Capitolo 44 ☆ Erica

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*NB*

Questo capitolo (e anche il seguente, in realtà) contiene l'inizio di una scena più spinta e molte frasi cringe, se non vi va di leggerlo potete tranquillamente saltare al capitolo 46!
Buona lettura.

Avere Bianca a girovagare per la mia stanza mi faceva uno strano effetto. Non ci sarebbe dovuto essere nulla di strano in una situazione del genere, ma lei sembrava appartenere alla mia vita al campeggio, non a quella di tutti i giorni. E anche se non poteva sembrare, tendevo a tenere separate le due.
Ma non volevo che Bianca vivesse solamente in metà del mio mondo. La volevo in qualsiasi posto. Sempre e comunque.
«Vieni qua» le dissi ad un certo punto. Stava osservando con grande intenzione una delle mensole sopra la scrivania dove tenevo una serie di cd e dischi. Ormai non li usavo da secoli e, probabilmente, avrebbero avuto uno spesso strato di polvere sopra se non fosse stata per mia madre e la sua ossessione per la pulizia.
La presi per mano, infilando le mie dita fra le sue, perdendomi in quel calore che sembravano emanare sempre e conducendola verso il letto matrimoniale che occupava metà della stanza.
Il suo volto era completamente rosso quando la spinsi a sedersi sul bordo del materasso, sedendomi su di lei, le ginocchia appoggiate ognuno ad un lato dei suoi fianchi. Negli ultimi giorni avevo scoperto essere una posizione molto comoda.
«Perché stai arrossendo così?» la presi in giro, arrotolandomi una ciocca dei suoi lunghi capelli fra le dita. Erano così morbidi e potevo sentire l'odore dello shampoo al limone che usava già a centimetri di distanza. I miei capelli non riuscivano mai a restare così aromatizzati, perdevano ogni odore dopo poche ore, chissà qual era il suo segreto.
Bianca mi diedi un piccolo pizzicotto sulla coscia. «Come posso non essere in imbarazzo quando ti comporti in questo modo?»
La sua voce era tutta seria e scontrosa, il che la rendeva ancora più divertente da prendere in giro.
«E io come posso non comportarmi in questo modo quando mi trovo davanti ad una dea scesa in terra?» le domandai, in parte scherzando, solamente per vederla arrossire ancora di più, in parte dicendo sul serio.
Non appena le mie parole ebbero il risultato sperato e le sue guance divennero due larghe pozze rosse, mi avvicinai per darle un piccolo bacio sulle labbra.
Era passato più di un mese dalla prima serata al lago e più di due settimane da quando ero stata ufficialmente perdonata. Certe volte mi sembrava che fosse passato molto più tempo, altre volte mi chiedevo se non stessi correndo un po' troppo. Ma ormai facevo fatica a mantenere il controllo intorno a Bianca.
Ad ogni sfida, ad ogni pasto, ad ogni mattinata in cabina, io non facevo altro che cercare il suo sguardo e desiderare un suo bacio, una sua carezza, una qualsiasi cosa. Mi sentivo così disperata, ma non volevo rovinare tutto solamente a causa dei miei ormoni impazziti.
Portarla nella mia stanza, lontano da tutto il resto del campeggio, era un po' un salto della fede, una prova, se così vogliamo chiamarla. Ma pensare che fosse una prova non mi piaceva affatto. Non c'era alcun modo in cui Bianca avrebbe potuto farmi cambiare idea su di lei, quella sera. Ero solo tanto disperata e pronta a giocarmi ogni mia carta in tavola. Tutto qua.
Lei non mi fece aspettare nemmeno un secondo prima di allungare lei stessa il bacio, riportando le sue labbra sulle mie, lasciando vagare la sua lingua ovunque le andasse a genio.
Iniziai a darle tanti baci per il collo, seguendo tutta la lunghezza di esso, dalle clavicole fin sotto all'orecchio in cui portava l'apparecchio acustico, dove mi fermai più del dovuto, giocando con il suo lobo. Era così morbido e non riuscii a trattenere la voglia di morderlo. Bianca lasciò uscire dalla gola un verso sorpreso, ma non disse nulla. Tuttavia, sentii il suo corpo irrigidirsi all'improvviso sotto il mio.
Mi allontanai di scatto, cercando con lo sguardo i suoi occhi. «Va tutto bene? Mi dispiace se ti h-»
