10

6.1K 174 19
                                    


IVY

Trascorsi tutta la mattinata con il nonno. Passeggiammo per le nostre terre assieme ai nostri cavalli e lui mi raccontò così tante cose di mio padre e della sua infanzia che restai ad ascoltare affascinata per tutto il tempo. Percepii la mancanza di papà in ogni sua parola.
Nei suoi gesti e nel luccichio del suo sguardo.

«Tu sei la cosa più importante rimasta a questa famiglia ed io conto molto su di te. Sarai tu a dover mandare avanti tutto questo un giorno.»

Questa fu la cosa che più mi rimase impressa della nostra conversazione, mentre per quanto riguardava l'eredità, lui non accennò nulla in merito. Mi porsi tante domande, come ad esempio perché non nominasse mai lo zio Weston , sua moglie o Luna. Anche loro erano la nostra famiglia, no?

Pensavo che avrei trovato dinanzi a me un uomo ostinato o incapace di ascoltarmi, ma lui si dimostrò tutt'altro. Mi chiese quali fossero le mie volontà in merito al College oppure se avrei preferito immergermi nella conduzione delle aziende e dei nostri affari nonostante l'età acerba e la mancanza di esperienza. Mi ritenni soddisfatta della nostra chiacchierata, perlomeno, non mi guardava più come una bambina.

«Nonno, io voglio solamente avere una vita normale. Tutto qui.» Mormorai sincera e col cuore in mano. «Desidero divertirmi, avere amici, uscire. Non voglio più sentirmi...strana. Ormai ho quasi diciotto anni, e da quando sono nata ho sempre obbedito. Non vorrei sentirmi costretta ad infrangere le regole o a doverti mentire per fare tutto ciò che a Luna oppure alle ragazze della mia età è concesso.» Aggiunsi. «Voglio che tu mi guardi come una ragazza responsabile e matura, non come la bambina che hai spedito a Kansas City facendo sì che la crescessero degli estranei. Ho sofferto molto la tua assenza. Quella di tutti voi, soprattutto nel periodo più difficile della mia esistenza. Mamma e papà erano appena morti ed io...» una lacrima rigò il mio volto e lui la asciugò nel palmo della sua mano «...ti ho detestato per così tanto tempo, incapace di spiegarmi il perché avessi voluto cacciarmi via di qui e convincendomi che non t'importasse nulla di me!»

Lo vidi sospirare affranto. «Di te m'importa più di qualsiasi cosa al mondo e voglio solo che tu sia felice.»

Come pretendeva che lo fossi se mi aveva privata della libertà? In compenso, quello fu un passo avanti e non potei lamentarmi. Quando rientrammo, dopo aver pranzato assieme a tutti quanti, origliai una conversazione tra lui e lo zio Weston. I due sarebbero partiti per New York nel pomeriggio e sarebbero rimasti via per qualche giorno. Così accadde poiché me lo venne a riferire in stanza poco prima che Colin li accompagnasse in aeroporto a prendere un jet privato. Il pomeriggio, stremata dalla nottata in bianco, lo sfruttai per riposare un po' impostando la sveglia alla sera poco prima di cena. Mi addormentai in un battibaleno ma non fu la sveglia a farmi sobbalzare, bensì, la suoneria del mio cellulare. Afferrai l'aggeggio frastornata notando sullo schermo un numero a me sconosciuto . Ma chi poteva essere? Non conoscevo nessuno...a meno che Maddy non avesse dato il mio numero a Finn. Che fosse lui?

"Pronto, chi parla?"

"Hai un'ora di tempo per portare il tuo culo al Karma!"

Ghiacciai riconoscendo all'istante la sua voce. Ma come diavolo aveva avuto il mio numero? certo che era imprevedibile.

"Vai al diavolo, Hunter!"

Sorrise . "Lo farò, piccola, ma solo dopo averti vista un'ultima volta."

Riattaccai in faccia a quello stronzo e mi coricai di nuovo volendo dormire un altro po' fino a che il cellulare squillò di nuovo, ma stavolta si trattò di un messaggio.

"...59 minuti! H"

Aveva fatto partire il conto alla rovescia. Mi dava sui nervi come mai nessuno prima ma il fatto che fosse così ossessionato o che facesse tutto il possibile per cercarmi, mi fece venire voglia di correre da lui. Mi alzai e mi vestii velocemente indossando dei semplici jeans a zampa, un top bianco ed un paio di scarpe da ginnastica. Raccolsi i capelli in una coda alta e riempii la mia borsetta con tutte le mie cianfrusaglie mentre pensai ad un piano per svignarmela senza coinvolgere Madison. Una volta uscita dalla mia stanza, dopo essermi assicurata che non ci fosse nessuno nei paraggi, andai alla ricerca del signor Damian cosicché mi facessi accompagnare da lui fino a Lemon Hill, dove risiedeva la nonna di Madison e Colin, con la giustificazione che sarei andata a farle compagnia in assenza della badante ed avrei atteso la mia amica lì. Per fortuna, il signor Damian non era un'impiccione e di conseguenza non chiese nulla. Mi disse solo di telefonarlo per quando sarei rientrata a casa.

HUNTERDove le storie prendono vita. Scoprilo ora