CAPITOLO 4

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Ho riconosciuto la felicità

dal rumore che ha fatto

andandosene

Jacques Prévert

SETTE ANNI PRIMA

DEMON'S POV

Due settimane fa ho scoperto che andare a scuola è la mia attività preferita. È proprio piacevole ascoltare le lezioni mentre un dolce profumo di fiori d'arancio ti penetra le narici e due occhi azzurri ti guardano di nascosto. 

È meraviglioso accorgersi che due adorabili guanciotte si colorano di rosso quando le fai notare che ti sei accorto del suo sguardo su di te.

È stupendo sentire una voce delicata e fruttata che a ogni cambio d'ora ti racconta qualcosa facendoti sorridere o percepire il tocco delicato delle sue dita sulla spalla quando, durante la lezione, qualcosa non le è chiaro.

È talmente bello che ho intenzione di proporre alla preside di prolungare l'attività scolastica anche nel periodo estivo.

« Stella alzati dal letto >> le dico canticchiando mentre spalanco le tende della sua stanza per far entrare la luce

« Ma sei impazzito... >> borbotta sbadigliando << è ancora presto >> constata guardando l'orologio

« Non voglio fare tardi >>

« La scuola inizia tra due ore, deficiente >> ringhia seppellendo la testa sotto al cuscino

Mi avvicino non troppo silenziosamente, afferro quel sacco di piume dalla morbida consistenza e lo lancio dall'altra parte della stanza. 

Stella spalanca gli occhi dedicandomi un'espressione truce, afferra i bordi della coperta e la tira su fin sopra la testa.

« Devi. Alzarti >> le ripeto tirandogli via anche il manto pesante

« Si può sapere perché hai tanta fretta? >> domanda burbera

Si siede sul letto congiungendo le gambe al petto e ci poggia sopra il viso seppellito tra le mani. Una cascata di capelli bruni cadono sul davanti celando completamente il suo visino delicato.

« Non voglio fare tardi >> parlucchio facendole sollevare il viso di scatto

« Demon... ti sei alzato troppo presto per non arrivare tardi a scuola... qual è il problema? >> domanda sbadigliando

« Nessuno solo... >> scuoto la testa << niente... voglio sorprendere la Shaffer >>

Stella inarca un sopracciglio. Si sistema meglio sul materasso e mi scombina i capelli. La allontano e cerco di dargli nuovamente una struttura più elegante e definita.

« La professoressa sessantenne di matematica? >> chiede perplessa

« Sì... lei >> borbotto osservandomi la punta delle scarpe

« Demon... >> sussurra alzando un sopracciglio << te lo ricordi vero che sono tua sorella? >>

« Certo che me lo ricordo! >>

Ma per chi mi ha preso? Che sono un po' deficiente non lo metto in dubbio ma non fino a questo punto.

La osservo e dallo sguardo che mi dedica capisco che mentirle è praticamente impossibile. Ha quella luce strana che si libera dai sui occhi guardinghi che è un chiaro invito a parlare.

(IM)POSSIBILE AMARTI ~ la storia di DemonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora