Settembre ☆ Bianca

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Le prime ore di lezione erano passate in un batter d'occhio.
Era da quando avevo preso posto al mio nuovo banco in penultima fila che non guardavo il telefono. Avrei tanto voluto allungare la mano, far scorrere le dita fino a whatsapp e sentire che cosa stava facendo Erica in quel preciso momento. E potermi così distrarre dal casino che mi stava accadendo intorno.
Invece no, Aurora mi continuava a guardare in cagnesco ogni volta che tentavo di infilare la faccia dentro allo zaino, alla ricerca del mio telefono, intimandomi silenziosamente di non farlo nemmeno per scherzo.
Erica mi avrebbe perdonata se non le avessi risposto fino a quel pomeriggio? Speravo tanto di sì.
Anche se le possibilità che le mie amiche mi lasciassero cinque minuti per stare da sola durante quella giornata erano altamente improbabili: avevano già organizzato tutto, fino allo scoccare preciso della mezzanotte.
«Devi troppo conoscerla, sono sicura che ti starà simpaticissima, Bina.»
Era da almeno mezz'ora che continuavano a parlare di questa ragazza che avevano conosciuto durante l'estate. Sembrava che avesse preso il mio posto nel nostro quartetto dopo pochissimi giorni dalla mia partenza. Speravo solamente che non avesse deciso di mirare a togliermi di mezzo, perché questo non sarebbe mai successo.
Essere gelosa delle mie amiche non era qualcosa che mi era mai capitato prima di allora, perché non c'era mai stato nessun pericolo in vista e sapevo che i pilastri della nostra amicizia non erano così deboli. Eppure, tornata da un'estate di pure rivelazioni, sentendomi una persona totalmente diversa, non ero più sicura che la Bianca che era entrata in sintonia perfetta con questo gruppo di ragazze esistesse ancora. E se quest'altra persona che tanto decantavano fosse stata come la Bianca giusta? E se la mia relazione con Erica non gli fosse andata a genio? E se questa fantomatica ragazza fosse estremamente omofoba e decidesse che ormai la mia ora era arrivata?
Non andava affatto bene. Per nulla al mondo. Mi stavano forse dicendo in modo gentile che era il momento di fare i bagagli ed andarmene?
Ma allora perché avrebbero mai dovuto fare tutta quella scenetta davanti a scuola, fingere di voler sapere ogni dettaglio della mia estate, farmi sedere al banco vicino a loro, come sempre, per poi buttarmi fuori dal gruppo quella sera, durante un'uscita in discoteca?
Non aveva alcun senso logico, ma alla mia mente, allora, non importava proprio molto. Non vedevo alcuna luce in fondo al tunnel buio dei miei sentimenti e facevo fatica a credere che mai lo avrei visto nuovamente.
«Se fosse un ragazzo sarebbe troppo il tuo tipo, Bina» commentò Claudia, annuendo con fare lento, gli occhi socchiusi e l'espressione di chi la sapeva lunga a riguardo. Io non sapevo nemmeno di avere un tipo di ragazzo.
«Che cosa intendi?» chiesi confusa, cercando di nascondere il mio imbarazzo con una risatina che però uscì un po' troppo forzata.
Claudia si strinse nelle spalle, era seduta al banco dietro al mio e mi ero dovuta girare quasi completamente per riuscire a parlarle. «Quelli di cui non si riesce mai ad attirare l'attenzione, che sono dei al di fuori della portata di tutti, questo tipo di persone.»
Aurora, di fianco a me mi diede un piccolo colpo con il piede. «Sappiamo tutti che tipo di ragazzo ti piace, non fare la finta timida.»
Ovviamente ogni conversazione che avevamo, prima o poi, doveva sempre ricadere sull'argomento fidanzati. Era per questo che mi inventavo sempre di avere delle cotte per i ragazzi più irraggiungibili. Così non si sarebbero mai chieste se alla fine ero riuscita a pomiciare con questo o con quell'altro, perché, anche se ero carina, sapevano che non ero in grado dell'impossibile.
Al ricordo di questo ragionamento mi viene un po' male. Era davvero triste doversi fingere innamorata persa di un tipo che nemmeno le tue amiche credevano tu potessi ammaliare. Era quasi umiliante. Però all'epoca non mi dava fastidio, perché era la scusa perfetta e non provavo nulla nei confronti di quegli dei sopra dei piedistalli.
«Quindi mi state dicendo che è una che se la tira?»
Il solo pensiero di una dea scesa in terra che entrava nel nostro gruppo faceva crollare in mille pezzi ogni mia speranza di non essere cacciata via in malo modo una volta che tutte avessero scoperto di Erica. Ogni secondo che passava si metteva sempre più male per me. Era la mia fine, ne ero completamente certa.
«Insomma, io non la metterei proprio così.»
«È più una che sa il suo valore e non si nasconde mai dietro gli altri, quel genere di persona. Sembra molto più decisa e matura di noi. Molto più... figa» si intromise Giada che fino ad allora era rimasta in disparte, mentre mangiava la sua mela che si era portata per merenda ed ascoltava tutto quello che ci stavamo dicendo.
«Oh, beh, io non la metterei nemmeno così» continuò Claudia. Sembrava tanto sicura di conoscere il mio tipo di ragazzo, ma non sembrava essere altrettanto sicura di come fosse questa tipa. Mi mandava sui nervi.
«E allora come la descriveresti?»
«Stavo più pensando al suo aspetto fisico, ecco tutto. È molto alta, con gli occhi chiarissimi, un sacco di lentiggini sulla faccia. Uno di quei tipi di bellezza nordica che ti ritrovi sulle rivista di moda, ecco. Un tempo ti piaceva il fidanzato di Diana, no? Lui viene dalla Scandinavia quindi si assomigliano molto.»
Non ero sicura cosa centrasse il tipo di Diana in tutto questo. E sicuramente non tutte le persone della Scandinavia assomigliavano a lui. Ma certamente avere gli occhi azzurri non stava a significare essere di origine nordiche.
Sapevo già che addentrarmi in un discorso del genere non avrebbe portato a nulla, sopratutto quando a loro importava solamente di raccontarmi quanto bella e figa e speciale fosse la loro nuova amica e non ci fosse stato nulla al mondo che le avrebbe fermate dal farlo, nemmeno la campanella che segnava la fine della nostra corta ricreazione.

Summer Nights ☆ {GIRLxGIRL}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora