Capitolo 21 ☆ Bianca

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Il primo mese di campeggio era passato in un batter d'occhio e, prima che me ne potessi accorgere, eravamo già arrivati ai primi giorni di luglio.
Quel giorno ci trovavamo nella piccola radura dove solitamente ci si allenava per il tiro con l'arco, solamente che non avremmo usato i bersagli rossi e bianchi. Una serie di piccoli coni in plastica erano stati disposti sull'erba, creando sei lunghe piste delineate da tanti puntini colorati, una per ogni cabina. Ogni squadra si era posizionata dietro la linea di partenza e, al via dei caposquadra, i primi giocatori sarebbero partiti, puntando al traguardo, poco prima dell'inizio del bosco, dove gli alberi si facevano sempre più fitti.
Avremmo gareggiato in diversi tipi di corsa, ma per il momento toccava al tipico uovo tenuto in equilibrio su un cucchiaio, utilizzando solamente la propria bocca per tenerlo.
Ogni cabina era stata chiamata a selezionare tre giocatori che avrebbero partecipato a quel gioco e che poi avrebbero dovuto fare da meri spettatori in quello successivo. Per mia sfortuna - o fortuna, dipende dai punti di vista - ero stata scelta come giocatrice di mezzo. Il ruolo più difficile.
Perché non si trattava solamente di una corsa con l'uovo, ma di una vera e propria staffetta. In qualche modo, Alex, che avrebbe dato il via alle danze, doveva riuscire a passare l'uovo sul mio cucchiaio, senza toccarlo, ma sopratutto senza farlo cadere per terra. Poi io avrei dovuto continuare il percorso fino ad Erica, la quale lo avrebbe portato sano e salvo al traguardo.
Quello era il piano. Ma ovviamente le cose erano destinate a finire in modo completamente diverso.
Sarah con il suo solito fischietto in bocca, alzò un braccio in aria, per poi abbassarlo subito dopo, inondandoci le orecchie con un fischio perforante e prolungato.
I primi corridori partirono, chi a velocità normale, chi super lentamente per evitare di fare danni, chi si era messo quasi a correre per arrivare prima di chiunque altro, anche a costo di far cadere l'uovo e dover ripartire da capo.
Alex procedeva a passo spedito, la schiena dritta, l'uovo che sembrava non muoversi di un centimetro dentro il suo cucchiaio. Lo faceva sembrare quasi semplice, come se l'uovo in realtà fosse incollato con una super colla e non riuscisse nemmeno a traballare, ma ero sicura che non ci fosse nulla di semplice in quell'atto.
C'erano pochi metri a separarci l'uno dall'altra, ma io ero già pronta per ricevere l'uovo, decisa a non farlo cadere, per nessuna ragione al mondo.
In quelli che parvero pochissimi secondi, Alex era già arrivato alla sua destinazione e si stava mettendo in punta di piedi per ritrovarsi ad una altezza maggiore rispetto alla mia.
Il passaggio di testimone da Alex a me era probabilmente la parte più delicata, quella in cui avremmo impiegato più tempo per evitare di fare una frittata in mezzo si nostri piedi.
Mi abbassai, piegando le ginocchia il più possibile, posizionando il mio cucchiaio poco sotto il suo, sfalsato solamente di qualche centimetro e Alex, inclinando leggermente la testa, riuscì a far cadere l'uovo al centro del mio cucchiaio. Sembrava che avesse fatto una qualche specie di magia perché non si era rotto e non era nemmeno scivolato via. Se ne stava lì, leggermente traballante, mentre giravo su me stessa e cercavo di dirigermi verso Erica.
Nonostante Alex sembrasse un prodigio a quel gioco, con la coda dell'occhio riuscii a notare che la cabina degli arancioni si trovava molto più avanti rispetto a noi. Tuttavia, la maggior parte delle squadre era ancora al primo pezzo, alcune addirittura stavano ricominciando daccapo perché l'uovo era caduto per terra.
Avrei potuto prendermela più comoda, ma non sapevo se fidarmi di Erica.
