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HUNTER



«Basta, non dargli più da bere.» Ordinò Ares al barman, il quale, non badò molto alle sue parole soprattutto quando lo incitai a versare. «Hunter, sei ubriaco marcio!» Sputò vedendomi bere come se avessi deciso di fare quello per il resto della mia vita.

«Sto perdendo la testa!» Sorrisi barcollante. «Che cazzo di problemi hai? Eh?»

«Siamo qui da ore e non hai fatto null'altro che quello. Se continui così, ti sentirai male!»

«Male?» Ironizzai afferrando la bottiglia affine di riempire anche il suo di bicchiere. «Peggio di così sarebbe impossibile.» Scontrai i nostri bicchieri tra loro fissandolo negli occhi giocosamente ed in vena di fare baldoria, ma lui mi rivolse uno sguardo severo che però mi fece incazzare. Sospirai mordendomi la lingua per il nervosismo. «Che hai da guardare? Sei stato tu a trascinarmi qui, Ares, perciò vedi di non rompermi il cazzo!»

«Ti ho portato qui per farti liberare la mente, non per sgolarti due bottiglie di Whiskey! Io sono qui per ascoltarti. Per capirti, Hunter, e per non farti fare qualche cazzata!» Disse afflitto mentre per via della rabbia che mi assalì da cima a fondo, riuscii a frantumare il bicchiere nella mano come fosse carta. Non pochi si voltarono e tutti come lui mi fissarono esterrefatti.

«Io non ho bisogno del tuo aiuto!» Gli gridai in faccia percependo la giugulare gonfiarsi, pronta ad esplodere. «Non ho bisogno dell'aiuto di nessuno!» Ringhiai imbestialito rovesciando e spaccando tutto ciò che capitò sul bancone, creando non poco scompiglio tra i clienti poiché i frammenti di vetro caddero ai loro piedi.
Ma poco m'importò.

Mi guardarono tutti come se fossi un poveraccio, o peggio ancora, un matto.
Un uomo patetico e frustrato.
E forse lo ero.
Ero fuori controllo.
Niente parve più avere senso ed ebbi perfino la percezione che non reggessi più nelle mani le redini della mia vita.

«Che cazzo avete da guardare tutti?» Me la presi con alcuni ragazzi aggredendoli e spingendoli malvagiamente. A uno riuscii perfino a spaccargli la mandibola per quanto forte lo colpii con un gancio destro, facendo sobbalzare i presenti.

«Hunter, calmati!» Ares mi afferrò da dietro, cercando di bloccarmi.

«Fuori!» Urlai con tutto il fiato in gola da riuscire perfino a fermare l'assordante musica. «Fuori o vi ammazzo uno ad uno!» Ringhiai inferocito, minacciandoli, fino a che svuotarono velocemente la sala terrorizzati ed in preda al panico. Le braccia di mio fratello si sollevarono e si abbassarono velocemente, seguendo i movimenti del mio torace, finché stanco perfino di lui, lo scansai via con furia. «Dammi le chiavi della macchina!»

«Che cosa?» Aggrottò la fronte ed infine fece no con la testa, probabilmente capendo le mie intenzioni. Mi avvicinai rabbioso pronto a spaccargli la faccia, scagliando su di lui la mia ira. «Dammi quelle cazzo di chiavi! Non lo ripeterò un'altra volta, Ares!» Non si mosse, costringendomi ad afferrarlo per il collo. Strinsi così tanto la sua gola nella morsa che se lo avessi ammazzato in quell'istante non avrei avuto alcun rimorso. «Dammele!»

«A patto che ovunque tu decida di andare...» proferì con voce smorzata estraendo la chiave del veicolo dalla sua tasca «...io verrò con te!»

Gli portai via di mano la chiave e mi diressi verso l'uscita del Karma dove la poca folla rimasta si sparpagliò suddividendosi in due file, affine di farmi passare indisturbato. Salii nel veicolo e lo accesi, vedendo lui seguirmi a ruota libera, ma poco prima che aprisse la portiera attivai la chiusura automatica accendendomi poi una sigaretta in santa pace.

«Hunter ma che cazzo fai?» Colpì il finestrino. «Apri e non fare l'idiota!»

Gli rivolsi un'occhiata di sbieco ignorando i feroci colpi del palmo della sua mano sulla carrozzeria, ed infine, sfrecciai via lasciandolo lì.
Dovevo sapere, meritavo di sapere la verità. Dovevo andare da lei e dovevo guardarla negli occhi per riuscire a capire che cosa l'avesse spinta ad abbandonarmi come se non le importasse più niente di me, altrimenti, non avrei mai trovato pace.

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