Capitolo 30 ☆ Erica

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«Dovresti prendermi in braccio, non so se riuscirò a camminare.»
Bianca mi stava facendo impazzire.
Nonostante la sua fosse una vilissima storta -  che ero sicura non le facesse nemmeno così male - insisteva sul fatto che dovessimo tornare molto lentamente al campeggio, prendendoci tutto il tempo del mondo.
Le avevo già dato del ghiaccio per fare sgonfiare la caviglia e lei se lo teneva schiacciato contro il piede come se fosse sul punto di morire per dissanguamento.
«Non ti porterò in braccio. Sei troppo pesante.»
La sua faccia scandalizzata era così finta e studiata da darmi quasi il voltastomaco. «Non sono così pesante. E non possiamo certo rischiare che la mia ferita peggiori.»
«Basta che non appoggi il piede per terra, non ti succederà nulla» borbottai alzando gli occhi al cielo.
«E come faccio a non appoggiarlo se devo camminare fino alla cabina?»
Era la prima volta in giorni che avevamo una conversazione e io volevo che finisse il prima possibile. Sapevo che prima o poi sarebbe successo, era praticamente impossibile riuscire ad evitarla fino alla fine dell'estate. Sopratutto quando faceva di tutto per mettermi con le spalle al muro. Ma se prenderla in braccio l'avrebbe fatta stare zitta, lo avrei fatto.
Così mi abbassai alla sua altezza, girandomi di schiena. «Forza, prima che cambi idea e ti lasci a morire qui, nel bosco.»
«Non ti accorgeresti nemmeno della mia morte, da quanto mi consideri in questi giorni» mormorò lei, ma sapevamo entrambe che l'avevo sentita benissimo. Non aveva tutti i torti a comportarsi in quel modo con me. Faceva comunque male sentirsi dire qualcosa del genere con voce dura.
Ma non potevo distruggere la sceneggiata di quei giorni solamente per un commento acido. Avevo deciso che non ci sarebbe stata alcuna relazione tra me e Bianca e così sarebbe stato. Anche se faceva male essere odiata da lei.
Lei fece passare le gambe nell'incavo delle mie braccia e si aggrappò con forza al mio collo, come un piccolo koala. E per quanto cercassi di nasconderlo fra grugniti e sbuffi, il mio cuore stava palpitando come non mai. Speravo solamente che, vicina com'era, non riuscisse a sentirlo.
La discesa verso il campeggio si prospettava molto lunga e rischiosa. Non solo perché il terreno era dissestato e avere Bianca in spalla non aiutava a tenermi bilanciata, ma anche perché ad ogni suo respiro fra i miei capelli continuavo a chiedermi se davvero non ci fosse stata altra soluzione oltre all'ignorarla.
Kai mi aveva caldamente invitato a non farlo. Diceva che era meglio parlarle, che probabilmente avrebbe capito cosa stessi passando e che, ancora più probabilmente, lei stessa mi avrebbe aiutato a superare Luca. Il problema era che io non volevo superare Luca. Era così difficile da capire?
Il silenzio fra di noi durò solamente qualche minuto prima che Bianca riprese a parlare. «Sai, quello era il mio primo bacio.»
La sua affermazione mi prese di contro piede. Quello era sembrato tutto, ma non un primo bacio.
«Stai cercando di farmi sentire in colpa?»
Non riuscivo a vedere la sua faccia, ma sapevo per certo che si stava stringendo nelle spalle. «Forse. Era solo un dato di fatto. Ti senti forse in colpa?»
Certo che mi sentivo in colpa. Mi sarei sentita in colpa anche se non fosse stato il suo primo bacio. «Per nulla.»
«Non pensi che dovremmo discutere di cosa è successo al lago? Tipo, non lo so, le persone di solito parlano dei loro sentimenti dopo essersi baciate, non cercano di sparire dalla faccia della terra.»
Alzai un sopracciglio. «Ah davvero? Pensavo che fosse il tuo primo bacio, come fai a sapere cosa si fa di solito se non lo avevo mai fatto prima?»
«Il punto non è questo. Non puoi saltarmi addosso e poi far finta di non conoscermi per una settimana, Erica! Sai, anche se il tuo cuore di pietra non è in grado di provare nulla, io ho dei sentimenti» quasi sbraitò lei. Si stava muovendo un po' troppo alle mie spalle e, se avesse continuato così, saremmo finite entrambe per terra.
Non aveva alcun senso continuare a camminare finché non si fosse calmata, così cercai un posto dove appoggiarla e ci fermammo.
I suoi occhi scuri mi guardavano con fare assassino mentre mi allontanavo di qualche passo da lei. «Dovresti imparare a startene zitta, Bianca. Tu non hai alcuna idea di cosa stia succedendo.»
«Ce l'avrei, se qualcuno avesse la decenza di mettermi al corrente di alcune cose.» Si portò le braccia incrociate al petto, mentre alzava il mento con altezzosità.
«Che cosa vuoi che ti dica? Il messaggio mi pare già abbastanza chiaro così: non voglio avere nulla a che fare con te, men che meno essere in una relazione con te.» Una ad una, quelle parole, mentre uscivano dalla mia gola, mi procuravano tagli sanguinanti nella bocca. Ma andava bene così. Un po' di dolore adesso per non provare più nulla in futuro era uno scambio che ero disposta a fare.
«Perché baciarmi, allora?» chiese Bianca, la voce rotta e gli occhi lucidi. Ottimo lavoro, la stavo facendo piangere.
Per qualche motivo, avevo pensato che avrebbe solamente continuato ad urlarmi contro. O almeno, lo avevo sperato. La rabbia era molto più facile da incassare.
«Sei stata tu a baciarmi per prima, io ti ho solo dato corda perché non sapevo cos'altro fare in quel momento» mentii io, guardandola dritta negli occhi.
Lei sembrava sul punto di replicare qualcosa, ma si limitò a stringere le mani a pugno sulle gambe.
«Non provo nulla per te, Bianca» mi obbligai a dirle, mentre il suo sguardo cadeva verso il terreno. «È stato solamente un errore.»
Il suo volto era mezzo nascosto dalle lunghe ciocche dei suoi capelli, ma i singulti delle sue spalle lasciavano intuire che delle lacrime le stessero scorrendo lungo il viso.
Stavo per avvicinarmi, insicura su cosa fare, se provare a calmarla, se cercare un fazzoletto da porgerle, se sedermi al suo fianco facendo finta di nulla, quando prese un respiro e alzò la testa.
Aveva pianto solamente per un paio di secondi e ora sembrava che non fosse successo proprio nulla. Il suo naso era leggermente rosso e aveva ancora le guance bagnate, ma a parte quello, la sua espressione non dava alcun segno di tristezza. Era tornata arrabbiata.
«Per la cronaca, mi hanno già raccontato di Luca, sapevo già che non ci sarebbe mai potuto essere qualcosa tra noi, ma volevo sentirlo dire da te, prima di credere ad esterni.»

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