Quando si era proposta per partecipare alla staffetta come ultima concorrente avrei voluto urlare agli altri: "Vedete? Aveva solamente bisogno di una piccola spinta per partecipare attivamente alle sfide!". Non ero stata io a compiere qualche tipo di incantesimo su di lei per convincerla a lasciar perdere la sua solita non-competitività.
Ma allo stesso tempo non sapevo se fosse più al livello di Alex o al livello imbranata che non riesce a fare due passi senza inciampare.
Quindi, per evitare qualsiasi pericolo, decisi di camminare con sicurezza, andando alla velocità maggiore che l'uovo mi permetteva di mantenere.
Alle mie spalle sentivo Alex e le altre libellule che mi incitavano: chi a continuare come stessi facendo, chi ad andare un pochino più veloce, chi a rallentare, giusto per sicurezza. Tutte le loro parole trasudavano amore e collaborazione e non potei fare a meno di sentirmi come ricaricata da quelle frasi.
Aumentai leggermente il passo, ma senza esagerare troppo, e, in men che non si dica, mi ritrovai, fra applausi ed urla, davanti a Erica.
Lei sembrava pronta, con le ginocchia che toccavano praticamente il terreno e il cucchiaio in alto, pronta a ricevere il suo uovo.
Mi avvicinai il più possibile, alzandomi in punta di piedi come aveva fatto Alex pochi minuti prima. Solo che nulla andò come pochi minuti prima.
Cercai di ripetere ogni mossa di Alex, nel più piccolo dei movimenti, per assicurarmi di non fare nessun errore. Inclinai leggermente il cucchiaio, lasciando scivolare lentamente l'uovo dal suo vecchio padrone a quello nuovo. Eppure, per qualche ragione, l'uovo non arrivò con leggiadria sul cucchiaio di Erica, ma cadde rovinosamente per terra.
Toccando l'erba ad una velocità astronomica il guscio si ruppe in due, facendo uscire albume e tuorlo, mischiati in una scivolosa melma bianca e gialla.
Guardai la macchia informe che tingeva il prato per qualche secondo, come a non potermi capacitare dell'accaduto, prima di alzare lo sguardo e rivolgerlo trucemente ad Erica.
Mi tolsi il cucchiaio dalla bocca con furia. «L'hai fatto cadere! Ora ci tocca ricominciare!»
Lei alzò gli occhi al cielo e, senza nemmeno darsi la briga di aprire bocca, mi indicò con le mani di sbrigarmi a tornare indietro per rifare tutto daccapo.
Alex, più veloce di me, era già ripartito e si stava avvicinando al punto in cui ci saremmo dovuti incontrare a velocità estrema.
Per fortuna, guardandomi intorno, notai che le altre cabine non erano messe tanto meglio di noi. Solamente i gialli sembravano non aver dovuto ricominciare da capo, ma si trovavano ancora a metà del percorso e il loro giocatore di mezzo se la stava prendendo estremamente comoda.
Quando ricevetti nuovamente l'uovo da Alex non mi feci problemi a percorrere con grandi falcate il pezzo di radura che mi divideva da Erica. La velocità sarebbe stata l'unica chiave verso la vittoria in quella sfida, ormai lo avevo capito.
Questa volta non fui timida e mi avvicinai il più possibile ad Erica, cambiando strategia. Non l'avrei fatto cadere dall'alto come prima, ma avrei cercato di spingerlo dolcemente verso di lei.
Mi posizionai così che i nostri nasi, alla sola distanza di due cucchiai, fossero più vicini di come non fossero mai stati prima di allora. Se avessi guardato in alto avrei potuto contare le pagliuzze dorate che nuotavano nei suoi occhi, ma il mio sguardo era puntato sulla vittoria e soltanto quella.
Questa volta la mia tattica funzionò e una Erica con quelle che mi sembravano delle guance leggermente arrossate si diresse verso il traguardo, oltrepassandolo per prima con lo stupore di tutti quanti i partecipanti.

Summer Nights ☆ {GIRLxGIRL}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora