Capitolo 40 ☆ Erica

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«Cosa le hai detto? Voglio sapere parola per parola» mi praticamente ordinò Kai con voce perentoria, non appena seppe della mia ultima chiacchierata con Bianca.
All'inizio era stato un vero disastro, ma in un modo o nell'altro speravo di essere riuscita a farle capire quanto dispiaciuta ero.
Bianca aveva detto che ci avrebbe pensato sopra, non aveva detto che non mi avrebbe perdonata mai e poi mai. Era già un passo avanti.
«Non mi ricordo le parole esatte.»
«Beh, cerca di ricordare.»
Ci trovavamo nuovamente nello sgabuzzino, il quale stava ormai diventando oggetto dei miei incubi. Non esagero a dire che ho passato più tempo lì dentro quell'estate che in qualsiasi altro edificio del campeggio.
Questa volta, però, avremmo dovuto fare molto presto a trovare quello di cui avevamo bisogno: erano necessari solamente una dozzina di sacchi a pelo e sapevo esattamente dove li avremmo potuti trovare. Dovevo solamente ricordarmi dove avevo messo la scatola giusta.
«Sono passate tipo dieci ore, Kai. Come posso ricordarmi le parole esatte? Comunque, non era un discorso degno di nota, questo è certo. Mi sono decisamente meritata quello schiaffo» dissi, borbottando le ultime parole. Non mi aveva nemmeno fatto male, ma il solo ricordo faceva riaffiorare alla mia mente quanto una stronza ero stata con lei.
«Sì, su quello non posso che concordare con t-»
«Kai!» lo interruppe una voce femminile, proprio fuori dalla porta dello sgabuzzino. «Sei qua dentro?»
«Che cosa ci fa qua? Le hai detto tu di venire?» bisbiglia a lui, cercando di non farmi sentire. Quella era la voce di Bianca.
«No, certo che no» mormorò di rimando lui, per poi alzare la voce. «Sì! Sono qua dentro!»
Bianca stava per entrare, la maniglia dell'uscio già abbassata. Ed io, d'istinto, decisi di nascondermi.
C'era una specie di muro di scatoloni che divideva in due la stanza e, infilandomi in un piccolo spazio fra la parete e la suddetta muraglia, per poi rannicchiarmi, riuscii a rendermi del tutto invisibile.
«Che cosa stai facendo?» mi chiese Kai, ma io lo zittii subito, intimandogli di non dire una parola a Bianca sulla mia presenza.
Il fatto che fosse venuta a cercare Kai poteva stare a significare solamente una cosa. Nonostante avessero iniziato ad avere interazioni più amichevoli, negli ultimi tempi, sapevo benissimo che Bianca non stravedeva per Kai e non sarebbe mai venuta apposta solamente per fare due chiacchiere con lui. Non dopo il giorno in cui l'avevo baciata, di nuovo, senza il suo consenso, e le avevo rivolto delle pessime scuse.
Sentii la porta che si apriva, le scarpe di Bianca che facevano scricchiolare il pavimento ormai da sostituire. «Sei occupato?»
«Più o meno. Avevi bisogno di qualcosa?»
Dovetti trattenermi dal darmi uno schiaffo in faccia. Ovviamente Bianca aveva bisogno di qualcosa. Era così stupido.
«Mi chiedevo se potevamo parlare due secondi, ma non voglio rubare tempo dalle attività del campeggio» replicò Bianca.
Il mio cuore stava iniziando a martellare contro la cassa toracica. Mi portai le mani sopra di esso, come a poterne attutire il rumore, in caso Bianca avesse mai potuto sentirlo e scoprirmi dietro ad un ammasso di scatoloni.
Che cosa avrebbe detto se mi avesse trovato ad origliare una sua conversazione? Probabilmente mi avrebbe uccisa e avrebbe avuto tutto il diritto di farlo. Ma dovevo sapere.
Dovevo sapere che cosa pensava di me e della mia stupidità. Dovevo sapere quanto pensava fossi una stronza. Dovevo sapere se pensava potessi avere una possibilità di redenzione.
E avevo paura che non me lo avrebbe mai detto di persona.
«Certo, dimmi tutto.»
«Per caso... Erica ti ha detto qualcosa su di noi?» La sua domanda suonava insicura, quasi fragile. Non l'avevo mai sentita parlare in quel modo. Solitamente era sempre piena di sé, pronta a farsi valere, a qualunque costo, senza mai farsi mettere i piedi in testa.
Avevo sempre avuto questa immagine di lei, nella mia mente, che camminava con la schiena dritta e il mento alzato, pronta a distruggere qualsiasi cosa o persona si fosse trovata sul suo cammino.
Anche quando la trattavo di merda, lei era sempre pronta a sputarmi in faccia qualcosa, o a tirarmi direttamente uno schiaffo.
Quell'immagine stava iniziando a sgretolarsi, forse da più tempo di quanto non avessi creduto.
Kai non parlò, ma potevo immaginarlo mentre annuiva in silenzio.
«Okay... So che Erica è la tua migliore amica e non voglio certo cercare di mettere zizzania nella vostra relazione, però mi chiedevo se potessi dirmi tu cosa ne pensi. Insomma, se credi che Erica abbia intenzione di provarci sul serio o se sta solamente giocando di nuovo con i miei sentimenti» continuò Bianca.
Non mentirò, il fatto che non avesse alcuna fiducia in me faceva molto male. Ero stata io la prima a non rendermi degna di fiducia, ma dovetti comunque stringere i pugni e i denti per calmarmi.
Sapevo che Kai non mi avrebbe mai buttato sotto un treno in piena corsa, ma la sua risposta, così piena di sincerità, mi prese comunque alla sprovvista. «So che Erica non ti ha mai dato motivo di fidarsi di lei, ma credo che stia davvero facendo del suo meglio per rimediare al suo errore. È da giorni che non fa altro che parlare di te e anche se all'inizio non lo voleva ammettere, credo che tu le piaccia da tanto tempo. È solo un po' lenta a capire i suoi sentimenti, tutto qua.»
«Tu pensi che ci sia qualche speranza che abbia dimenticato Luca? Alex mi ha detto che erano molto uniti e che lei non è stata molto bene da quando si sono lasciati» chiese ancora Bianca, andando sempre più a fondo nella questione.
«È stata dura per lei, è vero. Però posso assicurarti che non era mai stata presa da lui come lo è con te. Sembra veramente trasformarsi in una persona diversa anche solamente quando vieni nominata in una conversazione. Per quanto possa valere la mia parola, credo che Erica non abbia mai fatto più sul serio di quanto non voglia fare con te.»
Questa volta fu il turno di Bianca di rimanere in silenzio. Sembrava come se fosse indecisa sul da farsi o che non sapesse come replicare.
Poi sentii un singhiozzo. E capii che non era in silenzio perché non sapeva cosa dire. Stava piangendo.
Mi portai una mano alla bocca, mangiucchiandomi un unghia dall'ansia.
«Oh, no no no» disse Kai, probabilmente avvicinandosi a lei. 
«Non piangere, andrà tutto bene. Vedrai che risolverete tutto. Dovete solo parlarvi.»
«È tutto così incasinato. Le ho tirato uno schiaffo, non so se vorrà parlarmi mai più» singhiozzò lei di rimando.
Kai stava facendo un pessimo lavoro. Invece di consolarla sembrava che le sue lacrime avessero iniziato a sgorgare ancora più intensamente.
Fu in quel momento che decisi che era meglio uscirsene allo scoperto.
«Puoi schiaffeggiarmi ogni volta che vuoi» fu l'unica cosa che riuscii a dire prima di abbracciarla.

Summer Nights ☆ {GIRLxGIRL}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora