Blue boy-Anteprima 2

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Rosyln - Bon Iver & St. Vincent

Stava lì impalato davanti a me semplicemente indifferente, in silenzio senza lasciar trasparire alcuna emozione. Quegli occhi, gli stessi che per mesi si erano incatenati ai miei, avevano perso quella luce facevano brillare e scintillare le iridi dell'uomo che amavo.

Teneva le braccia rigide lungo il busto, senza provare a sfiorarmi, a stringermi tra le sue braccia per convincermi che ciò mi aveva fatto e che ci stava capitando non fosse vero. Dai miei occhi continuava a sgorgare un fiume di lacrime, una piccola parte del dolore e della tempesta che avevo dentro a cui lui sembrava totalmente indifferente

<<Dimmi qualcosa...basta solo una parola!>> urlai in preda alla disperazione mentre lui stava davanti a me imperterrito sulla soglia di casa <<Guardami Max! Perchè mi stai facendo questo?>>

Allungai una mano verso il suo viso ma lui allontanò da me

<<Non ho niente da aggiungere, voglio che tu te ne vada Lisa, faresti meglio a tornare dov'eri>>

<<Perchè lo stai facendo? Mi devi una spiegazione!>> replicai

<<Lisa devi andartene>>

Fu l'ennesima pugnalata dopo tutto ciò che era successo: le bugie, i fraintendimenti, le lacrime. Non si lasciò sfuggire altre parole mi guardò un'ultima volta cercando di trovare altre parole da dire ma scosse il capo, tornò in casa chiudendomi la porta in faccia.

Un dolore inspiegabile, mai sperimentato prima si diffuse in ogni osso del mio corpo, mentre il mio cuore bruciava, e il petto sembrava contrarsi impedendomi di respirare. Cercai di coprirmi il viso per provare a nascondere quella sofferenza ma in quel momento realizzai quanto fossi sola, avvolta dal silenzio della notte di Monaco, non avevo più niente, in preda a quelle sensazioni era come se stessi affogando.

Com'eravamo arrivati a quel punto? Perché aveva deciso di distruggermi, cancellando quello che avevamo costruito? Erano le domande che continuavo a ripetere nella mia mente. Il cancello della casa di Max si richiuse alle mie spalle mentre non riuscivo a smettere di piangere. Nessuno sapeva che fossi a Monaco quella sera, era notte fonda e io non ero nemmeno in grado di camminare, ero senza forze, annientata dal gelo che gli occhi e il corpo di Max mi avevano trasmesso.

Composi il numero dell'unica persona che in quei mesi non se n'era mai andata, lontano o vicino non mi aveva mai lasciata sola. Nonostante fosse notte fonda rispose dopo tre squilli, per qualche secondo non riuscì nemmeno a parlare

<<Lisa, cosa succede? Stai bene?>> la sua voce e il suo accento francese riempirono il silenzio dentro e attorno a me

<<Credo che sia davvero finita stavolta...non è più lui. Ora sono davvero sola, non ce la faccio. Non riesco nemmeno a respirare o a pensare lucidamente, io...>>

<<Stai tranquilla, calmati. Dove...dove sei adesso? Sei a casa?>> chiese allarmato

<<Sono qui a Monaco, fuori da casa sua. Vienimi a prendere ti prego, credo di non sentirmi bene>>

<<Non muoverti da lì. Sto arrivando>> concluse

Mi accasciai sul marciapiede, la superficie fredda del marciapiede scatenò brividi sulla mia pelle ma non sentivo più niente. Non riuscivo a smettere di piangere, ero incredula, sconvolta e per la prima volta dopo tanto tempo: vuota, con una voragine nella cassa toracica. Serrai gli occhi chiudendomi in quella sofferenza

Riaprì gli occhi quando i fari di una macchina illuminarono la strada e il marciapiede, lui scese dalla macchina a passo svelto, riuscì a intravedere i capelli scompigliati e la maglia con i colori del suo team. Riuscì a malapena ad alzarmi e le sue braccia muscolose mi strinsero mentre le lacrime rigavano ancora il mio volto

<<Ci penso io a te adesso, lasciati andare>> sussurrò mentre io tornavo lentamente a respirare

Mentre le sue mani mi tenevano ancorata al suo corpo mi resi conto di come all'improvviso il calore stesse iniziando a rianimare il mio corpo e di come il mio battito cardiaco fosse all'improvviso più veloce com'era già capitato in sua presenza ultimamente. Seppellì il viso nel suo petto, inalando il profumo famigliare dei suoi vestiti cbe ormai conoscevo da tutta la mia vita

<<Lisa dobbiamo andare, sei gelida, ti ammalerai così>> mi fece sollevare il mento accarezzandomi lo zigomo <<ti porto via da qui>> cercò di distogliere lo sguardo dal mio viso ma all'improvviso le sue iridi si spostarono sulle mie labbra

Inspirò profondamente mentre la distanza tra noi si azzerava <<mi ero ripromesso di non farlo mai più però sono stufo di pensare a cosa dovrei o non dovrei fare Lisa>>

Furono le ultime parole che pronunciò prima di far scontrare le nostre labbra, sospirai mentre mi accarezzava le guance e i nostri respiri si fondevano l'uno con l'altro. Lo attirai a me accarezzandogli i capelli, ricambiando il bacio ad illuminare i nostri profili solo le luci della macchina ancora accese che puntavano su di noi come dei riflettori. Dopo un tempo quasi indefinito si staccò da me posando un altro bacio sulle mie labbra e mi posò sulle spalle la sua felpa dell'Alpine mentre i suoi occhi blu cobalto non riuscivano ad abbandonare i miei. 

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