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HUNTER


«Buono?» Chiese con entusiasmo versandomi ancora un po' di vino nel calice, mentre lei, da brava, si bevette la sua coca cola con la cannuccia.
E la succhiava davvero bene.
Assaporai il vino osservando la forma che assunsero le sue labbra mentre avvolsero nel loro calore la plastica, scoprendo un'ennesima volta quale meraviglioso universo fosse quella piccola donna.
La mia donna.
Quella che non avevo mai messo in conto fino a che il fato aveva deciso di portarla a me.

«È ottimo.» Non era vero, ma la complimentai lo stesso vedendo quanto si fosse impegnata. Sorrise felice e contagiò anche il mio cuore. «Non sapevo sapessi cucinare. Credevo che le principesse avessero un esercito di domestiche pronte a preparare tutto per loro.»
Non era così, era una ragazza davvero semplice. Ma si sapeva, morivo dalla voglia di stuzzicarla.

«E invece ti ho fatto ricredere.» Borbottò alzandosi per venirmi vicino, al che, la feci accomodare sulle mie cosce mentre si affrettò ad allacciare il braccio destro attorno al mio collo. «E poi, cucino solo per chi voglio.»
Riprese le mie stesse esatte parole afferrando il mio calice e portandoselo alle labbra nel punto esatto dove un attimo prima si erano impresse le mie. «Posso?....O devo chiederti il permesso?» Mi guardò sfidandomi anche se capii che cosa stesse pensando.

Le sorrisi divertito vedendola bere del vino rosso con fare provocante, desiderosa di sedurmi, finché si trattenne così tanto dallo storcere il naso schifata dal gusto, che dovetti intervenire. Avvinghiai nella mano la sua faccia e la baciai facendo sì che riversasse il liquido rosso all'interno della mia cavità orale e misto al suo nettare, risultò come la cosa più dolce che avessi mai assaporato. Non oppose minima resistenza, abbandonandosi a me come un cucciolo indifeso mentre percepii la sua famelica lingua trovare la mia più e più volte, lasciandosi trasportare dal contatto delle nostre salive.
Il tempo di un attimo e si lasciò andare, ritrovandosi persa completamente tra le mie braccia . Cambiò perfino posizione delle gambe cosicché mi si sedesse a cavalcioni sopra le cosce e all'istante il mio membro fu accarezzato dal tiepido calore del suo desiderio divenendo ancora più duro. Quasi fino a rasentare la soglia del dolore per quanto i miei coglioni fossero gonfi .
Ero cinico e calcolatore.
Decidevo io chi scopare, come scopare e quando scopare. Volevo avere sempre tutto sotto controllo, eppure, con lei ciò non accadeva.
Non succedeva mai, cazzo!
Con lei mi riusciva così facile sfogarmi e dare spazio alle mie passioni più incendianti . Ogni suo tocco mi bruciava in modo crudele, ed ogni suo bacio mi riduceva in cenere.
Era la mia perdizione nella vita.
Solo lei avrebbe potuto uccidermi.

«Fammi tua.» Ansimò tra le mie labbra quelle due paroline così piene di significato e di passione insormontabile mentre le morsi le labbra facendola piagnucolare.

«Tu sei già mia.» Le ricordai ficcandole malvagiamente la lingua in gola , strizzandole quel bel culetto che avrei reso rosso per quanto l'avrei morso o schiaffeggiato.
Dopodiché, accecato dal piacere , le mossi i fianchi avanti ed indietro sopra la mia erezione ormai implacabile. «Solo mia.»

I suoi sguardi complici ed innocui , i suoi sorrisi imbarazzati e le sue tenere carezze innescarono nella mia testa un qualche tipo di meccanismo che mi fece uscire fuori da ogni orbita e controllo. La volevo possedere in ogni forma fosse possibile possedere tale creatura e la desideravo da morire, a ogni singolo respiro che riempiva i miei polmoni, ma lei non lo sapeva.
Non poteva neppure immaginare.
Niente al mondo mi appagava più di lei.
Della sua bocca sporca, capace di pronunciare in modo così grezzo e violento quanto desiderasse la scopassi, per poi l'attimo dopo sussurrarmi le parole più dolci del mondo.
Un mondo in cui mi sentii re.
La sua mano sinistra scivolò in basso facendosi spazio tra i nostri corpi affine di raggiungere il bottone dei miei jeans, che slacciò prima di abbassarmi la cerniera.
La lasciai fare ammaliato.
Così piccola e così impavida.
Ares aveva ragione, la stavo crescendo bene ed il fatto che fosse solo mia e di nessun altro mi eccitò da morire.

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