Settembre ☆ Bianca

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«Allora... che tipo di musica vi piace ascoltare, ragazzi?»
Per andare da casa mia al campeggio le opzioni erano due: prendere una serie di autobus e treni che sembravano non finire più e che ci avrebbero fatto arrivare a sera più che inoltrata, oppure andare in macchina.
Io non ero mai stata una patita del volante, ma per fortuna conoscevo qualcuno che non aveva paura di guidare per portarci a destinazione.
Kai ed Alex si erano fiondati sui sedili di dietro, lasciando a me il posto del passeggero, e ora stavano fissando con occhi incuriositi Federica.
Le presentazioni erano state fatte molto velocemente prima di salire in macchina, ma qualcosa mi diceva che avrebbero preferito andare a piedi fino a casa di Erica pur di passare le due ore di tragitto insieme a lei.
Mia mamma ci aveva appena salutati dal portone di casa. Le mani incrociate sopra il suo maglione di lana verde. Aveva accettato di buon grado il mio viaggio spontaneo, solamente perché si era accorta che, negli ultimi tempi, qualcosa non andava.
Mi aveva chiesto di tornare prima che si facesse troppo tardi, vedevo la preoccupazione nei suoi occhi mentre ci allontanavamo in retromarcia. Tuttavia, sapevo che aveva piena fiducia in me, altrimenti si sarebbe proposta lei stessa di portarci fino a là, ma non lo aveva fatto.
Mentre io studiavo la schiena di mia mamma che si chiudeva il portone d'ingresso alle spalle, Alex si era allungato verso Federica, affacciandosi da dietro il sedile di pelle scura.
«Qualsiasi cosa va bene, basta che sia a volume così alto da non riuscire a sentire il respiro pesante di questo maiale che ho di fianco» esordì poi, alzando le sopracciglia.
Non erano ancora riusciti a fare pace dopo la litigata in camera mia. In qualche modo avrebbero risolto, ne ero sicura. E, se non ci fossero riusciti, io sarei stata al loro fianco come loro erano stati al mio. Ma al momento era a sotterrare la mia ascia da guerra che dovevo pensare.
«Siediti per bene e mettiti la cintura, piuttosto» lo rimproverò prontamente Kai, prendendolo per una spalla e spingendolo all'indietro, per poi girarsi con la testa verso il finestrino.
Per tutto il viaggio Federica continuò a cercare di fare conversazione, ma ottenendo come unico risultato un continuo battibeccare fra Kai ed Alex.
Dopo poco smisi completamene di ascoltarli. Più ci avvicinavamo, più la città lasciava il posto alle campagne, più il cielo si tingeva di un caldo colore arancio, più le mie gambe non riuscivano a stare ferme e più le mie unghie si accorciavano pericolosamente.
Arrivati a destinazione mi sentivo come una molla pronta a scattare alla minima pressione. Durante il percorso avevo pensato e ripensato a mille cose da dire, mille cose da fare, mille scenari che mai sarebbero potuti accadere.
Il campeggio era esattamente come ricordavo di averlo lasciato, anche se sembrava decisamente più deserto.
Gli altri decisero di comune accordo di aspettarmi in macchina, lasciandomi il compito di cercare Erica in quel gigantesco labirinto.
Sarebbe potuta essere ovunque. A rigor di logica il primo posto in cui avrei dovuto passare sarebbe stata la mensa, camera sua al piano di sopra.
Invece mi diressi subito verso al lago, come se un filo invisibile mi stesse tirando proprio in quella direzione.
E fu proprio lì che la trovai, le spalle abbassate, lo sguardo perso nel vuoto.
Quando mi vide si alzò di scatto dalla pietra su cui si era seduta, quasi cadendo in quel movimento così repentino.
«Sei qua» mormorò poi, dischiudendo a malapena le labbra.

Summer Nights ☆ {GIRLxGIRL}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora