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IVY


«Buongiorno.» Mi stiracchiai raggiungendolo dietro il banco della cucina dov'era intento a preparare la colazione. Non perse tempo e mi abbracciò subito nascondendo la sua faccia contro il mio collo restando lì stretti nel calore di l'un l'altra per molto tempo, in silenzio e pronti a farci le coccole fino a che gli chiesi che mi avesse preparato di buono.

«Hai fame?»

«Tantissima!»

Mi sollevò facendomi sedere sull'isola della cucina e dopo aver stampato mille baci sulla mia mano fasciata dal tutore, acchiappò il pentolino e riempì un piatto fondo con del porridge. Ci aggiunse fette di banane, qualche mirtillo ed un cucchiaino di burro di arachidi facendomi venire l'acquolina in bocca.

«Tu non mangi?» Afferrai la posata con la mano sinistra, facendo non poca difficoltà mentre lui mi appoggiò accanto alla coscia un bel bicchiere di premuta d'arancia.

«No, devo scappare.»

«In Messico? Quando dici così finisci sempre in Messico. » Scherzai osservandolo attentamente, anche se Hunter per me era ancora un libro chiuso. Non traspirava alcuna reazione e di conseguenza non capivo mai che cosa gli passasse per la testa. Sorrise e pizzicò le mie labbra teneramente con le dita prima di posarci la sua bocca in modo soave e delicato.

«Sei spiritosa.»

«Ho imparato dal migliore.»

Sorrise portandomi via il cucchiaio di mano, cosicché potesse aiutarmi a mangiare mentre legai le gambe dietro le sue cosce come a volerlo trascinare maggiormente a me.

«Ho delle faccende da sbrigare con Ares. Mi ha chiamato stamane e dice che si tratta di una questione importante.» Soffiò sopra il cibo per raffreddarlo e poi mi imboccò con estrema premura, come se fossi una bambina piccola. «Tu invece? Come organizzerai la giornata?»

Perciò, non l'avrei più rivisto nell'arco di tutte quelle ore. Masticai lentamente il porridge vedendolo addentare un mirtillo. «Credo che andrò a trovare la mia famiglia. È già qualche giorno che non li vedo e dato che anche tu avrai da fare, penso che andrò da loro.»

Annuì, come se l'idea gli piacque mescolando la frutta con il porridge ed il burro di arachidi. «Brava, la famiglia è importante.»

«Anche tu lo sei.» I suoi occhi si sollevarono dal piatto affine di incrociare i miei fino a che anche le sue mani smisero di muoversi. «Dopotutto, sei una parte della mia vita.»

«Lo sono?» Ghignò compiaciuto, quasi lusingato, posando il piatto sul marmo lì accanto a me.

«Lo sei...» mormorai convinta lasciandogli una lieve carezza sulla guancia «...ora come ora occupi tu la parte più importante di essa. Sia nella mia vita che nel mio cuore.» Sapevo bene che non era un tipo dolce, e quelle smancerie non le sopportava, ma volli comunque dirglielo. Solo così sarebbe riuscito ad ammorbidirsi un po' e ad aprire finalmente il suo cuore senza il costante timore di essere ferito. «So che queste cose non ti piacciono e che tu pensi di non meritare amore, o che sei incapace di donarlo, ma io sono qui, proprio davanti a te. Un esempio in carne ed ossa...» aggiunsi guardando con quanta tenerezza stesse baciando il palmo della mia mano, con gli occhi fissi nei miei «...e non smetterò mai di ripetertelo.»

«Lo so.» Sussurrò dandomi un bacio a stampo. «E sei l'esempio in carne ed ossa più bello che io abbia mai visto.» Mordicchiò la punta del mio naso facendomi sorridere di gusto per come venne inondato di farfalle impazzite il mio stomaco. «Forza, devi finire tutto.» Mi passò la spremuta e restò a guardarmi incantato fino a che non la terminai.


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