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IVY

«Come facevi a sapere il mio nome?»

«Io so tutto.» Esclamò convinto. «Dove ti porto?» Chiese accendendosi una sigaretta una volta fuori dall'edificio mentre ci dirigemmo verso il suo veicolo. Una porsche nera .

«Non è necessario.» Esclamai esitando a seguirlo fino a che si voltò a guardarmi, espirando del fumo dalle sue narici. «Posso andare da sola.»

«Da sola e a quest'ora?» Sollevò un sopracciglio quasi rifiutandosi a quell'idea. «Non se ne parla.»

«Posso chiamare un taxi.» Mormorai facendolo ridere, al che, di conseguenza, mi imbronciai. Non mi prendeva sul serio? In effetti non avendo telefono e soldi con me non avrei potuto né chiamare un taxi e neppure pagarlo. Pensai velocemente a qualcosa anche se in realtà nulla di sensato mi venne in mente. Telefonò un taxi e gli indicò l'indirizzo di casa sua e nell'attesa restammo a chiacchierare un po'.

«Grazie.»

«Ma guarda...» sogghignò «...e pensare che fossi certo che tu non sapessi usare le buone maniere.» Scosse la testa divertito. «Perché non vuoi che sia io ad accompagnarti? Hai visto che sono innocuo, no? Ti ho salvato per ben due volte, hai dormito russando nel mio letto-....»

«Io non russo!» Lo interruppi arrossendo.

«...-e ciononostante non sei ancora morta. Hai paura che scopra dove vivi?» Chiese fissandomi e fumandosi quella sigaretta come se avesse deciso di fare quel gesto per il resto della sua vita mentre tremai infreddolita. «O che tuo padre possa arrabbiarsi poiché la sua bambina gira tutta sola in città?»

Deglutii. «Io non sono una bambina.»

Trattenne a stento un sorriso, divertito dalla mia affermazione. «Certo...certo...» disse studiandomi attentamente mentre abbassai imbarazzata l'orlo della minigonna, visibilmente a disagio dai sui sguardi sfacciati «...l'ho notato.»

«E poi...» incalzai «...mio padre è morto molto tempo fa.»

Ritornò improvvisamente serio facendo una breve pausa tutto accigliato. Aprì il suo veicolo, afferrò un giubbotto di pelle nera dai sedili posteriori e si avvicinò per poi gettarmelo premurosamente sulle spalle mentre venni inondata dal suo profumo fino a restarne folgorata.

«Grazie.» Arrossai percependo un'indescrivibile batticuore mai provato prima.

«Com'è morto?» Chiese con ancora la sigaretta stretta tra le sue labbra sistemandomi i lembi dell'indumento per bene affinché non provassi freddo, mentre le sue mani sfiorarono svariate volte le mie quando provai ad aiutarlo.

«Incidente stradale.»

Annuì lentamente gettando al suolo la sigaretta dopo un ultimo tiro. «Anche il mio è morto qualche anno fa.»

Inizialmente esitai nel domandargli le circostanze in cui fosse venuto a mancare convinta che un tipo schivo come lui avrebbe troncato lì il discorso, ma fu più forte di me e mi feci avanti. «Posso chiederti come?»

In silenzio mordicchiò nervosamente il suo labbro inferiore dove puntai gli occhi letteralmente ammaliata dalla sensualità del gesto, ma un attimo prima che aprisse bocca un paio di fari illuminarono il suo volto, segno che fosse giunto il taxi. Accidenti, proprio sul più bello...

«È arrivato il tuo taxi.» Mi sorrise facendomi venire un groppo in gola, come se dopo quella sera non l'avrei mai più rivisto. «Vieni.» Ordinò con un cenno di capo, al che, lo seguii dirigendomi verso il veicolo giallo laddove si preoccupò di aprirmi lo sportello in attesa che salissi.
Temporeggiai.
Avevo così tante domande da porgli e tante cose da dirgli, ma una cosa spiccò su tutte. «Che c'è?» Sorrise mostrandomi di nuovo quei denti perfetti ed un paio di fossette che non avevo ancora notato. «Hai cambiato idea? Preferisci che ti accompagni io?»

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