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VICTOR


«Quanta fretta...» udii la voce di Abel alle mie spalle «...e quanta voglia di vedermi! Ti sono mancato così tanto dal nostro ultimo incontro? Qual buon vento ti porta in queste umili terre Victor?» Ridacchiò accomodandomisi di fronte.

Ghignai guardandomi attorno con fare ironico . «Non direi tanto umili considerando ristoranti come questi. Champagne? È eccellente!» Mi fissò diritto negli occhi, al che, afferrai la bottiglia che avevo precedentemente ordinato e gliene riempii un calice.

«Perché sei qui? E soprattutto, perché hai chiesto di vedermi?» Andò diritto al punto.
Sempre il solito impaziente.

«Potremmo almeno cenare come due vecchi amici prima di parlare di questioni più...» mi soffermai a cercare la parola più adatta per descrivere il caso «....delicate.»

«Tu ed io non siamo amici. Tu lavori per la stessa organizzazione per la quale lavoro io.»

Feci una smorfia dispiaciuta. «Oh, non dire così. Qualche volta bisogna essere modesti e prendersi i propri meriti. Dopotutto, sei tu che tieni in mano le redini dell'organizzazione .» Divenni serio stavolta. «Non oso pensare cosa accadrebbe se un giorno tu sparissi...pufff

Le sue narici si allargarono ed in contemporanea tese forte la mandibola oltraggiato dal mio appunto e potei perfino giurare di aver udito i suoi denti digrignarsi tra loro dalla rabbia che scaturii in lui. «Una cosa è certa, Victor...» ghignò deciso «...non lo scoprirai mai. Insomma, potresti essere tu il primo a lasciarci.»

Povero illuso!
Annuii divertito notando che non avesse bevuto neanche un sorso di Champagne. «Puoi bere, non l'ho avvelenato.»

«Oh, ti piacerebbe...» esclamò quasi irritato dalla mia presunzione «...anche se sono certo che ne saresti più che capace.»

Annuii, quasi con estrema fierezza.
«Lo ammetto, potrei. Ma il punto è che tu mi servi!»

Rise divertito, contagiandomi. Anche se in realtà l'atteggiamento all'apparenza amichevole che riservammo a l'un l'altro fu quasi beffardo ,falso e di convenienza, dettato da vari screzi avuti negli anni passati.

«E a che cosa ti serve uno come me? I tuoi affari all'estero non procedono bene come pensavi? Come sappiamo bene la droga dell'estero è spazzatura, ma si sa Victor, la spazzatura ti si addice. Che ne pensi?»

Non reagii, ma non negai che la sua provocazione mi mise una pulce nell'orecchio, come se lui sapesse più di quanto cercasse di mostrarmi. Che qualcuno avesse fatto la spia? Mi osservò attentamente, quasi studiandomi. Dopodiché, sorrise e sorseggiò dal suo calice un po' Champagne.

«Mhhh...» mugolò «...avevi ragione, è proprio eccellete! Hai ordinato? Fanno dell'ottimo-...»

«Non sono qui per parlare di affari o droga.» Lo interruppi andando diritto al sodo, chiedendomi se sapesse o meno qualcosa in merito ai Cavalieri. In ogni caso, però, avrei bluffato. «Sono qui per discutere con te di una faccenda molto importante.»

«Se ben ti conosco, per te nulla vale più dei tuoi affari.»

«Ti sbagli...» lo ammonii «...la mia famiglia viene prima di tutto!»

Sogghignò con cinismo, come se gli avessi appena raccontato una barzelletta di poco gusto.

«Quale famiglia? La cosa che più conta per te sei tu!» Disse secco. «Hai cacciato tua nuora, tratti tuo figlio come un cane e Luna non puoi neppure vederla perché non è sangue del tuo sangue-...ohhh, ma certo-...» una strana luce trapassò i suoi occhi rendendoglieli vispi e maliziosi «...dimenticavo che hai ancora l'altra nipote, la figlia di Jeremy, vero? Quella che tieni ben nascosta ...-» insinuò qualcosa mentre il sangue mi ribollì nelle vene udendo il nome di mio figlio «...oppure è tornata a Sacramento?»

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