Capitolo 27 ☆ Bianca

711 33 12
                                    

Quando mi alzai, la mattina successiva al mio primo bacio, il sapore delle labbra di Erica aleggiava ancora sulle mie, come un fantasma.
Ogni volta che chiudevo gli occhi, la sua faccia vicino alla mia, le sue mani sul mio corpo, la sua lingua intrecciata alla mia, erano le uniche cose che riempivano il vuoto nero della mente.
Baciarla era stata la decisione più avventata che io avessi mai preso. Ma era anche stata la migliore di sempre.
Non mi ero mai sentita così completa come quando mi trovavo fra le sue braccia. Era qualcosa di difficile da spiegare a parole, ma il mio cuore non aveva bisogno di alcuna spiegazione.
Quello che volevo era soltanto riprovare quella sensazione per il resto della mia vita.
Volevo solamente sentire Erica così vicina un'altra volta, fondermi in lei fino alla fine dell'eternità, sentirla sorridere sulle mie labbra per un altro centinaio di giorni.
Una piccola parte di me si chiedeva cosa volesse dire tutto quello di me. Non avrei mai pensato di potermi innamorare di una ragazza - perché ormai era ovvio anche alla persona più ceca, ero innamorata di Erica. Mi ero sempre immaginata al fianco di un ragazzo, anche se non avevo mai trovato quello giusto per me. Forse non lo avevo mai trovato perché non esisteva, quella che il mio cuore stava aspettando era una ragazza.
Molte cose avevano molto più senso, ora che avevo scoperto questa parte di me. Ma non mi importava andare in fondo alla questione, in quel momento. Non mi importava di capire il mio orientamento sessuale. Sapevo che Erica mi piaceva ed era l'unica cosa che contava, per il momento.
Mi stiracchiai, pronta a vivere quella giornata, con ancora più entusiasmo del solito, solamente perché avrei potuto vedere Erica.
Ancora non sapevo cosa quel bacio significasse per la nostra relazione, non sapevo se volesse farlo sapere a tutti o se preferisse tenere la cosa per noi. Ma anche quello non mi importava.
Non mi aspettavo certo che saltasse giù dal suo letto a castello, salutandomi con un bacio a stampo davanti a tutta la cabina. Tuttavia non mi aspettavo nemmeno di trovare il suo materasso tutto in disordine, senza di lei fra le coperte.
Ero solita essere una delle ultime ad alzarmi, quindi era più che possibile che si trovasse già in bagno a prepararsi.
Non volevo chiedere agli altri se l'avessero vista, così aspettai che arrivasse l'orario della colazione.
Ma l'orario della colazione arrivò e di Erica non c'era ancora traccia. Per le prime ore della mattinata sembrava come sparita nel vuoto. Anche al tavolo dei caposquadra sembrava essersi diffusa una certa preoccupazione su dove fosse finita, ma sembrava che nessuno ne avesse un'idea.
Solamente alle dieci e un quarto, quando già tutte le altre cabine si stavano dirigendo alle loro attività mattutine, ci degnò della sua presenza.
Non avevo idea di dove fosse finita o di che cosa fosse andata a fare, ma una strana rabbia mi permeò il corpo, riscaldandomi dall'interno.
Come ho già detto, non mi aspettavo certo un bacio, ma nemmeno il trattamento del silenzio.
Una volta ricomparsa, l'unica cosa che le sembrava importare sul serio era spiegarci cosa avremmo fatto quella mattina. Non mi aveva rivolto alcun saluto. Per misericordia, sembrava non voler nemmeno incrociare il mio sguardo. Mentre parlava non si girava mai nella mia direzione, guardava tutti gli altri, passando oltre me una volta che i suoi occhi si avvicinavano troppo.
La rabbia si stava impossessando sempre più di me. Strinsi i pugni lungo i fianchi, per tutta la mattina, per evitare di iniziare una scenata davanti a tutti.
Il perché mi stesse trattando in quel modo sfuggiva ad ogni mia logica, ma sicuramente non lo stava facendo guidata dalla timidezza. Erica non era il tipo di persona da baciare qualcuno e poi ignorarlo dalla paura di cosa sarebbe potuto accadere in seguito. Non aveva alcun concezione di cosa volesse dire che ogni sua azione avesse una conseguenza, non si scervellava su una sola azione per tutto il resto della giornata. Lo capivo benissimo, perché io lo facevo.
Mi ripromisi che avrei fatto finta di nulla per quelle poche ore, poi alla fine della pausa pranzo, l'avrei bloccata, obbligandola a spiegarmi cosa cavolo stesse succedendo e perché mai si stesse comportando in quel modo.
Ma anche a pranzo, una volta entrati in mensa, lei sembrò svanire nel nulla, come ingurgitata dalla foresta stessa.
Quando mi girai e non la vidi più in mezzo al gruppo di libellule che stava salendo le scale verso la mensa, grugnii indispettita. Sembrava che quella fosse proprio una giornata no per me.
«Che cosa sta succedendo qui?» mi chiese Alex, al mio fianco. Mi stava guardando con occhi scuri pieni di curiosità e un piccolo sorriso sornione sulle labbra. In qualche modo sembrava già sapere più di quanto lasciasse ad intendere.
«Nulla.»
«Ha a che fare con Erica?»
Scossi la testa, con energia. «Ho detto che non sta succedendo nulla. E poi perché dovrebbe avere a che fare con Erica?»
«Vi state comportando tutte e due in modo molto strano, oggi. Di solito battibeccate sempre e non vi lasciate mai in pace. Oggi, invece, lei sembrava essersi scordata della tua esistenza e tu non facevi altro che incenerirla con lo sguardo» rispose Alex, con così tanta convinzione nella sua voce che non provai nemmeno a far finta che stesse dicendo delle cavolate. Sembrava impossibile da riuscire ad ingannare.
Gli promisi che avrei spiegato tutto più tardi, dopo aver mangiato, lontano dalle orecchie indiscrete degli altri. Dopo come mi aveva trattato, non mi chiesi nemmeno se ad Erica avrebbe fatto piacere o meno far sapere i fatti nostri ad estranei alla situazione. Così, io e Alex, ci rintanammo nella cabina delle libellule, seduti sul mio letto, mentre tutti gli altri erano fuori a godersi le ore libere sotto il sole del pomeriggio.
Non c'era alcun motivo per stare a tergiversare, così andai dritta al punto. «Credo di aver fatto un errore. Tipo un gravissimo errore.»
Alex alzò un sopracciglio. «Mi servirà sapere qualcosa di più per poterti aiutare. Sembri abbastanza... preoccupata.»
Appoggiai le mani sulle mie cosce, prendendo un grande respiro mezzo tremolante prima di aprirmi con Alex. «Erica e io ci siamo baciate, ieri sera.»
Dal canto suo, Alex, non sembrava affatto sorpreso da quella mia rivelazione. «Immaginavo che prima o poi sarebbe successo» assentì lui, portandosi una mano al mento e annuendo. «Anche se, forse, speravo non succedesse fino della fine dell'estate» aggiunse poi, gli occhi distanti dai miei.
Avrei voluto chiedergli perché dicesse così, ma non ne ebbi il tempo, Alex era già partito per la tangenziale. «Credo di sapere perché si stia comportando così, adesso. E credo anche che sia arrivato il momento di parlarti di Luca.»

Summer Nights ☆ {GIRLxGIRL}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora