Capitolo XLII:parte II

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Mi svegliai solo qualche ora dopo, Max aveva ancora gli occhi chiusi e un’espressione serena sulle labbra, depositai un bacio delicato sulla sua fronte coperta in parte dai capelli facendo attenzione a non svegliarlo. Dopo aver preso una felpa grigia di Max dall’armadio mi “rintanai” in cucina a preparare una colazione abbondante per Max dato che quel giorno avrebbe dovuto allenarsi e avevamo in programma tantissime cose. 
Preparai una caraffa piena di spremuta d’arancia fresca e dei pancake proteici, concludendo con i frutti di bosco che riposi dentro due bicchieri in vetro, per strappare il primo sorriso della giornata a Max disegnai dei cuori e le nostre iniziali sui suoi pancake poi mi venne un’idea e ripensai a quando mi aveva fatto trovare la colazione fuori dalla camera a casa di Pierre perciò decisi di copiare la sua idea. 

Dopo aver lasciato il vassoio davanti a quella che ormai era diventata la nostra camera, mi cambiai i vestiti, era arrivato il momento di ricominciare a fare davvero ciò che amavo, mi mancava ballare: solo la musica che aleggiava intorno a me e quella sensazione di libertà che solo la danza riesce ad esprimere. Dovevo ricominciare a provare le mie coreografie e ad allenarmi con costanza, il tempo scorreva e si avvicinava sempre di più il momento di partire per gli Stati Uniti. 

Non avevo un’idea di quanto tempo fosse passato da quando avevo iniziato a provare ma ormai ero completamente sudata e accaldata ma per la prima volta da quando ero stata ricoverata sentivo l’energia che da sempre mi contraddistingueva scorrere dentro di me  e non riuscivo a smettere di sorridere anche se iniziavo ad avvertire un bruciore famigliare ai piedi dovuto dalle ore passate a provare. Ormai indossavo solo il top sportivo e una culotte a causa dell’alta temperatura del locale dove di solito si allenava anche Max. 
Provai la coreografia un’ultima volta e la parte acrobatica, le diagonali e le verticali, quando tornai con i piedi per terra, notai due occhi color ghiaccio intenti ad osservarmi dal vetro della porta d’ingresso alla stanza, Max stava fuori a guardarmi con la bocca leggermente aperta, gli feci segno con la mano di entrare
<<Da quanto eri lì? Potevi entrare…>> esclamai con il fiato corto
<<Preferivo osservarti in incognito>> ammise sorridendo beffardo poi si avvicinò accorciando la distanza tra noi <<Sei bellissima>> 
<<E sudata>> ammisi allontanandomi, in imbarazzo
Max riuscì ad afferrarmi un polso, attirandomi a lui, lo baciai senza opporre resistenza facendo scontrare con decisione le nostre labbra, mi sollevò dal pavimento facendomi allacciare le cosce attorno ai suoi fianchi, rabbrividì quando la pelle della mia schiena entrò in contatto con la superficie fredda del muro
<<Non sapevo che fosse il momento di provare le prese della mia coreografia>> sussurrai ironicamente 
<<In questo momento stavo proprio pensando a quelle>> rispose al mio orecchio 

Lasciò un’umida scia di baci sulla mia clavicola mentre le sue mani stavano già abbassando i miei leggins e io cercavo di togliergli la maglia ma un fracasso improvviso al piano inferiore interruppe quel magico momento
<<Siamo arrivati>> urlarono e riconobbi subito le voci i Pierre, Lando e George
<<Dimenticavo che quegli idioti hanno la chiave di scorta di casa mia>> disse Max facendomi ridere
Non riuscimmo a ricomporci in tempo e quando i ragazzi arrivarono iniziarono a prenderci in giro senza risparmiarsi
<<Dovreste mettere un cartello qui fuori quando fate certe cose ragazzi>> disse Lando facendomi arrossire dalla testa ai piedi
<<Credevo che la porta chiusa fosse sufficiente>> rispose a tono Max

Poi mi fiondai verso di loro che non esitarono un istante ad abbracciarmi e stringermi, era la prima volta che mi vedevano dopo il ricovero. Pierre avvolse deciso le braccia attorno a me e per un attimo vidi i suoi occhi velati di lacrime, aveva avuto paura di perdermi ancor più degli altri. Erano venuti da noi per darci il loro supporto per la giornata seguente in cui saremmo andati a Parigi per l’intervista e perchè sapevano che sia io che Max avevamo bisogno di loro così passammo la giornata tutti insieme divertendoci, chiacchierando, tra tuffi in piscina, allenamento per i ragazzi e cibo. 

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