Capitolo 38 ☆ Erica

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Il bosco sembrava quasi aver ingurgitato Bianca, facendola sparire nei suoi meandri. Le ero subito corsa dietro, ma sembravo non riuscire a restare al suo passo.
Non solo era buio e il terreno era dissestato, con radici e piante che crescevano da ogni dove, facendo ingarbugliare i piedi, ma Bianca si stava pure dirigendo dalla parte sbagliata, dove non avrebbe trovato nulla ad aspettarla se non qualche animale selvatico.
«Bianca!» mi misi ad urlare più e più volte, nella speranza che decidesse di rispondermi, ma lei sembrava non averne proprio intenzione. Ogni tanto scorgevo un pezzo della sua pelle o un lembo della maglia viola spuntare da in mezzo ai rami e ai cespugli, illuminato dalla luce argentea della luna, ma la distanza fra di noi sembrava non riuscirsi a colmare mai.
L'ultima delle mie intenzioni era farla arrabbiare in questo modo, a tal punto da farla scappare. Avevo pensato che un gesto, un bacio, le avrebbe detto molte più cose di quante non avrebbero potuto fare le mie parole e le mie scuse, ma era più che ovvio che mi ero sbagliata.
Sembrava quasi che la relazione fra di noi si fosse distrutta in mille briciole e che non avesse mai più potuto tornare completa come un tempo.
Tuttavia, non ero pronta ad arrendermi così facilmente. Ora che avevo capito quanto Bianca mi piacesse, non l'avrei lasciata andare via in quel modo, senza prima spiegare per bene i miei sentimenti e senza prima farle capire quanto mi sentissi veramente in colpa per quello che avevo fatto.
Non avevo alcuna scusante per i comportamenti che avevo mantenuto nei suoi confronti, ma speravo che in qualche modo sarebbe riuscita a comprenderli.
«Bianca!» chiamai l'ennesima volta, proprio prima di ritrovarmela davanti.
Per poco non le inciampai addosso: era seduta per terra, le mani strette attorno ad un ginocchio, la testa abbassata e il volto nascosto dai capelli scuri.
Mi abbassai verso di lei, notando solamente dopo pochi secondi il sangue che le usciva da quello che sembrava un taglio abbastanza profondo poco sotto la rotula.
«Cosa è successo? Ti sei fatta male?» le chiesi stupidamente mentre cercavo di analizzare la ferita. Era meno grave di quanto sembrasse, ma il sangue rosso sembrava non voler smettere di uscire.
Mi strappai un pezzo di maglia con i denti, ricavandone una lunga striscia di stoffa viola.
«Sono inciampata» mugugnò lei, la faccia ancora nascosta, ora leggermente girata di lato.
Scossi la testa, iniziando a fasciarle il ginocchio, srotolando più e più volte la stoffa intorno alla sua pelle. «Sei proprio incredibile, riesci a farti male in qualunque situazione.»
«Non è colpa mia, era tutto buio e non ho visto una radice» borbottò lei di rimando.
In quelle poche settimane al campeggio era riuscita a farsi male già più volte e, per quanto potesse essere stata colpa di quella radice, ero sicura che anche lei ci avesse messo del suo per finire con la faccia per terra. Non avevo mai conosciuto qualcuno di così maldestro come era lei.
La aiutai ad alzarsi, porgendole una mano che lei prese con molta riluttanza. Una volta in piedi, la sua faccia vicino alla mia, non potei fare a meno di sorriderle. «Ah, quindi non erano tuoi i piedi che ti hanno fatta capitombolare?»
Lei si dimenò tutta, tirando via la sua mano che ancora si trovava fra le mie dita.
Con il mento alzato e gli occhi socchiusi fece scattare la testa di lato, tutta impettita. «Come se te ne importasse qualcosa, torniamo indietro dagli altri e basta. Non ho più voglia di parlare con te per questa sera.»
«Mi dispiace davvero tanto Bianca» proruppi io.
Sapevo che, anche se diceva di non volermi parlare, lei mi avrebbe lo stesso ascoltata. E io dovevo farle sapere ogni più piccolo briciolo di verità. Non aveva alcun senso nascondersi ancora dietro a delle menzogne. Volevo farle capire quanto fossi dispiaciuta e quanto mi pentivo di ogni mia scelta in quegli ultimi giorni.
«So di aver ferito i tuoi sentimenti solamente perché avevo paura e che non ti meriti affatto un comportamento del genere. Tu sei... così perfetta. E io sono solamente una ragazzina stupida che non sa esprimersi ed è terrorizzata di seguire il suo cuore. Ti ho preso in giro perché sei un amante delle regole e sembri sempre soppesare con lentezza ogni tua mossa, ma certe volte sarebbe meglio essere un po' più come te e agire meno di impulso. Probabilmente queste sono le scuse più sceme che tu abbia mai sentito.»
Mi portai una mano ai capelli, troppo imbarazzata per poterla guardare negli occhi. Non mi sentivo così agitata davanti a qualcuno da molto, troppo tempo. Sembrava tutto così surreale, come se ci trovassimo in un altro mondo dove le uniche abitanti eravamo io e Bianca.
Lei sembrava starmi ascoltando sul serio e non aveva ancora proferito parola.
«Ci conosciamo da così poco,» continuai, «eppure mi sento come se fossimo cresciute insieme. E so che il mio comportamento non può essere scusato, non te ne avrò a male se deciderai che non vuoi più avere a che fare con me. Ma ti chiedo di provare a comprendere, se non come fidanzata, almeno come amica.»
Fra di noi cadde un lungo silenzio, interrotto solamente dall'aria fresca della notte che portava con sé tutti quei rumori della foresta - i rami che frusciavano al vento, una civetta lontana che cantava alla luna, un animale che vagava per il sottobosco alla ricerca di qualcosa da mangiare.
Amavo quelle notti estive in cui sembrava che l'uomo non valesse alcun nulla in mezzo a tutta quella grandiosità. In altre occasioni avrei amato portare Bianca con me, in una delle mi escursioni notturne che ero solita fare nelle notti più calde. Anche se, in realtà, ad una si era già unità da sola.
«Questo è il tuo modo di chiedermi di diventare la tua ragazza?» chiese poi Bianca, lasciandomi impietrita da quella domanda.
«Solo se tu vuoi che lo sia» mormorai di rimando, troppo impaurita per dirlo ad alta voce. Con Luca non mi ero mai comportata in quel modo. Non riuscivo a capire cosa mi stesse succedendo. Di punto in bianco sembrava che le mie gambe non avessero più la forza per reggermi e che la mia lingua avesse di colpo dimenticato come si parlasse.
«Ci penserò sopra.»

Summer Nights ☆ {GIRLxGIRL}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora