CAPITOLO 33

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Spesso il piacere è un ospite passeggero;

ma il dolore ci avvinghia crudelmente.

John Keats

DEMON'S POV

I vestiti bagnati dalla pioggia di questa notte sono completamente appiccicati al mio corpo. Tremo leggermente mentre contemplo il cielo cupo e nuvoloso. La volta grigia e tenebrosa sembra voler impaurire chi la guardi eppure a me sembra meravigliosa.

Magnifica e possente nella sua pericolosità. Quando ero piccolo mia mamma raccontava a me e Stella sempre la stessa favola. Ci diceva che il cielo era in grado di capirci, di riflettere le nostre emozioni e soprattutto di non farci sentire soli.

Sosteneva che le stelle fossero anime buone volate in cielo e che tra loro, quelle che ai nostri occhi apparivano più luminose, erano i nostri parenti. Ogni persona vede alcune stelle più luminose di altre, ci diceva sempre, è una cosa soggettiva.

Così crescendo ho fatto quelle parole sempre più mie e quando mi sento solo o insicuro mi limito a fissarlo, aspettando una risposta. Questa notte ho osservato ogni stella con attenzione cercando quella che brillasse di più, cercando Pearl ma non l'ho trovata.

Avrei voluto chiedere a lei delle spiegazioni. Avrei voluto urlare contro quel puntino luminoso per chiederle se fossero vere le parole di Isaac. Avrei voluto chiederle se davvero mi avesse tradito o se invece fosse solo una bugia.

Avrei voluto chiederle di aiutarmi a capire i miei sentimenti per Stacey e dirmi se fosse disponibile a lasciarmi andare. Voglio solo mettere fine a questo dolore che non mi molla mai.

Lancio un'occhiata al cellulare, tra le mille chiamate perse e i messaggi non letti. Apro le chat distrattamente. Mia madre mi ricorda del compleanno di Kyla, Cody mi chiede di rispondere al cellulare perché è preoccupato e poi c'è il suo.

STACEY: Ciao Dem non voglio disturbarti ma solo sapere se stai bene.

STACEY: Sono preoccupata.

Sorrido mentre titubo per minuti infiniti sulla possibilità di risponderle e dirle di stare tranquilla. Glielo devo dopo il modo in cui mi ha visto ieri pomeriggio ma non sono in grado di farlo.

Quando voglio stare solo non riesco a compiere neanche un gesto banale come questo. Spengo il cellulare e lo infilo nella tasca dei pantaloni tornando a fissare il cielo terso.

Dei passi leggeri arrivano alle mie orecchie. Con la coda dell'occhio vedo i suoi capelli biondi ricaderle sulle spalle e ondeggiare leggermente quando si piega sulle ginocchia e, in silenzio, si siede accanto a me.

« Che ci fai qui? >>

Glielo chiedo senza guardarla eppure i suoi occhi che si spostano su di me li sento. Come percepisco le sue labbra tendersi in un sorriso triste.

« Mi ha chiamato Cody. Era preoccupato perché non rispondevi così ho pensato potessi essere qui >>

« Non c'era bisogno di preoccuparsi >> rispondo sincero << sto bene... volevo restare solo >>

Vedo il suo capo muoversi lento per annuire prima di rivolgermi uno sguardo triste e carico di apprensione.

« D'accordo allora me ne vado. Se hai bisogno però chiama, ok? >>

Sento il cuore battere velocemente quando la sento pronunciare quelle parole. L'idea di rimanere qui da solo adesso non mi entusiasma più. Voglio passare del tempo con lei. In silenzio, senza parlare, ma voglio avvertire la sua presenza al mio fianco.

(IM)POSSIBILE AMARTI ~ la storia di DemonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora