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IVY


«Lussazione della terza falange a livello intermedio. Proprio qui!» Parlò il dottore analizzando la lastra mentre restai seduta sul lettino a guardarlo non capendoci niente. «Non è grave ma dovrò metterti una stecca cosicché tu non abbia modo di muovere il dito per qualche giorno e semmai il dolore non dovesse attenuarsi, dovrò prescriverti qualche seduta di fisioterapia. Non credo comunque che tu possa averne bisogno. Ti riprenderai velocemente.»

Annuii gettando un sospiro di sollievo. In compenso, ero pari con Lea. A proposito, chissà quanto avrebbe goduto vedendomi con la mano rotta. Sghignazzai tra me e me fino a che un'infermiere non giunse affine di mettermi il tutore regolabile e quando uscii dalla stanza del medico Hunter era lì in piedi nel corridoio, pronto a corrermi incontro.

«Allora?» Il suo volto incupito si illuminò all'istante vedendomi al che da spiritosa quale fossi gli mostrai il tutore.

«Mi sono rotta una falange, che guarda caso è la mia preferita!» Scherzai mostrandogli la stecca posta sul dito medio mentre lui si affrettò a stamparmi un bacio leggero sul dorso della mano, quasi a volermi guarire o perlomeno lenirmi la sofferenza.

Gli sorrisi e ricambiò appoggiando il braccio sulle mie spalle incamminandoci insieme verso l'uscita dell'edificio. «Meglio, così non potrai più mandarmi a quel paese.»

«Ho sempre l'altra mano.»

Stampò un lungo bacio sulla mia testa e poi acchiappò qualcosa dalla sua tasca dei jeans. «Ho qualcosa per te. Era rimasta solo questa al distributore automatico ma non appena l'ho vista ho pensato di prenderla. Ho quasi fatto a pugni con un vecchietto!»

«Hunter!» Lo rimproverai seppur felice del suo gesto «Per una barretta di cioccolato?»

«Sì, ma è la tua preferita.»

Ripensai al discorso con Ares. Ecco, quelli erano proprio i gesti che più amavo di Hunter. L'attenzione che prestava anche ai più miseri dettagli. Come quando gli avevo rivelato che non avevo mai visto il mare e lui mi ci ha portata a notte fonda, percorrendo più di quattrocento chilometri tra andata e ritorno. Conosceva e captava cose di me che sfuggivano a tutti gli altri e forse era vero che mi amava come Ares aveva affermato. Un po' a modo suo, sì, ma pur sempre nel modo più sincero fosse capace di fare.

«Posso portarti in un posto?» Chiese aiutandomi ad allacciarmi la cintura, al che, sollevai lo sguardo stupita. Non tanto per le sue parole, più che altro per i modi.

«Da quando in qua tu chiedi il permesso di fare qualcosa?»

Sorrise. I suoi occhi ambrati penetrarono nei miei fino a che ne restai incantata, e avrei passato il resto della vita a farmi desiderare così voracemente dal suo sguardo.

«Da quando ti sei scansata rifiutando il mio bacio.»

«Perciò d'ora in poi mi chiederai il permesso di baciarmi?»

«Peggio...» rispose secco «...non ti bacerò più.»

Sollevai le sopracciglia letteralmente spiazzata dalla sua specie di sfida. Chiuse il mio sportello e lo osservai passare dinanzi al cofano del suo veicolo affine di raggiungere il lato del conducente, dove si accese una sigaretta mettendo in moto l'auto. «Beh, te lo sei meritato...» incalzai vedendolo mugolare ed annuire divertito «...hai incominciato tu. La mia è stata solo una reazione alle tue azioni!»

«Ottimo.»

«Grandioso!»

«Tanto sarai tu a baciarmi! Ci scommetto le palle di Ares.»

HUNTERDove le storie prendono vita. Scoprilo ora