«No, no, solamente non me lo aspettavo. Tutto qua» mi bloccò lei, scuotendo la testa. I suoi occhi erano lucidi e la faccia completamente tinta di rosa. Sembrava non starmi dicendo qualcosa.
«Sei sicura? Non ti voglio obbligare a fare qualcosa che non ti piace o che non vuoi fare» ritentai io, ma lei continuava a fare cenno di no con la testa.
Io continuavo a non crederle. Continuava ad evitare il contatto visivo e non sembrava per nulla a suo agio. Così rimasi in silenzio, aspettando che trovasse il coraggio di dire quello che doveva dire, sperando che capisse che non l'avrei mai giudicata, in alcun modo.
«Mi stavo solo chiedendo,» proruppe dopo un po', mordendosi il labbro fra una parola e l'altra. «posso farle anch'io, queste cose, a te?»
Le mie labbra si incurvarono verso l'alto, in un piccolo sorriso. «Certo che puoi. Puoi fare qualsiasi cosa tu voglia con me, Bianca. In effetti, perché non fai un grosso respiro, liberi la tua mente da tutti quei pensieri che ci girano sempre dentro, e non segui solamente il tuo istinto per i prossimi minuti?»
Se quello non era un chiaro invito, non capivo cos'altro potesse essere. Ora bisognava solamente vedere se lei lo avesse accolto con entusiasmo o se lo avesse tagliato fuori con freddezza. Era tutto nelle sue mani.
Mani che, all'improvviso, mi ritrovai sui fianchi, a spingermi sul letto, per poi posizionarsi ai lati della mia testa. Avrei potuto immaginarmi tanti scenari diversi, ma Bianca sopra di me, mentre io ero sdraiata sul materasso e lei mi sovrastava con una luce accecante negli occhi, era fuori da ogni limite della mia creatività.
Non ebbi nemmeno il tempo di registrare la fontana di capelli marroni che mi stava circondando e il calore del suo corpo sempre più vicino, che lei già mi stava baciando con più forza e più passione di quanto non avesse mai fatto prima. Le sue dita mi accarezzavano le guance, poi il collo, disegnando una lunga linea infuocata su tutto il mio corpo.
Le portai le braccia dietro la nuca, lasciando riposare le mani intorno al suo collo, cercando di farla avvicinare sempre di più.
Quando le sue dita finirono di percorrere il mio torso, arrivando alla vita dei miei pantaloni, Bianca si fermò, la presa tremolante intorno alla mia cintura.
Non sapevo se la sua fosse una semplice esitazione, una domanda o solamente una casualità, ma ero troppo presa dal momento per fermarmici a pensare sopra.
Slacciai la cintura, alzando il bacino e facendo sfilarla per tutti i passanti, lanciandola da qualche parte sul letto, alla mia destra.
Ma non avrei fatto più di quello, era solo una specie di messaggio, volevo che fosse lei a fare il resto, nei suoi tempi e con le sue condizioni.
Bianca sembrava titubante, aveva smesso di baciarmi e stava fissando la chiusura dei miei pantaloni come se fosse stata un'enigma irrisolvibile. Stavo per dirle che non doveva sentirsi obbligata ad andare fino in fondo, non c'era nessun motivo per correre, quando lei decise di agire.
Con più delicatezza di quanto pensavo sarebbe stato capace un essere umano, sbottonò l'unico bottone dei pantaloni, tirando giù la cerniera, fino in fondo.
Poi aspettò ancora.
E poi un pensiero mi trapassò la mente, veloce come un fulmine. Che stesse aspettando me? Che stesse cercando di capire se io ero okay con tutto quello?
«Hai tutto il mio consenso» le mormorai all'orecchio. «Se è questo che stai cercando. Altrimenti, la mia vagina è proprio laggiù, se ti sei persa.»
Lei rizzò la testa, tutta stizzita, a guardarmi con fare omicida. «Sto solo cercando di essere gentile. Se hai intenzione di continuare a fare la scema i-»
«Non serve che tu sia gentile. Te l'ho detto, no? Metti in atto tutto quei pensieri sconci che vagano per la tua testa e basta.»
Sembrava ancora turbata dalle mie parole, ma invece che rispondermi a tono, si limitò a tirare giù con forza i miei pantaloni, lasciandoli scorrere fino a metà coscia.
«Peggio per te, ora dovremo stare qui tutta la notte.»

Summer Nights ☆ {GIRLxGIRL}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora