testare le vostre conoscenze fino in fondo, quindi perché passiamo a qualcosa di più difficile? Che ne dite del femore? Qualcuno mi sa dire dove si trova il femore? Qualcuno di diverso, questa volta.»
Emanuele, uno dei ragazzi più grandi si fece avanti, prendendo in mano una gamba finta con tanto di piede, dalla cui fine tranciata spuntava un osso limpido. «È nella gamba, anche se questa è la parte inferiore e il femore sta sopra il ginocchio.»
«Ah, molto bene, vedo che siete veramente degli esperti come dicevate. Allora vi farò un'ultima domanda prima di lasciarvi il vostro tanto desiderato indizio. Voglio che mi indichiate un organo che si muove involontariamente, ma che, certe volte, altre persone riescono a fare andare più veloce» concluse Danilo, uno sguardo di sfida rivolto a tutti noi. Quell'ultimo indovinello rendeva la situazione ancora più raccapricciante.
«È il cuore» dissi, senza riuscire a trattenermi. Avrei voluto lasciar giocare i più piccoli, ma la risposta uscì dalle mie labbra prima che potessi fermarla.
Per tutta risposta, Danilo tirò fuori dalla tasca del suo grembiule un pezzo di carta, lasciandolo alla persona che gli si trovava più vicina. «Perfetto, ecco quello che vi serve.»
In quel preciso momento, quasi a farlo apposta, la cabina delle Rane Gialle fece il suo ingresso nella mensa.

Summer Nights ☆ {GIRLxGIRL}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora