Capitolo 23 ☆ Bianca

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Prendere punti per la propria squadra si stava rivelando qualcosa di molto più difficile da fare di quanto non avessi pensato durante i primi giorni.
Ogni mattina, quando ci alzavamo, sapevamo che nel pomeriggio avremmo partecipato a qualche tipo di attività attraverso la quale saremmo stati giudicati e, a dire la verità, stava iniziando a diventare un po' stancante. Dovevi sempre tenere la guardia alta, mettere sempre a fuoco l'obiettivo, utilizzare tutte le tue forze per arrivare alla vittoria.
Per fortuna non ero una persona che si arrende facilmente.
Con le altre libellule, ci eravamo seduti vicino alla riva del lago, aspettando che i capisquadra finissero di confabulare e ci dicessero in che cosa avremmo dovuto gareggiare quel giorno. La vicinanza all'acqua mi faceva alquanto preoccupare. Sicuramente non ci avrebbero chiesto di raccogliere sassi o di contare quante papere riuscivamo a scorgere.
«Perché si stanno tutti togliendo i vestiti?» chiesi ad Alex. Stavano tutti indossando dei costumi da bagno e io non avevo idea del perché.
Alex alzò un sopracciglio, guardandomi dall'alto al basso. «Perché c'è la gara di nuoto? Pensavo che Erica te lo avesse detto, è passata questa mattina a spargere la notizia, mentre tu eri al bagno.»
Ovviamente aveva sparso la notizia mentre io non c'ero e se ne era convenientemente dimenticata, chissà perché non mi sembrava un errore fatto in buona fede.
Scorsi la folla alla ricerca della sua faccia fino a quando non la trovai, in mezzo agli altri animatori del campo. Sembrava si stessero dividendo i compiti per la giornata, ma pensavo di avere una buona scusa per interromperli. E poi Erica non sembrava molto interessata a quello che stavano dicendo in quel preciso momento.
Mi avvicinai come una furia, pronta a dirgliene quattro. La presi per il polso e la trascinai via, scusandomi con gli altri, ma avevo proprio bisogno di parlarle. La condussi al limitare della foresta, dove i sassi della spiaggia lasciavano posto alla terra fangosa e all'erba, ben lontano da tutti gli altri campeggiatori.
Qualche occhio ci stava già seguendo, probabilmente chiedendosi quale fosse il motivo della mia ira che si stava per schiantare addosso ad Erica.
«Non mi hai detto della prova» le sibilai addosso, portandomi le mani incrociate al petto.
«Perché avrei dovuto dirtelo? Non sai nuotare, non avresti comunque potuto partecipare.»
Assottigliai gli occhi. «Pensavo che stessimo iniziando a capirci.»
«Capirci? Riguardo a cosa?» Erica sembrava alquanto confusa. Ma stava fingendo. Sapeva benissimo a cosa mi stessi riferendo.
Forse avevo sbagliato a credere che il suo piano di farci perdere punti fosse solamente una messa in scena. Forse l'avevo sottovalutata. Forse avrei fatto meglio ad ascoltare gli altri e a non abbassare la mia guardia come avevo fatto quella mattina.
Mi ero ripromessa che quell'estate avrei fatto di tutto per regalare un anno di vittorie e felicità alla squadra delle libellule, spezzando quella specie di maledizione che regnava sulla cabina, forse avevo sottovalutato quel compito. Ma andava tutto bene. Ora che sapevo con che bestia stavo giocando, avrei giocato al suo stesso gioco, e l'avrei anche battuta.
«Stavi solo fingendo di voler partecipare attivamente alle prove, d'ora in poi, vero?» Le puntai un dito contro il petto, premendo il mio polpastrello a fondo nella maglia.
L'aria intorno a noi si era fatta quasi statica. Non era da me arrabbiarmi così tanto, ma mi sentivo veramente presa in giro. Pensavo che stessimo diventando amiche. Pensavo che... Beh, non importava quello che pensavo, mi ero sbagliata.
Erica mi prese la mano per il polso, spostandola con fermezza, ma non con forza, rimettendola al suo posto, lungo il mio fianco. «Di che cosa stai parlando? Pensi veramente che io abbia così voglia di impegnarmi per la cabina da mettermi a fingere di voler fare qualcosa?»
«Non lo so, da quello che mi hanno detto sembrava molto importante perdere a qualsiasi costo, per te» quasi le ringhiai addosso. «Pensavo che avessi iniziato a mettere apposto la coscienza e avessi deciso di dare una possibilità a questi poveri bimbi che vogliono solamente una competizione come si deve, senza una ragazza - praticamente adulta, tra l'altro - che deve tenere il broncio e non farli vincere solamente per un capriccio.»
«Wow, okay.» Alzò un sopracciglio. «Avevi molta rabbia imbottigliata dentro, a quanto pare. Sono felice di essere la tua valvola di sfogo, non fa bene tenersi tutta questa furia dentro di te.»
Non avevo nessuna rabbia imbottigliata dentro di me, ma a dirlo ad alta voce le avrei solamente dato una ragione in più per pensarlo.
Ingoiai la saliva che mi cresceva in bocca, rumorosamente, senza aver paura di darlo a vedere.
«E che cosa ti ha fatto scoppiare in questo modo?» chiese, interpretando il mio silenzio come un via libera per parlare. Mi stava ancora guardando, studiandomi, confusa da quella mia reazione. Stava quasi iniziando a farmi dubitare che fosse un'attrice così brava.
«Sapevi che c'era una gara di nuoto e non mi hai detto nulla. Ora non ho il costume da bagno e penseranno tutti che mi ritirerò dal competere e perderemo dei punti» la accusai io, senza trattenermi dall'alzare un pochino la voce.
Lei avrebbe potuto reagire in qualsiasi modo, non sapevo come avrebbe potuto reagire. Ma di sicuro non mi sarei aspettata che mi scoppiasse a ridere in faccia.
Il suo volto, da teso come era pochi secondi prima, si era trasformato in una maschera di ilarità, mentre lei si piegava in due dalle risate.
«Non c'è niente di divertente in quello che hai fatto» provai a dire io, ma lei mi bloccò subito, sventolandomi una mano davanti alla faccia, facendo segno di starmene zitta.
Quando si ricompose, mi disse: «Non hai proprio capito nulla.»
Alzai un sopracciglio. «Allora perché non mi spieghi tu che cosa non avrei capito, di grazia?»
Lei sembrava più rilassata, come se davvero prima le mie parole la avessero in qualche modo confusa o fatta preoccupare.
«Bianca, questa è una gara di nuoto e tu non sai nuotare» spiegò, come se stesse parlando con una bambina stupida.
«Lo so che non so nuotare, ma tu-»
«Bianca, non sai nuotare.» Mi mise le mani sulle spalle, stringendo le dita intorno alla stoffa della mia maglia. «Non ti ho detto nulla perché non c'era bisogno che tu ti preparassi. Ho detto agli altri caposquadra che non sai nuotare e non ci verrà tolto nessun punto. È per questo che ti eri arrabbiata? Perché non ti volevo far annegare in mezzo al lago?»
All'improvviso tutte le mie parole, la mia rabbia, la mia reazione esagerata mi fecero sprofondare in una pozza di nero imbarazzo, tingendomi le guance e le punte delle orecchi di rosso.
«Io- Io non ci avevo pensato» riuscii a balbettare dopo qualche secondo.
Erica, che sarebbe benissimo potuta essere arrabbiata con me, stava invece sorridendo tutta contenta. «Dio, pensare che fra le due dovevi essere tu quella intelligente.»
Scosse la testa, spostando la sua mano nella mia e intrecciando le sue dita con le mie, riportandomi verso il lago e i campeggiatori.

Summer Nights ☆ {GIRLxGIRL}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora