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Sacramento, California

IVY


«Ha fatto buon viaggio signorina Ivy?»

Annuii ringraziando quel grazioso uomo invecchiato parecchio dall'ultima volta che lo avevo visto.

«Signor Damian, posso abbassare il finestrino?»

Mi gettò uno sguardo tramite lo specchietto retrovisore concedendomi il permesso di farlo. «Ma certo signorina Ivy. Non deve neanche chiedermelo!»

Eppure, avevo trascorso una vita intera a chiedere il permesso. Non ero mai stata libera, non sapevo nemmeno che sapore avesse la libertà di cui i miei libri parlavano, bensì sempre spettatrice di una vita che neppure mi apparteneva. Fino a quel momento avevo sempre vissuto tramite gli occhi dei personaggi dei racconti che avevo letto.

Abbassai il finestrino venendo travolta dall'afa delle nostre terre, quelle di mio padre, le medesime che non vedevo o annusavo da anni

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Abbassai il finestrino venendo travolta dall'afa delle nostre terre, quelle di mio padre, le medesime che non vedevo o annusavo da anni. Neppure le ricordavo così da quando il nonno mi aveva mandata a studiare e a diplomarmi a Kansas City in Missouri, dove avevo ricevuto un'istruzione parentale dentro quattro mura di casa. Un palazzo, in realtà. La mia piccola prigione d'oro. Mi affacciai appoggiando il mento sulla bollente guarnizione di gomma della carrozzeria , lasciando le mie braccia a penzoloni e permettendo al vento di giocare con i miei lunghissimi capelli che svolazzarono da ogni lato all'altro. Feci un lungo respiro e gettai fuori tutto il mio malessere. Avevo trascorso anni e anni nella speranza di poter ritornare a Sacramento. Avevo anche provato ad immaginarmelo quel momento, eppure, nonostante quel fatidico giorno fosse finalmente giunto non stavo fremendo di gioia come speravo.

«Chissà perché il nonno mi rivuole qui...» bofonchiai spostando via dagli occhi i miei capelli ribelli che mi solleticarono «....lei ne sa qualcosa signor Damian?»

Scosse la testa. «No signorina, mi dispiace.»

Tesi le labbra.
Dovevo immaginarmelo.

«Ma se mi permette...» aggiunse riaccendendo nel mio sguardo un barlume di speranza «...ci è mancata tanto e sono davvero felice che lei sia ritornata!»

Gli sorrisi arrossendo. «Lo sono anche io. Posso chiederti un'altra cosa?»

Annuì. «Ma certo signorina!»

«Puoi chiamarmi solamente Ivy?»

Lo misi in difficoltà, lo notai dal modo in cui sbatté le sue palpebre o tentò di schiudere le sue labbra sottili nonostante non emise alcun suono. 
«Può farlo quando siamo soli almeno?» Aggiunsi velocemente.

«Va bene, signorina...» si corresse «...ehm, Ivy.»

Gli abbozzai un altro sorriso e tornai ad ammirare il panorama lasciandomi cullare dal calore del sole fino a che giungemmo in città nel tardo pomeriggio.

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