Capitolo XXVIII

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Le mani tremavano e il cuore pulsava forte, tornai a sedermi sul divano dopo aver raccolto il telefono dal pavimento sotto lo sguardo indecifrabile di Max
<<Mi vuoi dire cosa succede?>> chiese preoccupato accomodandosi al mio fianco a me
<<Devo tornare in Italia con il primo volo disponibile. Devo tornare a Milano>>
<<Perchè? Ho fatto qualcosa?>> 
<<Non voglio coinvolgerti Max, è una questione di famiglia>>
Mi coprì il viso con le mani respirando profondamente 
<<Si tratta di mio nonno, è stato male mentre era  a casa ma è riuscito a chiamare l’ambulanza ed è in ospedale>> 
Le braccia di Max mi avvolsero subito e affondai il viso nella sua spalla
<<Ti accompagno io, con il mio jet. Non voglio farti volare da sola in questo stato>>
Mi tenne stretta a sè sussurrandomi che sarebbe andato tutto bene ma ciò non alleviava il mio senso di colpa, se avessi deciso di passare da Milano oltre che da Torino sarei stata lì con lui invece l’avevo lasciato da solo. 
Max riuscì ad organizzare un volo privato entro un’ora e io gliene fui immensamente grata, nonostante la mia scelta di partire con Charles non provava rancore nei miei confronti. Preparò un bagaglio leggero in caso di necessità e lasciammo casa sua per andare in aereoporto, mi sentivo distrutta emotivamente e fisicamente quella giornata era stata troppo intensa persino per me. Durante il volo Max stava al mio fianco e cercava di farmi parlare di tanto in tanto, passai quelle ore con la testa appoggiata sulla sua spalla ricordando a me stessa che qualunque cosa sarebbe successa lui sarebbe stato sempre lì. 
Max insistette per fermarsi a Milano con me ma non volevo, sarebbe stato difficile per me ma non volevo che la mia vita intralciasse i suoi impegni, così mi accompagnò in macchina fino all’ospedale e fino all'ultimo istante cercò di convincermi a farlo stare con me 
<<Posso fermarmi anch’io se vuoi Lisa, l’ultima cosa di cui hai bisogno è stare da sola, senza contare che sei uno straccio. Lascia che ti aiuti>> disse
<<Non è necessario, riposerò dopo, lo prometto>>
<<Quando lo capirai che a questo punto tu per me vieni prima di tutto?>> confessò 
In quel momento non avevo la forza necessaria per parlare anche di noi due ma sapevo che stava dicendo la verità e per me era la stessa cosa
<<Io…>> iniziai
<<Se ci fosse stato Charles al mio posto, l’avresti fatto restare vero?>> chiese
Quella domanda non fece altro che risvegliare i ricordi degli ultimi giorni con Charles, e il mio senso di colpa perchè dopo quello che avevo fatto con lui Max era ancora lì per me senza sapere nulla di quello che era successo
<<Ci vediamo a Monaco Max>> dissi trattenendo le lacrime
Lo baciai delicatamente sulla guancia e lo lasciai da solo. 

Guardarlo mentre la sua macchina si allontanava, sapendo che non sarebbe stato con me in un momento del genere non era facile ma era la scelta più giusta. 
Alla reception dell'ospedale chiesi subito il numero della camera e di parlare con qualcuno per accertarmi delle sue condizioni, al secondo piano trovai la camera ma prima che potessi aprire la porta un’infermiera mi fermò
<<Signorina Lisa, è la nipote giusto?>> chiese cordialmente 
<<Sì, alla reception mi hanno detto che avrei potuto fargli visita>>
<<Credo sia meglio farlo riposare, gli abbiamo somministrato qualche goccia di calmante per farlo dormire, né aveva bisogno>>
Non sarei riuscita almeno non in quel momento, ero l’unica famigliare presente in quel momento e avevano intenzione di intromettersi
<<Cos’è successo?>>
<<Non si preoccupi è riuscito a chiamare subito dopo la caduta e i soccorsi sono stati più che tempestivi, ha solo una frattura al naso ma nient’altro. La nostra preoccupazione è che ci sia qualcos’altro ma faremo ulteriori accertamenti. Le consiglio di riposare so che è venuta fin qui da Monaco>> mi consigliò 
<<Crede che sia un problema se aspetto qui che si svegli?>> 
<<Può stare qui quanto vuole, la verrò a chiamare appena si sveglia>>
Solo in quel momento mi resi conto di quanto ero esausta, mi stavo già pentendo di aver detto a Max di non rimanere, era l’unica persona che volevo al mio fianco. Mi lasciai travolgere dalla stanchezza e mi raggomitolai su una delle scomode sedie fuori dalla camera di mio nonno, chiusi gli occhi e riuscì ad addormentarmi tra le lacrime. 

Riaprì gli occhi solo dopo tre ore di sonno. ero tutta intorpidita a causa della posizione in cui avevo dormito, nessuno era in grado di darmi informazioni su mio nonno, sostenevano che aveva bisogno di altre ore per smaltire l’effetto del calmante e svegliarsi. A quel punto iniziai a crollare per la stanchezza. il dolore, l’ansia e Max che non era lì. Mi sedetti cercando di non scoppiare a piangere ma non riuscì a trattenermi. 
Le porte dell’ascensore infondo al corridoio si spalancarono e Max si precipitò verso di me, mi fiondai tra le sue braccia senza smettere di piangere, mi accarezzò le guance asciugandomi le lacrime e appoggiò la sua fronte sulla mia
<<Non te ne sei andato>> riuscì a dire tra i singhiozzi
<<Io tornerò sempre da te Lisa, sempre. Che io sia a pochi chilometri o in un altro continente troverò sempre il modo per farlo>>
Lo attirai a me e lo baciai, finalmente sentì di nuovo l’aria nei polmoni e sentì il mio cuore ricominciare a battere. Mi tenne stretta a sè e mi fece sedere sulle sue ginocchia, aspettò lì con me senza aggiungere altro mentre mi accarezzava i capelli e finalmente il dolore dentro di me era sopportabile. Appena mi svegliai incontrare i suoi occhi color ghiaccio mi fece sentire subito più leggera, inspirai il suo profumo e la sua stretta sui miei fianchi si fece più salda
<<Hai dormito anche tu?>> domandai sfregandomi gli occhi 
<<Un pò. Prima ero preoccupato, non rispondevi alle mie chiamate>>
<<Mi fa piacere che tu sia qui, mi fa stare meglio anche se sono preoccupata>> ammisi
<<Andrà tutto bene Lisa, te lo prometto>> mi strinse la mano intrecciando le nostre dita 
<<Provo a chiedere se riescono a farti entrare, tu aspettami qui>> disse 

Mezzora dopo un’infermiera mi concesse di entrare per una visita di circa quindici minuti 
<<Sarò qui fuori, okay?>> 
<<Grazie Max, non sai quanto io sia grata per quello che stai facendo>> 
Mi baciò dolcemente la mano ed entrai nella camera, non sapevo in che stato lo avrei trovato ma vederlo su un letto d’ospedale non sarebbe stato facile. 
Aveva il naso fasciato, dormiva con gli occhi chiusi mentre veniva costantemente monitorato il battito del suo cuore e l'ossigeno. Mi sedetti sul letto prestando attenzione a non fare rumore e strinsi la sua mano tra le mie, mi imposi di non piangere perché sapevo che non gli avrebbe fatto piacere, era stato lui ad insegnarmi che anche i momenti bui e le difficoltà devono essere affrontate con ottimismo, coraggio e un sorriso. Gli lasciai un bacio sulla fronte prima di uscire dalla stanza. 
Max mi aspettava  potevo leggere nei suoi occhi la sua preoccupazione
<<Dovremmo andare a casa tua e riposare un pò Lisa>> 
Non volevo lasciarlo, volevo essere lì quando si sarebbe svegliato ma non mi reggevo più in piedi 
<<Sì credo che tu abbia ragione Max>> mi appoggiai al muro, facevo fatica a camminare
<<Ehi>> disse avvicinandosi<<Da quanto tempo è che non mangi?>> 
Non avevo realizzato di aver trascorso ore senza mangiare e bevendo poco o niente
<<Sto bene Max, non preoccuparti>> lo rassicurai mentre aspettavamo che l’ascensore si liberasse 
Lo guardai e mi resi conto di quello che aveva fatto per me in quelle ore, mi aveva accompagnato in Italia, era rimasto e non aveva chiuso occhio per me, notai anche sul suo viso i segni della stanchezza. Max ricambiò il mio sguardo e sorrise leggermente. Avvolsi il suo corpo tra le mie braccia e feci scontrare le nostre labbra dolcemente. In quell’istante le porte mobili dell’ascensore si aprirono rivelando la figura dell’ultima persona al Mondo che avrebbe dovuto vedere quella scena. 

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