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HUNTER


«Chi è?» Chiesi ad uno dei miei buttafuori , Matt , il responsabile, indicandogli la ragazza nello schermo. Tristan mi guardò perplesso non riuscendo a spiegarsi il senso della mia domanda. Guardò prima me e poi il ragazzo fermo in piedi dinanzi al nostro tavolo mentre attesi trepidante che rispondesse, o perlomeno sapesse qualcosa sul conto di quella mora. «Allora?»

«Ma che vuoi che ne sappia...» lo giustificò Tristan ammonendo me «...passano così tante fighe da queste parti che è impossibile ricordarsi di una qualunque. No? Quante persone ci sono qua dentro? Trecento? Cinquecento? Hai dimenticato quant'è grande questo posto?»

Mantenni lo sguardo impuntato su Matt che osservò lo schermo cercando di ricordarsi di lei. «Ufff...davvero, non so chi sia e Tristan ha ragione. Entrano ed escono ragazze come questa ad ogni minuto che passa.»

«Ma tu sei del posto? La conosci? L'hai mai vista da queste parti?» Insistetti vedendolo scuotere la testa. Merda!
Dovevo sapere.

«No, mai vista. Ma se vuoi posso domandare a Karl.» Tagliò corto quasi lavandosene le mani.

Tesi ferocemente la mascella riponendo le mie misere speranze su Karl . «Chiamalo.» Gli ordinai affinché il ragazzo si presentasse nella mia zona vip mentre Tristan incominciò a parlare con Matt di varie questioni legate alla gestione. Mi appoggiai all'indietro sul divano ed iniziai a tamburellare impaziente con le dita sul rivestimento di pelle nera finendomi in un solo respiro l'ennesima sigaretta. Quella piccola stronza meritava una lezione e se soltanto l'avessi trovata...ah, cazzo, le avrei divorato quel musetto angelico che si ritrovava in un batter di ciglia.

«Matt, lo so che ci sono così tante troie da scopare qua dentro, ma il capo ha deciso che vuole lei! Chi siamo noi per contraddirlo?»

Tristan, rivolgendosi a Matt, mi lanciò una palese frecciatina che ovviamente ignorai non abboccando alle sue ridicole provocazioni , bensì, mantenendo la pacatezza e lo sguardo fisso sulla porta finché Karl fece il suo ingresso.

«Mi cercavate?»

«Vieni, entra!» Gli ordinai indicandogli lo schermo che si affrettò a guardare. «La riconosci?»

La scrutò per un po'. «In tutta onestà  non l'ho mai vista da queste parti, ma è entrata con la mia ragazza e le sue amiche. Era più piccola di loro.»

«E non le hai chiesto un documento d'identità ?Se non erro la tua ragazza ha ventidue anni!» Intervenne Matt riprendendolo con tono duro. «Questa ragazzina avrà sì e no diciotto anni al massimo.»

«Non ci ho pensato, non credevo fosse un problema.»

«Razza di idiota!» Lo insultò Matt prendendosela con lui mentre digrignai i denti interrompendo la loro inutile conversazione.

«Ora basta!» Sbottai alzandomi in piedi e dirigendomi a passo lento verso il ragazzo fissandolo diritto negli occhi nonostante capii che per lui fu un'impresa alquanto ardua reggere l'intensità del mio sguardo. «Voglio il nome di questa ragazzina. Adesso!» Lo sgridai facendolo deglutire in preda al panico.

«Certo signor Black.»






IVY

Con le braccia intrecciate al petto, infreddolita, camminai velocemente lungo le strade sconosciute, deserte e sinistre di Sacramento. Terrorizzata ed in preda al panico ero corsa via senza avvisare Maddy che probabilmente era in pensiero per me, sempre se si fosse accorta della mia assenza per quanto avesse bevuto. Non avevo soldi e la mia borsetta era rimasta dentro quel locale di maniaci, per cui, anche volendo non avrei potuto avvisare nessuno. Girovagai inconsciamente addentrandomi in strade mai percorse prima lasciando alle mie spalle vari isolati fino a che ebbi la netta sensazione che qualcuno mi stesse seguendo o peggio ancora, spiando in lontananza. Accelerai il passo guardandomi indietro ed assicurandomi che non ci fosse nessuno, anche se quella terribile sensazione mi accompagnò per gran parte del mio tragitto. Non potevo tornare a casa in quelle condizioni e non che sapessi in che direzione si trovasse casa mia. Ricordavo solo l'indirizzo dell'appartamento della nonna di Madison e quello, per il momento, sarebbe stato il posto migliore dove mi sarei potuta rifugiare nell'attesa che anche la mia amica mi raggiungesse.

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