Capitolo 6 ☆ Erica

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Dopo esserci riempite i piatti, feci strada a Bianca verso il tavolo dei capitani. Di solito non facevamo sedere nessuno al nostro tavolo, era uno dei pochi momenti in cui potevamo discutere dei preparativi per la giornata, anche se di solito c'era poco su cui discutere siccome Sarah ed Emma facevano sempre tutto da sole, senza mai chiederci qualcosa. Era più un momento di informazione, in cui ci mettevano al corrente dei piani per la giornata e poi noi avremmo fatto lo stesso con i nostri bambini. Per una volta avremmo fatto un'eccezione e accolto Bianca fra i nostri ranghi.
Ero sicurissima che mia sorella l'avrebbe amata. Erano tipo fatte l'una per l'altra: entrambe spocchiose perfettine con la mania del controllo.
Quando ci sedemmo sul pezzo di panca libera, proprio davanti a Kai, tutti la stavano fissando.
«Conosci le regole, Erica: niente bambini al tavolo» sentenziò Emma prima ancora che potessimo appoggiare i nostri vassoi.
«È la mia aiutante» mi limitai a risponderle, per poi rivolgermi direttamente a Bianca. «Lui è il famoso Kai» dissi indicando il mio amico. Lui fece un cenno con la mano.
Bianca lo guardò da capo a piedi con occhio indifferente. «Piacere.»
Forse giocare a cupido non era la mia migliore specialità. Forse Bianca aveva solamente bisogno di un po' di tempo. Speravo che Kai avesse preparato qualcosa con cui farla cadere ai suoi piedi senza che io dovessi intromettermi ulteriormente.
«Nessuno di noi ha degli assistenti, Erica» disse Emma, la voce dura. Io feci finta di non averla sentita ed iniziai a mangiare la mia porzione di latte e cereali. Stavano già diventando molli e non c'era cosa che odiassi di più al mondo.
Con la coda dell'occhio vidi Emma sbuffare e Sarah alzare un sopracciglio. Gli altri rimasero in silenzio, concentrati ognuno sul proprio piatto.
«Allora, i piani per oggi? Quali sono?» chiese Kai, girandosi verso le due ragazze più grandi. «Dobbiamo ultimare qualche preparativo?»
Certo, io gli servivo un'occasione per conoscersi con Bianca su un piatto d'argento e lui iniziava a conversare con quelle due.
Bianca, dovevo però ammettere, sembrava più interessata a cosa avevano organizzato per la prima giornata di campeggio che a rivolgere la parola a Kai, quindi forse non era stata un'idea così negativa.
«Pensavamo di iniziare con la gara delle canoe, poi lasceremo il pomeriggio libero. Stiamo preparando la caccia al tesoro quindi in questi giorni ci serve che stiano il più possibile nelle cabine e nei luoghi comuni, senza allontanarsi troppo dal campo» rispose Sarah, controllando una lista che aveva fatto su un foglio rosa. Potevo scommettere che avessero già stilato il programma di tutto il mese, senza perdersi nemmeno un giorno.
«Ma non è giusto! Non siamo ancora riusciti ad allenarci! Molti dei ragazzini nuovi non sanno nemmeno cosa sia, una canoa» si lamentò Danilo, che di ragazzini nuovi ne aveva molti e avrebbero potuto compromettere le sue probabilità di vincita con le loro scarse abilità.
Io non ero preoccupata, solo guardando la faccia inorridita di Bianca potevo capire quanto non amasse gli sport, probabilmente non avrebbe nemmeno voluto partecipare e questo ci avrebbe tolto qualche punto. Dovevo solo cercare di non far arrivare prime le altre libellule.
«Anche se non vincerai una gara non ti succederà niente» borbottai io, studiando la poltiglia di cereali e latte con il cucchiaio.
«Per una volta, concordo con mia sorella. Poi ci saranno altre gare con le canoe, non devi preoccuparti, Danilo. Vedrai che vi rifarete entro la fine dell'estate» replicò Emma.
Un urlo improvviso si alzò da uno dei tavoli più lontani dal nostro, dove solitamente si nascondevano i ragazzini più pestiferi.
Camilla e Sarah si alzarono all'unisono, per andare a controllare cosa stesse succedendo. I miei soldi erano puntati su qualcuno che aveva iniziato a lanciare il cibo contro qualcuno di un'altra cabina, giusto per far intendere lo spirito di questo campo estivo.
«Bianca, giusto?» chiese Kai, rivolgendosi alla nuova ragazza. Lei si limitò ad annuire mentre finiva di mangiare il suo yogurt. «Come te la cavi con la canoa?»
Alzai gli occhi al cielo. Fra tutti gli argomenti di conversazione che poteva trovare, aveva scelto proprio quello. Non avevo parole.
Bianca scosse la testa. «Non ho mai provato.»
«È abbastanza facile, vedrai che ci prenderai presto la mano» si intromise Danilo, chiaramente non capendo cosa stesse cercando di fare Kai. «Sopratutto se hai un compagno di canoa esperto.»
«Peccato che non sia nella tua squadra, allora. Avresti potuto insegnarle tu» lo presi in giro io, un piccolo sorriso sulle labbra.
Danilo non capì nemmeno che si trattasse di una frecciatina al suo ego. «Hai ragione. Se ben ricordo chi hai, nella tua squadra non c'è nessuno che se la cavi.»
«Erica non è così male, se la sa cavare sulla canoa» commentò Kai. Grazie tante del complimento, volevo proprio mettere in mostra le mie doti da rematore di canoe.
«Vorrà dire che sarà la mia compagna di barca, allora» sorrise Bianca, dandomi una piccola pacca sulla coscia. Le sue mani erano fredde, troppo freddo per essere estate, un lungo brivido mi percorse tutte le gambe e sù per la schiena.
«Non preferiresti non partecipare e rimanere a riva, per vedere come funziona?»
«Non partecipare ti toglie punti, Erica» puntualizzò Emma.
Bianca annuì. «Anche a costo di arrivare ultima parteciperò lo stesso, non voglio certamente far finire la squadra in negativo. Poi immagino di non essere l'unica a non essere mai salita su una canoa prima d'ora.»
Emma le sorrise e Danilo le volle battere un cinque, passando proprio sopra la mia testa. «Questo è lo spirito competitivo che ci piace qua!»
«Danilo ha ragione, spero che potrai insegnare qualcosa a mia sorella. Forse avere un assistente non è un'idea così malvagia» disse Emma, gli occhi che cercavano di sorridere, ma troppo stretti per farlo davvero.
Una campana risuonò nella distanza, ricordandoci che il tempo della colazione era già finito e che era arrivato il momento di radunarsi nell'anfiteatro per ricevere il piano della giornata dai capitani.
Mi alzai, sperando di riuscire a far cambiare idea a Bianca entro un'ora.

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