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HUNTER


«Probabilmente Victor avrà sentito la telefonata tra Luna e Tristan.» Mormorai sospirando sonoramente prima di fare un'inversione, cosicché potessimo ritornare a casa.
Lei non fiatò, era totalmente assente.
«Che cos'hai?» Le domandai una volta salita in macchina. Parve quasi che le affermazioni del vecchio l'avessero travolta in maniera così violenta, a tal punto da scioccarla. Il suo viso era completamente bianco, e non piangeva più . Cercava soltanto di capire quello che le stava accadendo attorno. «Ivy, rispondimi!»

Solo allora ritornò in sé e decise di guardarmi. Attesi trepidante ed afflitto, reduce della brutta sensazione che mi serrò la bocca dello stomaco. Lei non fiatò e tutto il tragitto verso casa lo passammo in silenzio, dove cercai svariate volte il contatto visivo seppur con insuccesso.
Non appena parcheggiai la macchina all'interno del giardino, sul fronte della villa, la ragazza scese e fuggì via di corsa mentre afferrai la sua valigia dal bagagliaio, imbattendomi in Ares che sbucò subito fuori dalla porta.

«Ero certo che avresti fatto la scelta giusta...» mi sorrise, probabilmente felice di riaverla tra i piedi «...mi chiedo solo perché tu l'abbia fatto. Non fraintendermi, sono contento che lei sia qui...» camminò affiancandomi fino a che non chiuse la porta d'entrata alle nostre spalle «...ma cos'è che ti ha fatto cambiare idea?»

«Helen?»

«Sta riposando in camera sua.»

Annuii ripensando alla sua domanda. «Non me la sono sentita...» ammisi «...il piano iniziale era quello di farle incontrare la cugina. Tristan aveva programmato tutto alla perfezione, ma c'è stato un piccolo imprevisto.»

Aggrottò la fronte. «Ovvero?»

«Victor.» Strinsi i denti digrignandoli rumorosamente tra di loro, raccontandogli del piano ideato assieme a Tristan.

«Ma sei impazzito? Eri da solo, no? Quell'uomo avrebbe potuto farti del male!» Mi rimproverò, seppur con tono preoccupato.

«Non l'avrebbe fatto!»

«Lo dici tu.» Mi ammonì duramente. «Comunque sia, hai fatto bene a riportarla qui, almeno sei più tranquillo .»

Sbuffai ripensando a quella scena ripetuta così vividamente nella mia testa, chiedendomi che diavolo le aveva detto per ridurla in quello stato. «Quando quel verme è sceso dalla macchina non ci ho visto più dalla rabbia, credimi! Ho desiderato così fortemente ammazzarlo a mani nude..» sbottai a bassa voce, sentendomi esplodere le vene sulle tempie «...ma sono riuscito a controllarmi poiché c'erano le ragazze, altrimenti a quest'ora l'avevo ridotto in brandelli. Neppure lui parve avere cattive intenzioni, eppure, alla sua vista, dentro me ho sentito la necessità di tenerla qui ancora per un po'. E come hai ben detto, sapere di averla qui mi fa stare tranquillo.»

«Solo questo?» Insinuò senza giri di parole, anche se captai in aria a cosa fece riferimento.

«Solo questo...» ghignai «...che altri motivi dovrei avere?»

Fece spallucce facendo il furbo con me. «No, infatti. Non ne hai...»

Gli rivolsi un'occhiataccia prima di salire le scale con la valigia della ragazza retta nella mano. Mi fermai dinanzi camera sua e bussai lentamente con le nocche, anche se fui certo non avrebbe risposto. Così, entrai trovandola in piedi dinanzi alla portafinestra che dava sul giardino. Era solo pomeriggio ma il cielo che sovrastava Sacramento era cupo e triste.
Mai quanto lei, però.
Mi addentrai camminando lentamente alle sue spalle e nonostante i miei passi echeggiarono forte nella stanza, non si mosse. Era totalmente divorata dai suoi pensieri e considerando la sua postura, o l'espressione del suo viso quando mi avvicinai maggiormente, non parvero affatto felici.

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