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HUNTER


Mi sentii tradito e frustrato.
Perso, solo, inutile, indebolito .
Sotto shock.
Nel mio cervello non arrivò più ossigeno, tutto il sangue affluiva alle gambe.
I muscoli si tesero.
Mi lasciai cadere sull'asfalto a peso morto e con gli occhi rivolti al cielo boccheggiai schiudendo le labbra per respirare, inutilmente. Avevo il corpo intorpidito, svuotato delle mie viscere. Mi sentii andare tremendamente a fuoco ed in totale crisi. Tremai, piansi.
Piansi tanto, peggio di un bambino.
Le lacrime giunsero alle mie orecchie e si riversarono sull'asfalto bollente e sottostante mentre Ares mi chiamò strattonandomi. La sua voce giunse a me come un ronzio ovattato ed il suo viso incominciò a distorcersi.

«Dannazione!» Lo vidi acchiappare un fazzoletto dalla tasca della sua giacca quando mi uscì del sangue dalle narici riempiendomi la bocca col sapore ferreo . E neppure quello mi diede la scossa per reagire.

Avevo perso il controllo di tutto ; delle mani, della testa, della vita...come se la mia anima avesse abbandonato la mia carcassa e stesse assistendo a quello spettacolo atroce dettato dalla mia agonia. Ero paralizzato, incapace di reagire. Avevo perso la sfida o tutta la battaglia ancor prima che incominciasse.
Avrei perso lei.
Un lancinante malessere mi scavava a fondo incessantemente e senza pietà, logorandomi fin dentro le ossa mentre il cuore parve smettere di battere del tutto.
Niente palpitazioni.
Forse si era frantumato, spaccandosi in due o addirittura in mille schegge. Mi ricordai di aver posato la mia mano al centro del petto percependo un dolore ingestibile ed incessante trafiggermi così voracemente che m'imposi una condanna atroce che non mi avrebbe dato scampo.
Io desiderai morire.
Con tutto me stesso, e basta.
La mia vista si annebbiò notando il cielo incupirsi, e non potei far altro che lasciarmi andare.

***

Schiusi gli occhi.
Sopra di me non c'era più il cielo, bensì, quello che parve il soffitto della mia stanza. Me l'ero immaginato? Era stato tutto un incubo? Oppure Ares mi aveva riportato a casa?
Gli abiti che avevo addosso, sommati al sangue intrappolato sul tessuto della camicia mi confermarono l'ultima opzione. Tesi la mascella forte, serrai gli occhi ed emisi un grido a bocca chiusa che fuoriuscì dalla mia gola sotto forma di lamento.

Quella lì era la nipote di Victor.
Già, quella, poiché pronunciarle perfino il nome suscitò in me ribrezzo. Tanto assurdo quanto inaccettabile poter pensare di aver unito la mia carne assieme alla sua. Di aver legato i nostri cuori e le nostre anime. Scattò in me qualcosa, un meccanismo di autodistruzione. Di smisurato e gratuito odio verso me stesso per essermi fatto beffare così da una stupida ragazzina. Mi ero confidato e le avevo raccontato tutto.
Tutti i miei piani e ogni mia mossa.
E lei sicuramente aveva messo al corrente pure Victor, usandomi e facendomi credere di amarmi. Avrebbe pagato per quello.
L'avrebbe pagata cara, poteva contarci.

«Hunter?» Udii la voce di Ares giungere alla mia sinistra, dove infilò la testa tramite la porta schiusa. «Cazzo, fratello...» esclamò mentre lessi dello spavento nel suo sguardo «...mi hai fatto prendere un colpo. Ho temuto il peggio!» Tirò un sospiro di sollievo avvicinandosi lentamente al letto mentre mi sedetti ed appoggiai i piedi a terra. «No, no, no...» mi fermò quando barcollai con la testa in fiamme «...il medico ha detto che devi riposare.»

«Il medico?»
Annuì.
«Per quanto tempo sono rimasto qui? Che ore sono?» Mi dimenai affine di cercare il mio cellulare mentre lui mi avvisò che fosse pomeriggio.

«Ti è passata un po' la questione di Ivy? Immagino sia stato un duro colpo per te.» Incalzò. «Non ti avevo mai visto così neppure quando è morto tuo padre.»

Respirai sonoramente e con le palpitazioni a mille ripensando a lei. Alla sua stupida faccia! D'istinto, ogni mia emozione si spense. Tornai lucido e recuperai il controllo di testa e corpo.

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