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IVY

Lo ammirai al volante concentrato sulla strada fino a che mi beccò a fissarlo. Stette volentieri a quel gioco di sguardi di sfida che innescammo, mentre mi chiesi se fosse davvero possibile riuscire a trovare una persona, un corpo e un'anima capaci di entrarti dentro e di scorrerti nelle vene come veleno fin dal primo istante. Con lui stavo sperimentando l'esperienza più intima. Più viscerale e animalesca di tutte.
Quella per eccellenza.
Quella impossibile da descrivere a parole poiché non esistevano parole degne di lui. Della sua essenza, dei suoi occhi, delle sue mani su me o dei suoi baci.

Acchiappai dal portaoggetti il suo pacchetto di sigarette. Ne appoggiai una tra le labbra e la accesi ma non feci neppure in tempo ad inspirare che la sua mano me la portò via per portarla alla sua bocca. Fece un primo tiro fumandosela quasi fino a metà.

«Non voglio che fumi.» Disse secco.

Slacciai la cintura di sicurezza, mi sedetti sulle ginocchia sul sedile e mi porsi a lui togliendoli di bocca la sigaretta affine di baciarlo. Nonostante stesse guidando in tangenziale mantenendo anche la concentrazione sulla strada ormai quasi deserta, appoggiò la mano libera a coppa sulla mia nuca non facendosi alcuno scrupolo sul soffocarmi con la lingua mentre la sua sigaretta si incenerì tra le mie dita , bruciando come stavo bruciando io per lui. Sentii come la barba pizzicò la pelle del mio viso e m'incantai al sapore di lui sulla mia lingua laddove la saliva si unì alla mia in una danza sporca ed allo stesso tempo pura, come poesia. Bastò un solo bacio a farmi bagnare. Percepii il calore tra le mie gambe e la mia vagina gonfiarsi ed inturgidirsi vogliosa di lui. Scesi con la mano lungo il suo torace accarezzandogli poi l'addome per finire a sfiorargli il cazzo intrappolato nei jeans mentre lui ringhiò mordendomi la bocca.

«Fai la brava e non essere impaziente.» Sussurrò portandomi via dalle mani la sigaretta della quale restò solo il mozzicone e che gettò via. Ma che colpa avevo se la mia eccitazione stava crescendo sulla mia pelle umida fino a farmi male?
Un male così insopportabile e che in qualche modo andava placato.

«Scusa...papà.» Replicai in modo ironico ruotando gli occhi accorgendomi che ci stessimo dirigendo verso casa mia.

Mi ricomposi sedendomi nuovamente sul sedile. Forse non ero abbastanza accattivante o sexy. Decisi comunque di impegnarmi. Sfilai le mutandine e gliele gettai in faccia, nella speranza che al gesto lui mi trovasse più donna e meno bambina. L'indumento gli cadde tra le cosce e Hunter sorrise per nulla impressionato, come se stesse ridendo di me.

Fallii miseramente.
Ero risultata ridicola? Probabilmente sì, al che, oltre a sprofondare nella vergogna mi convinsi anche che fossi negata. Non gli piacevo neanche un po'? Dopotutto, sia fisicamente che nei modi ero parecchio diversa da quelle con cui lo avevo visto in compagnia e che solitamente frequentava.

Tuttavia parcheggiò ed io scesi per prima dal veicolo dirigendomi verso il portone del palazzo, udendolo giungere alle mie spalle. Mi seguì a passo lento fino all'ascensore mentre la mia schiena bruciò per via dei suoi sguardi, ma nessuno dei due fiatò fino a che le porte metalliche si spalancarono. Fu solo lì che i nostri sguardi si incontrarono tramite lo specchio posto dinanzi a noi. Prima di compiere un solo passo venni travolta da lui che mi baciò e mi fece sbattere contro la parete metallica laterale, pigiando sui tasti che ci avrebbero condotti nel mio attico. Mi premette voracemente il suo bacino contro giusto per rendermi conto di che cosa gli avevo procurato, infine, non soddisfatto, strinse la presa sul mio collo privandomi di fiato.

«Piccola stronza, mi hai fatto venire il cazzo duro...» leccò avidamente la mia bocca udendomi mugolare in modo sommesso. Docilmente e sofferente «...e dovrai rimediare a questo. Quel bel culetto che ti ritrovi diventerà così viola che piangerai ricordandomi ogni volta che ti siederai.»

HUNTERDove le storie prendono vita. Scoprilo ora