Storia ad alta tensione ‼️ Presenta scene di sesso, violenza e tossicità , per cui, se ritieni di essere sensibile a certi argomenti, ti consiglio vivamente di non incominciarla a leggere 🚫
I Keller sono considerati la famiglia più temuta e rispet...
Ero morto. Dilaniato. Una lotta con me stesso che per la prima volta stavo perdendo. Due giorni di insonnia, di agonia straziante, di dolore vivido ed incessante all'altezza del petto. Due giorni di vuoto totale in cui neppure l'alcool ingerito era riuscito a colmare la sua assenza, o perlomeno a lenirla dandomi un po' di tregua . Anzi, il pensiero di averla persa mi consumava e mi consumava e mi consumava costantemente e niente parve avere più pietà di me... Udii un fievole brontolo del cielo simile ad un basso gemito e capii che di lì a poco sarebbe piovuto. Aveva sempre piovuto dopo quella sera. Tutto mi riconduceva a lei. L'assenza di quella ragazzina mi stava togliendo il fiato, facendomi ricadere nella voragine di una vita così priva di emozioni. Costruita sul niente. D'un tratto parve perfino che tutte le mie cicatrici si fossero riaperte e sanguinassero su di me sotto forma di odio. L'odio che nutrivo per me stesso e di cui non ero mai riuscito a liberarmi. Non piangevo da quando ero piccolo. Non avevo versato una lacrima neppure quando erano morti mia madre e mio padre, eppure, percepii pulsarmi nelle vene l'istinto di farlo. Avevo sempre creduto che una volta vendicato mio padre sarei guarito, eppure, da quando l'avevo incontrata qualcosa stava sbiadendo. Ivy era una medicina. Una medicina capace di risanare l'oscurità che sovrastava la mia anima. Sospirai non riuscendo a trovare consolazione. Se solo avessi saputo ciò che quegli occhi marroni sarebbero riusciti a farmi, probabilmente non avrei mai voluto incontrarla...oppure, avrei voluto averla incontrata prima. Mi appoggiai allo schienale del divano e gettai in gola tutto l'alcool contenuto nel mio bicchiere serrando gli occhi affine di rilassarmi un po' fino a che udii la porta d'entrata aprirsi e riconobbi all'istante i passi di Tristan.
«Hey, bello!» Mormorò riempiendo un paio di bicchiere di scotch. Poi sostituì quello pieno con quello vuoto retto ancora tra le mie mani. «Credevo fossi al Karma.»
«Sono rientrato un po' prima.»
Gettò uno sguardo all'orologio. «Un po' troppo direi.»
«Quando sarai il mio capo potrai farmi queste prediche. Sino ad allora sei pregato di tapparti la bocca!» Lo guardai in malo modo prima di sgolarmi l'ennesimo bicchiere. «Vado a dormire, sono stanco.»
«Aspetta!» Mi fermò prima che potessi allontanarmi, al che, mi voltai a vedere che avesse di così importante da riferirmi. «Ero a cena con Luna Keller.» Strinsi i muscoli della mascella fino a che fece male quando udii quel cognome. «Non ha accennato nulla in merito alla cugina, ma data la mia insistenza ha promesso che l'avrebbe portata la volta successiva.»
«Non ti pago per intrattenere le puttane di quella famiglia, Tristan!» Sbottai perdendo le staffe e prendendomela con lui, usandolo come valvola di sfogo. «Voglio il nome della figlia di Jeremy Keller, non che scarrozzi in giro Luna per farla divertire. Sono stato chiaro?»
Non fiatò.
«Domani sera, dopo la festa al Karma, partirò per il Messico. Ho degli affari da sbrigare.»
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