Capitolo 37 ☆ Bianca

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Senza neanche accorgermene, mi ritrovai con una mano di Erica sulla mia guancia a tirarmi il volto più vicino al suo, le sue labbra attaccate alle mie.
Direi una bugia se non ammettessi di aver voluto fermare il tempo e vivere quell'esatto secondo per tutto il resto della mia vita.
Tutto il mio corpo si accese, infuocato, sotto il suo minimo tocco. Era come se ogni più piccola particella di me, iniziando ad agitarsi, rispondesse alla sua vicinanza.
Volevo baciarla di nuovo dal momento stesso in cui ci eravamo separate al lago, e ogni secondo passato da quelle sera mi aveva fatto sentire la sua mancanza sempre di più. Sembrava quasi di essere dentro ad un sogno, leggera come non mi ero mai sentita.
Le portai le braccia intorno al collo, avvicinando il suo corpo al mio, alla continua ricerca del suo calore. Volevo solamente sentire un'altra volta come le sue curve si sposassero alla perfezione con le mie in un incastro perfetto.
Le sue dita iniziarono a vagare per i miei capelli, per le mie orecchie, soffermandosi sull'apparecchio acustico, sul mio collo, mentre incespicando le sue gambe si aprivano intorno al mio corpo, facendo aderire i nostri bacini. Nessuno si era mai seduto in quel modo sopra le mie cosce e mai avrei pensato che una ragazza avesse potuto farlo. Ma tutto sembrava così giusto in quel momento. Tutto sembrava così perfetto.
Tuttavia, quella realizzazione mi fece tornare con i piedi per terra, finalmente metabolizzando cosa stessimo facendo. Non appena la ragione ebbe la meglio sui miei sentimenti, mi tirai subito indietro, spingendo le mie mani contro il suo petto per allontanarla.
«Che cosa stai facendo?» le sbraitai contro. «Ma che problemi hai?»
Cercai di alzarmi dal terreno per mettere più distanza fra di noi, ma lei mi bloccò, stringendomi la mano intorno al polso.
«Levami le mani di dosso! Non hai alcun diritto di toccarmi» continuai ad urlare, le guance calde e gli occhi che pizzicavano.
Pensava forse di potersi prendere gioco di me in quel modo? C'ero cascata una volta ma non avrei fatto nuovamente la stessa fine. Come poteva anche solamente pensare di tirarmi un'altra volta un tiro del genere? Non si sentiva minimamente in colpa per quello che mi stava facendo passare?
E io, ancora più stupida di lei, mi ero lasciata trasportare troppo in là dai miei sentimenti. L'avevo lasciata avvicinarsi troppo, l'avevo lasciata entrare nuovamente dentro la mia bolla, quando sapevo molto bene che non avrei dovuto farlo.
Lei sembrava voler dire qualcosa, ma era come bloccata, come se per la prima volta nella sua vita non riuscisse a trovare le parole.
«Non ti bastava avermi ferito una volta? Pensavo che stessimo andando avanti, che avessimo potuto tornare in buoni rapporti» singhiozzai io, sull'orlo di piangere.
Erica scosse la testa, prendendomi le mani fra le sue. «L'ultima cosa che volevo fare era ferirti nuovamente. Io-»
«Tu cosa? Pensavi che, baciandomi un'altra volta, saresti riuscita a cambiare i miei sentimenti per te? Che sarebbe stato come se nulla fosse successo? Che cazzo di problemi hai, si può sapere?» le urlai addosso io, senza nemmeno farla finire di parlare.
Con più forza di quanto era realmente necessaria mi dimenai fuori dalla sua stretta. Lei lasciò subito andare le mie mani, ma era ancora seduta sopra le mie cosce, troppo vicina perché io potessi ragionare con fermezza e pragmaticità come avrei dovuto fare.
«Bianca, puoi starmi ad ascoltare senza comportarti come un oca per qualche secondo?»
