Capitolo 50 ☆ Erica

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Trovai Bianca dentro la mensa, tutta intenta ad osservare le foto e i disegni appesi alle pareti.
La stavo cercando da tutta la mattina e per qualche minuto avevo pensato che fosse scappata nei boschi pur di non tornarsene a casa quel giorno. I primi genitori erano già arrivati a prendere i propri figli e ormai sarebbero arrivati anche i suoi. Avrebbe dovuto trovarsi nel piazzale con tutti gli altri, con la sua valigia, ad aspettare il suo passaggio invece che starsene in mensa, da sola.
«Che cosa stai facendo?» le chiesi, affacciandomi da dietro la sua spalla. Si era fermata a guardare una foto vecchia di qualche anno, ritraente l'intera squadra delle libellule seduta sulle scale del portico della cabina. A quei tempi Kai ed io non eravamo ancora dei caposquadra, ma mamma ci metteva sempre nelle libellule perché pensava lui potesse avere una buona influenza su di me. Quell'anno c'era anche Luca con noi. Lo conoscevamo già perché veniva al campeggio dalle elementari, ma era la prima volta in cui eravamo finiti nella stessa squadra.
Eravamo ancora tutti e tre molto piccoli, forse in prima o seconda media e l'unica cosa a cui pensavamo era andare in giro a combinare guai. Ci sarebbe voluto ancora molto prima che io e Luca ci mettessimo insieme.
«Questa sei tu?» domandò lei di rimando, indicando una piccola me, schiacciata fra Luca e Kai, mentre teneva le mani intorno alle spalle dei due ragazzi.
Annuii, avvicinandomi ancora un pochino. «Alla veneranda età di dodici anni.»
«Sei davvero castana?»
Non sapevo cosa mi aspettassi che Bianca dicesse, ma sicuramente non era quella la prima cosa che mi era passata per la mente.
Ridacchiai. «Pensavi che fossi nata con i capelli di questo rosso innaturale?»
Lei si limitò a stringersi nelle spalle. «Non ti ho mai vista con un centimetro di ricrescita, per quello che ne sapevo potevi essere bionda o mora.»
«Prima o poi mi rivedrai castana, ma quel giorno è ancora molto lontano.»
«Non sto dicendo questo.» Mi diede una piccola spallata giocosa. «Amo i tuoi capelli rossi.»
«Allora direi che è perfetto» mormorai. Strinsi le mie mani attorno alla stoffa della sua maglia all'altezza della vita, facendola girare verso di me. «Sai, è la prima volta da quando ci siamo incontrate che ti vedo indossare una gonna» continuai a prenderla in giro mentre le mie dita si allungavano sulla sua schiena, portandola sempre più vicina.
Lei sembrava alquanto frustata e lasciò cadere lo sguardo a terra. «È colpa tua. Il primo giorno mi hai guardato tutta storta solamente perché non avevo dei pantaloni. Non potevo certo dartela vinta e farti pensare che non indossassi nient'altro che gonne.»
«Te la sei proprio legata al dito, eh?» scherzai, per poi tornare subito seria. «Ma non avresti dovuto farlo. Sai, in realtà mi piacciono molto le ragazze che indossano soltanto le gonne.»
Le diedi un piccolo bacio sulle labbra, per poi stringerla in un abbraccio. Quella sarebbe stata l'ultima volta in cui ci saremmo viste, probabilmente per settimane, se non mesi. Non avremmo iniziato subito ad andare a scuola e mia madre non mi avrebbe mai fatto scendere in città con tutti i compiti che dovevo recuperare. Forse, a metà settembre, sarei riuscita a trovare una scusa per infilarmi sul primo autobus che passava e arrivare fin sotto casa di Bianca. Se ne avessi avuta l'occasione ci avrei provato anche prima.
«È il nostro bacio d'addio, questo?» chiese lei, dando vita anche ai miei pensieri.
«Pensarla in questo modo è un po' troppo drammatico.»
«Ma è la verità.»
Presi un respiro profondo, riempiendomi le narici del profumo floreale di Bianca. La strinsi ancora più forte, quasi come a non volerla lasciar scappare dalle mie braccia. Avevo veramente bisogno di sentire il suo corpo contro il mio per tutto il tempo che ci era concesso.
Fra qualche giorno, sul muro che si trovava al nostro fianco, avremmo iniziato ad appendere tutte le fotografie dei mesi passati e mi sentivo già male al solo pensiero. Quante volte avrei visto la faccia di Bianca in mezzo a quelle di tutti gli altri, sapendo che in quel momento non si trovava alla distanza di un braccio da me, come aveva fatto in estate?
La volevo al mio fianco mentre rivivevo tutti quei ricordi, non la volevo dall'altra parte della provincia.
Ma non sempre si può avere quello che vuoi e, nonostante tutti gli sforzi che avremmo potuto cercare di fare, non c'era nessuna garanzia che ci saremmo riuscite a frequentare durante l'anno scolastico.
Staccai la mia testa dalla sua spalla, solamente di qualche centimetro, quel tanto che bastava per baciarla di nuovo e poterla guardare negli occhi. «È un po' più un bacio d'arrivederci, in realtà. Vedrai che ci rincontreremo prima che tu possa accorgerti della mia assenza.»
Era una mezza bugia e anche lei lo sapeva, però serviva ad entrambe sentirsela dire. Eravamo entrambe molto drammatiche.
Sembravamo sul punto di non ritorno, ma avremmo superato tutto.
In fin dei conti, giugno e le sue calde notti d'estate, ritornano sempre.

Summer Nights ☆ {GIRLxGIRL}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora