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TRISTAN

Accomodato a bermi una birra sul bancone di un chiosco adocchiai in lontananza quella ragazza, Luna Keller . Era davvero una tipetta niente male ; energica, impavida, sicura di sé. Tutti la bramavano e tutti desideravano stare in sua presenza. Si avvicinò al lato opposto del bancone assieme ad un ragazzo che però parve infastidirla. Sorseggiai la mia birra vedendola gesticolare mentre la sua espressione facciale palesemente disturbata dalla presenza di quel tizio, confermò i miei dubbi. Correrle in aiuto sarebbe stato come attaccare bottone con lei. Li scrutai cercando di non cadere nell'occhio fino a che la mora lo respinse quando lui provò ad avvicinarsi, ridacchiando come un'idiota.

«Adesso basta..» la sentii sgridarlo «...vedi di andartene, Chad!»

«Whooo, sta calma!» Ribatté lui accarezzandole il viso anche se lei si scansò non desiderando essere toccata. Saltai giù dal mio sgabello e feci il giro del bancone affine di raggiungerli. «Ci sballiamo un po' e dopo andiamo a divertirci insieme da qualche parte. Non siamo forse qui per quello?»

«Non posso Chad, sai bene che devo badare anche a mia cugina!»

Cugina? ...Avevo sentito bene? La figlia di Jeremy Keller si trovava a quella stupida festa?

«E dai, piccola!» La avvinghiò nelle sue braccia mentre Luna si dimenò così tanto da spaccare accidentalmente un bicchiere frantumandolo in mille pezzi.

«No!»

Lui restò impassibile a guardarla. «Ma che ti prende? te la fai con qualcun altro non è così?» La scosse bruscamente per il braccio facendola piagnucolare di dolore.

«Abbassa la voce e smettila di comportarti così!» Gli ordinò provando a liberarsi dalla morsa del tizio. Un fottuto figlio di papà.

«Non dirmi ciò che devo o non devo fare con la mia ragazza!»

Mi intromisi.

«Che problemi hai?»

Lui spostò i suoi occhi azzurri sulla mia immagine aggrottando la fronte. «Tu che vuoi? Da dove sbuca questo pagliaccio?» Rise rivolgendosi alla ragazza con disprezzo mentre mi accesi una sigaretta e me la fumai in santa pace. «Cos'è ? Qualche tuo nuovo amichetto, non è così?»

«Non lo conosco nemmeno!» Si giustificò lei.

«E allora che cazzo vuole?» Ringhiò prima di gettarmi un'ulteriore occhiata. «Di che t'impicci? Fatti gli affari tuoi!»

«Lasciala in pace.» Mormorai percependo uno strano formicolio nelle mani, anche se mi costrinsi in ogni modo a non sfondarlo di botte. «Ti ha detto di andartene, no? Beh, ti conviene farlo.»

«Ah, mi conviene, eh?» Sputò arrabbiandosi e prendendosela con me. «Altrimenti che fai?» Mi venne incontro a passo lento, gonfiandosi come un palloncino pronto a farsi sgonfiare per tutte le botte che si sarebbe preso se non fosse sparito entro dieci secondi .

«Chad, dai...basta!» Luna cercò di convincerlo a lasciar perdere ma lui si era impuntato a volermi dare una lezione ed io l'avrei accontentato. Solo che non sapeva che la lezione l'avrebbe presa da me. «Vattene!»

«Hai sentito la tua ragazza, no?»

«No, bello...» disse sollevandosi le maniche della sua camicia di merda «...questa cosa riguarda me e te ora, pendejo

Mi aveva appena chiamato stupido in spagnolo? Bene, pure comico.

Ressi tra le labbra la sigaretta, lo acchiappai sul retro del collo e gli sbattei con così forza la faccia sul legno del bancone che cadde a terra e non si rialzò più.

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