«Stai forse dicendo che sto facendo l'esagerata? Io non sto esagerando affatto, per tua informazione» sottolineai io. «Sei tu quella che si sta comportando come una stronza. Riesci ad avere una minima considerazione dei sentimenti altrui o pensi sempre solamente a te stessa? Non ho mai conosciuto nessuno così pessimo quanto te.»
Potevo sentire le mie orecchie e il mio collo diventare rossi, mentre la tristezza lasciava spazio ad una rabbia sempre più infervorante.
Se era stata ferita da quelle mie parole non lo diede a vedere. Anzi, si mise addirittura a ridere. A ridere.
Mi stava ridendo in faccia con così tanto gusto che non riuscii a trattenermi dal tirarle uno schiaffo sul braccio. «Smettila immediatamente.»
Probabilmente fu il peggior schiaffo della storia: mollo e lento, le fece praticamente una carezza, ma il mio obiettivo non era quello di farle del male, solamente di farla smettere con le sue prese in giro.
Ero così confusa da tutto quello che stava facendo Erica quella sera che non mi stupii nemmeno troppo quando la sua unica risposta al mio schiaffo fu un'alzata di occhi al cielo.
«Se solamente tu mi lasciassi il tempo di spiegare, forse non ci saremmo nemmeno stato il bisogno di alzarmi le mani contro» precisò lei, la voce ancora leggermente scossa dall'ilarità precedente. Ancora non riuscivo a capire che cosa ci trovasse di così tanto divertente in niente di tutto quello.
«Forza, allora. Illuminami sul perché io non debba mettermi ad urlare. Sono proprio curiosa di saperlo» dissi con tono più che saccente.
Lei si prese qualche secondo prima di replicare, passandosi ripetutamente la mano in mezzo ai capelli appena ritinti di rosso. «Sono stata una stupida, va bene?»
Annuii con forza, perché su quello non avrei trovato mai nulla da obiettare, ma lasciai che continuasse a parlare, visto che, dal suo tono di voce, sembrava aver solamente iniziato quello che sarebbe stato un lungo monologo.
«Quella sera, al lago, quando ti ho chiesto di lasciar perdere le regole e fare qualunque cosa volessi fare in quel momento, volevo veramente baciarti. E continuo a volerti baciare anche in questo momento.»
La interruppi, perché fu più forte di me. «Ma tu non provi nulla per me» esalai in un sussurro triste. «Hai tenuto molto a farmelo sapere, non posso certo dimenticarlo.»
Erica sembrava quasi rassegnata, addirittura triste. «Stavo mentendo, okay?»
Alzai un sopracciglio, il cuore che iniziava a battere sempre più velocemente. «Che cosa vuol dire che stavi mentendo?»
«Vuol dire che ti ho detto che non provavo nulla per te, quando in realtà provo molte cose per te. Ho solo avuto un ragazzo in tutta la mia vita e non pensavo di riuscire a superarlo così in fretta. Quando ci siamo baciate pensavo che avrei solamente rivisto il suo viso e che per te non avrei provato nulla, invece è stato proprio il contrario. Era come se Luca non fosse mai esistito. E la cosa mi ha spaventato, immagino. Così ho deciso che la soluzione migliore era scappare da tutto, ma ora non posso più farlo.»
«Quindi stai dicendo che, nonostante avermi vista soffrire come un'ossessa dietro di te, hai deciso che non aveva alcun senso mettermi al corrente che anch'io ti piacevo? Ripeto per la seconda volta questa sera: che cazzo di problemi hai?» le chiesi con rabbia. Quella non era la reazione che si aspettava, potevo vederlo nei suoi occhi, potevo vederlo nella sua schiena che pian piano si piegava su se stessa, allontanandosi da me.
«E ora cosa?» continuai imperterrita, finalmente capace di alzarmi dal suolo e scrollarmela di dosso. «Cosa pensi che io debba fare? Pensi che io ora debba fare finta di nulla e riappacificarmi con te? Sei proprio fuori di testa.»
Come una furia uscii da quella piccola radura, le mani strette lungo i fianchi, cercando con tutte le mie forze di non girarmi indietro a controllare se mi stesse seguendo.

Summer Nights ☆ {GIRLxGIRL}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora