Capitolo XXXI

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Max’s POV 
Avevo solo bisogno di chiarirmi le idee, non sapevo come fossi finito nella camera di un’ospedale a raccontare la mia storia o meglio la nostra proprio a suo nonno. Al principio sembrava quasi strano ritrovarmi a parlare proprio con quell’uomo ma poi le parole avevano iniziato a scorrere e lui mi aveva ascoltato pazientemente per tutto il tempo e mi aveva dato qualche consiglio 
<<Davvero non vuole che chiami Lisa?>> chiesi per l’ennesima volta
<<Non esiterebbe a fiondarsi qui ragazzo, lo so bene ma adesso voglio aiutarti e tu hai un gran bisogno di parlare>> concluse 
<<Insomma cosa ne pensa di tutto ciò che le ho detto fino ad ora?>>
Lo aiutai a sistemare il cuscino dietro la sua schiena e finalmente replicò<<Penso che sia una bella storia e che sicuramente la vita vi ha fatto incontrare per un motivo preciso a Monaco a casa di Pierre ma è anche una storia di sofferenza perché entrambi ne avete passate tante ma nonostante tutto è tornata da te. Quindi perché ti rifiuti di lasciarti andare figliolo?>>
<<Il punto è che nella mia vita non ho mai provato niente di simile e nessuno mi ha mai dato ciò che mi ha dato lei ed è così bello che ho paura di rovinarlo. Sono sempre stato attorniato da amici,famiglia, fan eppure non mi sono mai sentito amato ma costantemente solo>> 
<<Cos’altro ti preoccupa?>>
<<Non riesco a credere che abbia scelto me, una persona che non sa cosa sia cosa sia l’amore perché non l’ha mai ricevuto e ho paura di perderla per questo>> riuscì a dirlo ad alta voce mentre le lacrime mi bagnavano le guance 
<<Non la potrai perdere…mai se la ami così tanto ragazzo mio, vieni qui>> 
L’abbraccio di quell’uomo anziano che conoscevo a malapena mi trasmise talmente tanto calore da farmi credere davvero alle sue parole 
<<Lei non capisce, sta per partire per gli Stati uniti e la perderò per sempre>> sussurrai singhiozzando mentre le sue braccia esili ma forti mi stringevano 

Lisa’s POV 
Cercai di trattenere le lacrime quando mi resi conto del fatto che sapeva della mia partenza, non sapevo come fosse possibile ma né era a conoscenza da tempo. Per un attimo valutai l’opzione di entrare ma in quel momento non aveva bisogno di me, la cosa migliore era che si sfogasse con una persona straordinaria come il nonno che sapeva darti sempre il consiglio giusto, ascoltandoti anche per ore se necessario. 
A quel punto tornai a casa, avrei aspettato lì Max fino a quando non sarebbe arrivato e dovevo trovare il modo per fargli capire quello che nel profondo già sapeva: io lo amavo in talmente tanto che a volte il mio amore per lui mi spaventava, era l’uomo con cui ero destinata a stare anche se non era stato il primo e la distanza geografica ci aveva già messi a dura prova ma ci aveva uniti ulteriormente. Volevo che capisse che non avrei mai e poi rinunciato a lui, la sua presenza nella mia vita era tutto per me, era come l’ossigeno per respirare. 

Così decisi di fare ciò che sapevo fare meglio per esprimere tutto ciò che forse a voce Max non aveva capito, presi un foglio di carta e stringendo la penna tra le dita, pensai a Max, ai suoi occhi, a come si curvavano le sue labbra in un angolo quando lo provocavo con le mie affermazioni stupide, a come abbassava lo sguardo sorridendo leggermente quando non sapeva cosa dire, anche se succedeva di rado. Poi pensai alla sensazione più bella al Mondo che lui mi aveva fatto provare, quella di stare tra le sue braccia, il calore del suo corpo contro il mio e il modo in cui le sue braccia mi avvolgevano proteggendomi da tutto e da tutti. Le parole iniziarono ad apparire sul foglio mentre la mia penna riempiva ogni spazio bianco fino a quando il foglio non fu completamente pieno e aspettai Max, sperando che tornasse, per minuti interminabili che sembrarono ore.

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