Capitolo 34 ☆ Erica

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«Posso farcela benissimo da sola» sputò fuori Bianca, con tutta la rabbia che aveva in corpo, non appena mi vide arrivare.
Alex era venuto a chiamarmi, sostenendo di sentirsi male e che, in quanto capitana della squadra, ero obbligata a subentrare al suo posto. Ovviamente Emma gli aveva dato corda e mi aveva spinto con poca grazia verso Bianca.
Forse Emma era all'oscuro di quello che stava accadendo fra me e Bianca, ma Alex sicuramente non lo era. E fatevelo dire, non si stava nemmeno sentendo male. Era tutto progettato fino all'ultimo dettaglio.
«Ha detto che non ha bisogno di aiuto» ripetei io, girandomi verso di lui, le mani incrociate al petto.
Effettivamente, guardando il lavoro che si trovava fra noi tre, non sembrava che avesse alcun motivo per volere una mano da me. Probabilmente avrei solamente rischiato di rovinare quella torre ormai alta fino ai miei fianchi. Sembrava un vero e proprio progetto di architettura o qualcosa del genere.
Era difficile da ammettere per me, ma con una struttura del genere, che non sembrava vacillare nemmeno se scontrata, le libellule avrebbero potuto ottenere un'altra vittoria, quel pomeriggio.
In realtà, negli ultimi tempi, non era così difficile da ammettere che le libellule si meritavano di vincere delle sfide. Negli anni passati, a questo punto dell'estate, la mia squadra sarebbe già stata così demoralizzata dai continui fallimenti che non si sarebbe nemmeno impegnata così tanto quanto stavano facendo in quel momento.
Sembravano tutti felici ed, in un certo senso, ero felice anch'io. Sapere che Bianca continuava ad essere la solita patita per la vittoria e per il gioco di squadra e per supportasti a vicenda e per fare sempre del proprio meglio rendeva più leggera la mia agonia.
Erano passate settimane dalla sera al lago, ma ogni giorno che passava, invece di dimenticarmi quel bacio e passare oltre, ci pensavo sempre di più. Le continue chiacchierate con Kai e Alex avevano iniziato a farmi pensare che forse mi stessi sbagliando. Forse avrei dovuto lasciar perdere Luca, seppellirlo in qualche angolo della mia mente per non tirarlo fuori mai più. Forse avrei dovuto lasciar che la relazione fra me e Bianca avesse una possibilità, prima di decidere che non volevo avere nulla a che fare con lei.
Perché non era vero, volevo avere tutto a che fare con lei.
Ogni mattina che passava, ogni gioco a cui partecipavamo, mi ritrovavo a guardarla sempre di più. Era come se i miei occhi non riuscissero a staccarsi dalla sua figura, seguendola in ogni suo più piccolo movimento.
La ascoltavo parlare con gli altri, anche quando facevo finta di star dormendo o di star preparando qualcosa. La vedevo sorridere e scherzare con loro, per poi tornare subito tutta triste e scorbutica con me e devo ammettere che ormai ero stanca di quel tira e molla.
Non mi ero mai comportata in questo modo con Luca.
Quindi, forse era arrivato il momento di fare il primo passo verso di lei.
«Io invece penso che abbia molto bisogno di te.» La voce di Alex mi riportò alla dura realtà. Il primo passo verso Bianca sembrava essere più un'intera scalata che altro. «Siamo ancora indietrissimo e non possiamo lasciare che le altre squadre vincano.»
Se volevo iniziare a riottenere la fiducia di Bianca - se mai l'avevo avuta - quello era un ottimo punto da cui iniziare. Non c'era nulla a cui Bianca teneva di più della vittoria.
«Beh, allora dobbiamo assolutamente metterci al lavoro. Non possiamo lasciare che Emma ci sorpassi» dissi, mezza ironica, mezza cercando di sembrare seria.
Mi accucciai vicino alla pila di stecchi che sembravano essere stati preparati per essere utilizzati prima della richiesta d'aiuto improvvisa.
«Che cosa devo fare? Attaccarli insieme con lo scotch?» chiesi, guardando prima la costruzione che avevano già iniziato e poi i pezzi che mi trovavo davanti.
Gli altri due sembravano essere caduti in un silenzio sconvolto. Forse perché non si aspettavano che io accettassi veramente di partecipare.
Alzai gli occhi al cielo, per poi fissare Bianca. «Allora? Vogliamo metterci al lavoro o continuano a battere la fiacca per un altro po'?»
Lei parve come uscire da una trance, tutta intorpidita. Guardò i pezzetti di legno che ora tenevo fra le dita e annuì. «Sì, con lo scotch va bene. Ma stai attenta a metterli ben uniti, non ci devono essere spazi fra l'uno e l'altro» spiegò, mettendosi al mio fianco, pronta per tornare all'opera.
Alex, con fare molto incredulo, borbottò un «Okay, allora visto che è tutto apposto io me ne vado» prima di allontanarsi da noi, fingendo ancora di tenersi la pancia dolorante.
Bianca ed io rimanemmo in silenzio per molto tempo, rivolgendoci qualche parola solamente per decidere chi avrebbe fatto cosa o come avremmo posizionato il piano successivo della torre. Sembrava non voler nemmeno incontrare il mio sguardo.
Quando Sarah, con il suo solito fischietto alla bocca, annunciò che la parte di costruzione era finita e che avremmo dovuto decidere quale duo avrebbe presentato la propria opera in vice di ogni squadra, io non ero ancora riuscita a dire qualcosa di intelligente a Bianca.
Avrei davvero tanto voluto farlo, ma la verità era che non sapevo proprio da dove cominciare. Avrei dovuto chiederle scusa, questo lo sapevo più che bene, ma non avevo idea del come avrei potuto farlo. Di come avrei dovuto farlo.
Non ero mai stata brava a chiedere scusa, figurarsi per qualcosa di così importante e a qualcuno di così importante.
Avevo già scavato una fossa per quella relazione, ora non volevo buttarmici dentro da sola.
Cercai Alex per la stanza, forse lui avrebbe potuto aiutarmi in qualche modo, ma sembrava essere sparito da qualche parte, lontano dalla mia vista.
Prima che potessi pensare a qualcosa, Bianca si era già alzata, dirigendosi verso le altre libellule.
Alla fine, senza alcuna sorpresa, decidemmo di presentare la torre di Bianca e Alex.
E, con ancora meno sorpresa, i due si aggiudicarono il primo posto in quella competizione.
Ero al suo fianco quando i vincitori furono annunciati e, per qualche secondo, mi era sembrato che si fosse scordata del nostro litigio e che stesse per buttarmi le braccia al collo, in un abbraccio estasiato. Ma non lo fece.

Summer Nights ☆ {GIRLxGIRL}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora