Capitolo 35 ☆ Bianca

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Avevo sempre voluto vedere una stella cadente ed esprimere un desiderio al suo passaggio. Era una di quelle cose che non pensavo sarebbe mai potuta accadere sul serio. Eppure eccomi lì, intorno ad un piccolo fuoco, circondato da una serie di pietre, seduta su un tronco, insieme a tutte le altre libellule.
Per un brutto scherzo del destino, ero finita proprio davanti ad Erica e, anche senza volerlo, ogni volta che alzavo lo sguardo, mi ritrovavo a guardare i suoi occhi grigi.
«Allora, qualcuno conosce delle storie dell'orrore? Una spaventosa, però» proruppe ad un certo punto lei.
Mentre studiava tutti, alla ricerca di qualcuno pronto a cimentarsi nel ruolo di narratore, ignorò bellamente la mia presenza.
Ero un po' stufa di giocare a chi delle due riusciva ed evitare l'altra per il maggior periodo di tempo possibile.
Sapevo come stavano le cose fra di noi e avrei imparato a farmene una ragione, con il tempo. Dovevo imparare a farmene una ragione. Tuttavia, era pur sempre difficile sostenere il suo sguardo sapendo che io morivo dalla voglia di baciarla quando a lei non importava un fico secco di me.
Cercai di cancellare quel pensiero dalla mia mente. Solamente perché non era attratta romanticamente da me, questo non stava a significare che io avrei potuto non esistere e a lei non sarebbe potuto fregarne di meno. Non voleva dire che avremmo dovuto continuare ad evitarci fino alla fine dell'estate. Non voleva dire che non potessimo diventare amiche.
Uno dei ragazzi prese fra le mani una torcia, accendendosela sotto il mento e facendomi rinsavire dal mio treno di pensieri. Si era alzato in piedi sopra il tronco e, con quella luce giallognola ad illuminarlo dal basso, sembrava proprio uno spettro pronto ad ucciderci tutti.
Non avevo mai amato le storie dell'orrore e, anche se mi veniva raccontata da un bambino delle medie, avevo paura di finire per urlare davanti all'intera cabina.
«Si narra, ormai da secoli, che le terre in cui ci troviamo siano state macchiate con il sangue del diavolo, il quale scorre per il sottosuolo, dissetando le piante e gli animali che vivono nel bosco» iniziò a raccontare Edoardo, indicando con gesti teatrali la fitta boscaglia che ci circondava. «Di giorno non si può notare, ma con i raggi della luna queste creature iniziano a prendere vita e a vagare per i dintorni, facendo visita a chiunque osi passare per di qua.»
Razionalmente sapevo che una cosa del genere non poteva certo succedere davvero, ma qualcosa di freddo si fece comunque strada dentro le mie vene.
Quando vidi Kai, comparso da qualche parte nel bosco, avvicinarsi ad Erica per dirle qualcosa nell'orecchio e lei si alzò, seguendolo, decisi che era arrivato il momento anche per me di levare le tende da quel posto.
La mia paura per le storielle dell'orrore era quasi la scusa perfetta per raggiungere Erica, ma non l'avrei usata per creare altro disagio fra di noi. Sarei andata dietro di loro, ma solamente per mettere una pietra sopra a quell'imbarazzo che regnava fra noi due e cercare di riportare le cose a quello che erano state un tempo, prima del lago, prima del bacio. Quella era l'unica cosa che desideravo.
«Dove ve ne state andando, voi due?» chiesi una volta arrivata vicino a loro, forse sembrando un po' troppo arrabbiata anche se non era certamente mia intenzione.
Kai mi rivolse un piccolo sorriso, prendendo in mano le redini della conversazione. «Ci stiamo riunendo con gli altri caposquadra per vedere se qualche bambino vuole tornare a dormire prima e decidere chi li porterà in cabina. Torna pure dagli altri a divertirti.»
Erica, dal canto suo, non si era nemmeno girata e mi dava ancora le spalle. E non sembrava avere alcuna intenzione di farlo.
«È un problema se invece mi unissi a voi? Non ho veramente voglia di stare a sentirli mentre si raccontato storie di paura» borbottai io, cercando di fingere che esistessimo solamente io e Kai in quella conversazione. Non che Erica stesse facendo nulla per parteciparvi.
Lui acconsentì e, siccome Erica continuava a restare in silenzio, mi aggregai a loro per tutta la durata della loro breve discussione.
Non era nulla di eccitante, solamente una specie di estrazione per decidere chi sarebbe dovuto tornare al campeggio con il primo gruppo di ragazzi pronti ad andarsene a letto, che si era rivelato dover essere Danilo. In meno di due minuti tutti erano tornati ai propri gruppi, ai propri falò e alle proprie attività che avevano allestito. Da quanto avevo capito non eravamo gli unici a cui era stato proposto qualcosa di pauroso, ma altri stavano semplicemente chiacchierando fra di loro. Avrei veramente voluto essere in una delle cabine in cui si era optato per qualcosa di più tranquillo.
Anche Kai, una volta che tutti gli altri si furono allontanati, era tornato dalla sua squadra, ma Erica sembrava non avere alcuna intenzione di muoversi dalla piccola radura in cui si erano dati appuntamento i caposquadra.
«È un buon momento per parlare?» La sua domanda mi colse alla sprovvista. Non mi aspettavo che fosse lei la prima a rompere il ghiaccio e sopratutto non mi aspettavo che fosse lei a chiedere di avere una conversazione seria.
Infilai le mani dentro le tasche del Kiway che stavo indossando alla ricerca di calore, improvvisamente infreddolita. «Non ho certamente voglia di tornare dalle altre libellule e ascoltare Edoardo finire di raccontare quella storia.»
Era vero, ma la verità profonda era che mi sarei fermata a parlare con lei anche se in quel momento i campeggiatori stessero partecipando alla mia attività preferita. Tuttavia, dirglielo non era così facile come poteva sembrare.
Il mio cuore stava già impazzendo alla sola idea che, per anche solamente qualche minuto, la sua attenzione si sarebbe spostata nuovamente su di me, riconoscendo la mia esistenza. Non si era fermato a pensare a che cosa avrebbe potuto dirmi o a come si sarebbe potuta comportare verso di me. E non andava affatto bene.

Summer Nights ☆ {GIRLxGIRL}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora