Capitolo 25 ☆ Bianca

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Quella sera non riuscivo a chiudere occhio a causa del caldo. Fu per questo che mi accorsi subito dei movimenti furtivi di Erica.
Ad un certo punto della notte, era scesa dal suo letto, infilandosi un paio di scarpe e sgattaiolando verso la porta, in punta di piedi.
Avrei potuto chiudere gli occhi, girarmi verso il muro e fare finta di nulla, continuando ad inseguire il sonno che faceva di tutto per sfuggirmi. Invece slanciai le gambe fuori dal letto, replicando ogni sua mossa fino all'esterno.
Essere beccati a trasgredire il coprifuoco era una delle infrazioni peggiori che mai potesse portare a termine. Dovevo riportarla dentro la camerata prima che qualcuno la beccasse in giro, nel bel mezzo della notte, a chissà fare cosa.
Anche se aveva qualche secondo di vantaggio su di me la scorsi muoversi fra le capanne, i suoi capelli rossi che risaltavano fra il marrone e il verde del campeggio e della foresta.
Dopo pochissimo capii che si stava dirigendo al lago, ai piedi della collina.
La osservai ad una certa distanza mentre si appoggiava ad uno dei grandi massi sulla riva, mentre si slacciava le scarpe e si toglieva le calze, lasciandole in una pila sconclusionata sul terreno, mentre si alzava la maglia oltre la testa. Il suo piercing all'ombelico brillò per un istante, colpito dalla luce soffusa della luna ormai alta in cielo. Quello era il momento giusto per intervenire: prima che decidesse di togliersi qualsiasi capo di vestiario stesse indossando.
«Che cavolo stai facendo?» sibilai, uscendo dalle tenebre del mio nascondiglio.
Lei non sembrò spaventarsi, nemmeno sorprendersi, della mia entrata in scena, il che mi fece capire che sapeva da tempo che io la stessi seguendo.
«Faccio un bagno?» rispose lei, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Chi non va mai al lago, all'una di notte, per farsi un bel bagno?
«Lo puoi fare domani, il bagno. Torniamo alla cabina prima che ci scoprano fuori» cercai di farla rinsavire, ma Erica sembrava non volermi ascoltare. Aveva piegato la sua maglia in un piccolo quadratino, appoggiandola sulla roccia e ora si era abbassata a sfilarsi i pantaloni del pigiama.
«Se vuoi, puoi tornartene indietro. Nessuno ti ha mai chiesto di venirmi dietro o di farmi da balia» replicò lei, ora rimasta in sola biancheria intima. «Oppure» continuò, allacciando il suo sguardo nel mio, gli occhi accessi da un fuoco di sfida. «Potresti toglierti i vestiti e, per la prima volta nella tua vita, fregartene delle regole e divertirti.»
«Puoi divertirti anche seguendo le regole. Mi sto divertendo un sacco in questi giorni e non ho trasgredito nessuna regola» dissi di rimando, la voce che si alzava ad ogni sillaba. Mi ero avvicinata a lei, quasi senza accorgermene e ora mi sorrideva sorniona.
«Potrei insegnarti a nuotare» annunciò lei, cambiando completamente il discorso. «Fa abbastanza pena che, alla veneranda età di diciott'anni, tu non sappia ancora nuotare.»
Alzai un dito nell'aria che ci separava, con fare perentorio. «Per prima cosa: non ho diciott'anni, fino a settembre ne avrò ancora diciassette. Per seconda cosa: non voglio imparare a nuotare perché ho paura dell'acqua profonda, non perché mi diverta ad aver ancora bisogno dei braccioli. E terza cosa: cosa c'è di così sbagliato nel non saper nuotare?»
Lei si strinse nelle spalle, facendo una piccola smorfia. «Pensavo solamente che avremmo potuto fare un patto. Io ti insegnavo a nuotare, tu chiudevi un occhio sulla mia uscita notturna. Però non ti preoccupare, vai pure da mia mamma o da mia sorella. Spifferagli tutto e facci perdere i punti che abbiamo guadagnato con così tanta fatica.»
Stava facendo quella cosa, quella cosa della psicologia inversa, e lo sapevo. Stava fingendo, con poca enfasi oltretutto, che perdere dei punti non le importasse, quando sapevamo entrambe che quello era il suo unico scopo.
«Ti piacerebbe.»
Lei parve pensare per qualche secondo, poi una luce incandescente le illuminò gli occhi. «E se andassi io da mia sorella? E se le dicessi di averti vista qua fuori, a farti una passeggiata notturna?»
Strinsi i pugni lungo i fianchi, gli occhi assottigliati in due piccole fessure, intenti ad incenerirla.
«Non puoi farlo.»
«Oh, posso eccome. Ma non lo farò se ti unirai a me.» Stese una mano verso di me, aspettandosi che io la prendessi, per seguirla.
Non mi sarei arresa facilmente sulla questione dei punti. Lo sapeva e lo stava usando contro di me.
Alla fine, quanto sarebbe potuta essere alta l'acqua vicino alla riva? C'ero già dovuta entrare una volta per salire sulla canoa, nessuno mi obbligava ad andare troppo lontano.
Invece di prenderle la mano, iniziai a sfilarmi il pigiama, piegandolo sopra il suo. Non avrei lasciato che i miei vestiti toccassero quei sassi umidicci.
Poi la seguii in acqua.
Era più calda di quanto mi aspettassi.
Mentre lei mi faceva strada, verso il centro del lago, il suo corpo che fendeva l'acqua creando piccoli onde, non potei fare a meno di chiedermi una cosa. «Che tipo di animali ci sono qua?»
«Pesci?» mi rispose lei, senza nemmeno girarsi a guardarmi.
«Pesci pericolosi?»
«Non lo so, Bianca. Ci saranno i soliti pesci che ci sono nei laghi. Nessuno è mai morto e vengo a fare il bagno di notte da anni. Non ti succederà nulla.»
Le sue parole non mi rassicurarono per niente, ma l'unica cosa che potevo fare era sperare che avesse ragione. O fuggire a gambe levate.
Erica si fermò solamente quando l'acqua le arrivò sopra l'ombelico, la luna che faceva capolino da dietro la sua testa e le disegnava quasi una corona argentata intorno ai capelli.
Mi fermai davanti a lei, pronta a dirle di sbrigarsi perché volevo tornarmene a letto, quando qualcosa di viscido e molto veloce mi passò lungo tutto il polpaccio, per poi sparire nel buio dell'acqua.
«Oddio! Qualcosa mi ha toccato la gamba» gracchiai, saltandole praticamente in braccio, la paura che si impossessava del mio corpo senza che io potessi aver alcun controllo sulle mie azioni.
Le ero finita appiccicata, le mie braccia si erano alzate istintivamente verso il mio petto, mentre cercavo di rannicchiarmi in me stessa e di usare lei come scudo da ogni pericolo. Ero pronta a sacrificarla per salvarmi.
«Sono sicura fosse solamente un'alga» bofonchiò lei. Ma non era sarcastica come al solito, sembrava quasi preoccupata, sul serio.
«Quasi sicura non è del tutto sicura. Non mi basta.»
Anche se non vedevo la sua faccia - perché ero troppo impegnata a tenere d'occhio i miei dintorni - sapevo per certo che stava alzando gli occhi al cielo.
«Nessun animale che abita questo lago ti può fare del male, te l'ho già detto.»
«Non sembravi molto sicura.»
«Lo sono, okay? Fidati e basta.»
«Fidarsi e basta non è mai una buona idea» sibilai di rimando io.
Lei mi prese i polsi fra le sua mani, facendomi abbassare le braccia lungo i miei fianchi. «Guardami. Guardami negli occhi.»
La sua voce era leggera, quasi dolce, e non potei fare a meno di spostare il mio sguardo nel suo.
«Devi lasciarti andare, Bianca. Il mondo non è stato progettato per farti del male non appena abbassi la guardia. Cerca di divertirti, senza pensare.»
Per lei era facile dirlo. Non c'era alcun bisogno di spegnere il cervello quando non ne hai uno da principio.
Normalmente, in qualunque altra situazione, glielo avrei detto senza alcun problema, ma in quell'esatto istante la mia voce sembrava essere sparita nel nulla, mangiata da qualche identità sovrannaturale.
Perché mi stava guardando con le ciglia abbassate? Perché mi stava portando una mano alla faccia, spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio? Perché le sue dita stavano esitando sulla mia guancia, mentre i suoi occhi si abbassavano verso le mie labbra?
«Potresti fidanzarti, se non pensassi sempre così tanto» mormorò, dopo quella che era sembrata un'eternità.
Normalmente, in qualunque altra situazione, avrei pensato che mi stesse prendendo in giro. Avrei pensato che dirle del mio piano per quell'estate fosse stata la peggior trovata della storia, ma in quell'esatto instante sembrava più un invito.
Sembrava quasi che mi stesse dicendo di buttarmi, una volta tanto, senza pensare a cosa mi avrebbe aspettato alla fine del salto.
O forse stavo leggendo troppo fra le righe?
Come se mi stesse leggendo la mente, le sue labbra si aprirono in sorriso. «Stai pensando troppo. Ti sto chiedendo di seguire il tuo istinto, non di preparare una tesi sui pro e i contro di quello che stai per fare.»
Okay, non stavo decisamente leggendo troppo fra le righe.
La Bianca di inizio estate non avrebbe neanche lontanamente pensato di essere in grado di fare una cosa del genere, ma la Bianca di metà estate sembrava quasi pronta a diventare una nuova persona.
Dico quasi, perché una parte di me avrebbe preferito sprofondare. Solamente una piccola parte di me voleva tentare la fortuna e vedere dove l'avrebbe portata l'istinto. Forse era una parte di me che era sempre esistita e che avevo imparato a zittire negli anni. Forse era una parte di me che aveva creato Erica in quei pochi giorni.
Sta di fatto, che la baciai.
All'inizio ogni nervo del mio corpo era allerta, preoccupato che Erica mi avesse potuta allontanare, con uno spintone, urlandomi addosso che ero impazzita sul serio. Poi, quando le sue labbra iniziarono a muoversi contro le mie, addentrandosi in un bacio vero e proprio, una carica di adrenalina si prese possesso di ogni più piccola particella di me.
Tutto nei seguenti minuti fu adrenalina pura. Ogni odore, ogni sapore, ogni sensazione, mi sembrava quasi amplificata. Niente mi sembrava mai abbastanza.
Le sue mani si muovevano sulla mia schiena, disegnando scie infuocate al suo tocco.
Non stavo pensando a nulla mentre le portavo le braccia dietro alla testa, allacciandole intorno al suo collo. Non stavo pensando a nulla se non a lei e a come avrei voluto far aderire i nostri corpi fino a diventare una cosa unica.
In quel momento, non potevo immaginare nulla andare storto.

Nota dell'autrice

E con questo capitolo, addentrandoci sempre di più nel vivo della storia, vi annuncio che siamo arrivati al giro di boa delle avventure di Erica e Bianca.
Volevo prendermi un paio di righe per ringraziare tutti quelli che hanno deciso di seguire le nostre protagoniste fini a qui. Grazie tante, davvero. Anche arrivare solamente a 1,5k di visualizzazione mi ha reso veramente contenta. Spero restiate fino alla fine!
In ogni caso, mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensate della storia fino ad ora. Mi rende sempre felice ricevere commenti o messaggi o anche solamente una timida stellina.
Detto questo, ci vediamo settimana prossima!
(Mentre aspettate il prossimo aggiornamento ho anche altre storie sul mio profilo a cui potreste essere interessati, I'm just saying).

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