Settembre ☆ Bianca

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«Mi dispiace per prima, non so perché ho reagito in quel modo. Avrei dovuto cercare di trattenermi.»
Federica, subito dopo che Erica si fu allontanata da noi, mi aveva messo una mano sulla spalla, cercando di consolarmi con la prospettiva di saltare scuola per fare qualcosa di più divertente. Diceva che l'ultima cosa di cui avevo bisogno in quel momento era stare seduta ad un banco di scuola per cinque ore filate, senza avere nessuna vera distrazione dai pensieri che mi giravano per la testa. Avrei finito per non ascoltare nemmeno una parola dei professori, ma a vivere in un loop continuo quei pochi minuti fuori scuola. E forse aveva proprio ragione.
Si era offerta di scrivere lei stessa alle altre, ma decisi che era arrivato il momento di riaccendere il telefono e fare una spiegazione sul nostro gruppo. Come potevo immaginarmi avevo molti messaggi non letti ed alcune chiamate perse, la maggior parte delle quali da parte di Erica. Avevo cancellato velocemente tutte le notifiche, cercando di non ripensare a lei e avevo scritto alle mie amiche di non preoccuparsi, che mi sentivo ancora male dalla serata precedente e che Federica mi stava aiutando.
In quel momento, sedute ad un tavolo di un McDonald completamente vuoto, con un McFlurry fra le dita alle nove del mattino, non riuscivo nemmeno a guardare in faccia la ragazza che mi conosceva da nemmeno ventiquattro ore e che aveva dovuto assistere già a due mie scenate. Come avrei potuto farle credere che solitamente non mi comportavo in quel modo? Che solitamente non provavo così tante emozioni da vomitare e piangere e perdere la vista?
«Non sono qui per giudicarti.» Scosse la testa lei. «Non ho nemmeno idea di che rapporto ci sia fra te e quella ragazza, che cosa abbiate passato insieme e che cosa ti abbia detto, ma sono sicura che ci sia una buona ragione se ti ha fatto stare così male.»
Rimasi in silenzio per qualche secondo, rigirando il cucchiaio di legno dentro al gelato. «È una questione molto complicata. Anche le altre non sanno nulla di lei, ci siamo conosciute quest'estate.»
«Non c'è bisogno che tu mi spieghi nulla, se non hai voglia di parlarne va bene così» disse Federica allungando una mano e appoggiandola sopra la mia, stringendo con forza per qualche secondo prima di allontanarla.
«Mi sento comunque di doverti una qualche specie di spiegazione. Insomma, ho fatto la pazza davanti a te sin dal primo momento in cui ci siamo conosciute e ora mi sto addirittura facendo offrire da mangiare, mi sembra scortese fare finta di nulla» borbottai tutto d'un fiato.
Lei si strinse nelle spalle. «Forse è scortese, ma non mi importa. Se raccontarmi di lei ti farebbe stare meglio allora sono tutte orecchie, ma se non te la senti sono pronta a parlare di qualsiasi altra cosa. Tipo del fatto che quella roba zuccherata fa davvero schifo e non ho la più pallida idea di come tu faccia a mangiarla a quest'ora del mattino.»
Una piccola risata proruppe dalla mia gola, senza che io riuscissi a fermarla. Sembrava un suono alieno e sbagliato da produrre dopo quella che probabilmente era stata la litigata peggiore della mia vita, ma questo non mi fermò. Anche Federica mi sorrise, tutta contenta di essere riuscita a sollevarmi il morale.
Ma sapevo che, per quanto avrei potuto fare finta di nulla, una parte della mia testa sarebbe sempre stata da un'altra parte. Sarebbe stata con Erica, ripensando a quell'estate, ripensando alla nostra discussione, ripensando a quelle parole che mi aveva rivolto e che mi stavano facendo soffrire da matti.
Forse avrei dovuto scriverle subito, prima che lasciasse la città. Chiederle di rivederci, di parlarne con calma. Perché io certamente non volevo lasciarla, stavo solamente passando un periodo di buio più totale, alla ricerca di qualcosa che sembrava mancarmi. Come potevo raccontare alle mie amiche di Erica e me se non sapevo con esattezza chi fossi io?
Avevo bisogno di tempo per pensare, forse se glielo avessi spiegato avrebbe capito, si sarebbe risolto tutto. Ma una parte di me mi sussurrava all'orecchio che non era una buona idea, era troppo arrabbiata per ascoltarmi, troppo immersa in sé stessa per capire che cosa mi stesse succedendo.
Quindi decisi che per il momento avrei ignorato il problema.
«Ancora non mi hai detto che cosa facevi davanti a scuola. Tu non vai in un altro liceo?» chiesi a Federica, mandando giù un paio di cucchiaiate di McFlurry.
«Sì, lunga storia resa breve: ieri sera mi hai fatto preoccupare molto e volevo accertarmi che tu stessi bene, ma non avevo il tuo numero quindi ho dovuto fare alla vecchia maniera» spiegò lei tutta sorridente, come se fosse stata una cosa che chiunque avrebbe mai fatto.
Ridacchiai di nuovo, portandomi una mano davanti alla bocca. «E non potevi semplicemente chiederlo ad una delle altre? Ti avrebbero lasciato il mio numero senza problemi.»
«Non sarebbe stato molto corretto da parte mia!» si difese lei, anche se stava per mettersi a ridere. «Non potevo sapere se tu saresti stata d'accordo col farmi passare il tuo numero di nascosto. E comunque, hai tenuto il telefono spento fino ad ora quindi non sarebbe cambiato proprio nulla, mi sarei presentata sotto la tua scuola a prescindere.»
«Va bene, va bene, ti lascio avere ragione. E ti ringrazio, non è una cosa così scontata che tu stia sprecando il tuo tempo a stare dietro a me.»
Per qualche motivo, all'improvviso, mi dissi che sì, capivo che cosa le mie amiche avevano visto in quella ragazza, che cosa le aveva attratte a lei e rese inseparabili per tutta l'estate. Non mi sentivo più gelosa di lei, come se avesse potuto rubare il mio posto da un momento all'altro. Sembrava più interessata a diventare mia amica che la mia sostituta. E la cosa mi rendeva alquanto felice.

Summer Nights ☆ {GIRLxGIRL}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora